Amazon sconfigge il sindacato in Alabama
Il referendum nello stabilimento di Amazon in Alabama per sindacalizzarsi, la questione della Corte Suprema e la tassazione minima.
Amazon e la sindacalizzazione: il referendum in Alabama
Non sarà il magazzino di Bessemer, in Alabama, il primo stabilimento Amazon in cui sarà presente un sindacato. In un referendum promosso a riguardo, i lavoratori hanno votato infatti contro la proposta di sindacalizzazione, nonostante la campagna elettorale cui hanno partecipato diversi esponenti democratici.
Partiamo dal principio e gettiamo prima uno sguardo sulla situazione attuale del mondo sindacale negli Stati Uniti. Dopo i successi avuti a partire dagli anni Trenta sotto l’amministrazione Roosevelt (che aveva come Segretario al Lavoro una delle paladine dei diritti dei lavoratori, Frances Perkins) e durati almeno fino alla metà dello scorso secolo, è iniziato un lento declino.
La densità di popolazione iscritta ad un sindacato è lentamente calata nel corso del tempo, anche in virtù dei numerosi attacchi e dell’aperta ostilità repubblicana, cominciata nell'immediato secondo dopoguerra con il Taft-Harley Act e culminata durante l'era Reagan.
Con John Sweeney (presidente scomparso poche settimane fa) e con Richard Trumka (attualmente in carica a capo dell'AFL-CIO, più importante organizzazione nel mondo delle labor unions), si è avuto un tentativo di fermare il declino, soprattutto con il coinvolgimento delle donne e delle minoranze (prima marginalizzate dalla classe dirigente formatasi soprattutto fra operai bianchi), con risultati in alcuni casi incoraggianti ma comunque insufficienti per far tornare il movimento ai fasti del passato.
Nonostante il declino, però, ancora oggi nelle zone e nei settori dove vige la contrattazione collettiva con una forte presenza dei sindacati, i lavoratori riescono ad ottenere stipendi più alti e condizioni migliori.
Joe Biden (che nell'AFL-CIO ha avuto un importante alleato nella campagna elettorale) ha mostrato particolare attenzione al settore, ed infatti ha scelto di nominare l’ex sindaco di Boston Marty Walsh, molto apprezzato nel mondo sindacale, come Segretario al Lavoro. Apportare cambiamenti in questa direzione, comunque, non sarà facile, visto che qualsiasi legge dovrà scontrarsi con l’acceso ostruzionismo repubblicano al Senato.
Chiudiamo comunque il focus generale e torniamo a Bessemer ed al referendum. Jeff Bezos ed il colosso Amazon si sono sempre fermamente opposti ad ogni sforzo di sindacalizzazione, ed infatti al momento non risulta iscritto nessun dipendente della multinazionale. La battaglia è iniziata in una zona (ed un magazzino) popolati principalmente da afroamericani, il una piccola zona di territorio dove sono presenti alcune labor union abbastanza forti, soprattutto per quanto riguarda l’industria del pollame.
Amazon, dal canto suo, si è battuto contro questa possibilità. Durante la campagna elettorale per il referendum ha messo in atto una politica particolarmente aggressiva, obbligando i lavoratori a partecipare agli eventi a favore del no e lasciando messaggi, anche leggermente distorti, per persuadere i suoi dipendenti.
Il risultato è stato schiacciante, con un’ampia maggioranza a favore del “no” alla formazione del sindacato, anche se il RWDSU, che si è mobilitata per il voto, ha già annunciato il suo ricorso a causa degli atteggiamenti intimidatori utilizzati da Amazon nel corso degli ultimi mesi.
Biden e la Corte Suprema
Torna al centro del dibattito politico la discussione intorno alla Corte Suprema, dopo che il presidente Joe Biden ha approvato un ordine esecutivo volto a costituire una commissione bipartisan che studierà le possibili conseguenze di un allargamento della SCOTUS.
Prima di addentrarci nella vicenda, una breve spiegazione sul funzionamento della Corte Suprema. Quest’ultima è composta da nove giudici nominati dal presidente ma confermati dal Senato, che restano in carica a vita. Poco prima della fine del mandato di Donald Trump la morte di Ruth Bader Ginsburg, esponente di area liberal, ha permesso al Tycoon di nominare al suo posto Amy Coney Barrett, rafforzando la maggioranza conservatrice.
La Corte Suprema, massimo organo giudiziario, riveste un ruolo importantissimo nella vita politica americana. Molte delle sue decisioni, infatti, hanno avuto un peso enorme sulle esistenze dei singoli cittadini: durante l’Ottocento, infatti, fu la stessa SCOTUS a cercare compromessi per non stroncare totalmente la schiavitù negli stati meridionali.
Oppure, per citare un altro esempio, sotto la guida del progressista Earl Warren, quest’ultima ha agito per promuovere battaglie a favore dei diritti civili, in un paese (erano gli anni Sessanta) profondamente fratturato per quanto riguardava l’integrazione razziale. Uno dei provvedimenti più famosi è il Roe vs. Wade, storica sentenza che regolava e permetteva il diritto d’aborto, in un periodo storico in cui questo era riconosciuto su richiesta della donna solo in quattro stati.
Torniamo al tema del possibile allargamento. Negli ultimi mesi è aumentata la pressione da parte di gruppi di attivisti sul presidente Biden, proponendo questa soluzione come strumento per controbilanciare la grande maggioranza repubblicana.
In ogni caso, non sono ancora del tutto chiari quali saranno gli obiettivi di questa commissione. Questa sarà guidata da Bob Bauer e composta da 36 membri, e studierà la storia della Corte, ma non dovrebbe emettere alcuna raccomandazione specifica.
La scelta di questo strumento è volta proprio per strappare il tema dal dibattito di una politica sempre più divisa: l'obiettivo dovrebbe essere quello di capire come far funzionare al meglio l'istituzione.


Yellen propone una tassa minima globale sulle imprese
Le dichiarazioni del segretario al Tesoro Janet Yellen, rilasciate nella giornata di lunedì, hanno fatto rapidamente il giro del mondo. Nelle sue parole, infatti, ha lanciato la causa di una tassa minima globale, con l’obiettivo di aumentare le imposte nel paese ed evitare delocalizzazioni delle imprese all’estero.
Yellen ha chiesto un coordinamento globale su un'aliquota fiscale internazionale, da applicare alle multinazionali, con l’obiettivo di prevenire la corsa al ribasso attualmente in corso.
Una proposta che si inserisce all’interno degli sforzi del presidente Biden sulla tassazione. L’inquilino della Casa Bianca ha infatti intenzione di portare avanti un enorme piano di rinnovamento delle infrastrutture, che per non gravare completamente sul deficit pubblico vorrebbe aumentare le aliquote sulle grandi corporation.
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