Biden e la crisi migratoria
La crisi al confine meridionale, lo scontro a distanza con Putin, il filibuster e le altre notizie della settimana.
Biden sotto attacco: per il presidente problema migranti
L’inizio della presidenza di Joe Biden è stato senz’altro positivo: l’approvazione del popolare pacchetto di stimolo e l’ottima campagna vaccinale hanno accresciuto la popolarità dell’inquilino della Casa Bianca. In questo momento, però, l’ex senatore del Delaware si trova a fronteggiare la sua prima vera difficoltà, relativa alla situazione migratoria ai confini con il Messico.
Partiamo dal principio nel descrivere la situazione: nelle ultime settimane si è avuto un nuovo massiccio aumento di persone ai confini, comprendenti molti minorenni spesso non accompagnati. Inevitabilmente si è scatenato il dibattito politico, con Biden che si vede pressato sia da destra che dal fronte progressista del suo partito.
È bene chiarire, inoltre, che la maggior parte delle persone in arrivo provengono da paesi in precarie condizioni economiche, fuggono da persecuzioni ed hanno spesso familiari già presenti negli Stati Uniti, come racconta la CNN. A spingerli ha contribuito anche quello che è avvertito come un cambiamento di politiche sul tema da parte di Joe Biden, soprattutto su questioni come “Muslim Ban” e muro ai confini.
La situazione, però, sta pian piano diventando drammatica perché migliaia di bambini al momento si trovano soli nei centri situati sul suolo americano, in condizioni estremamente precarie. La legge federale prevede che i minori non accompagnati siano presi in carico entro 72 ore, ma l’emergenza sta mandando in affanno l’intero sistema d’accoglienza.
Come sta provando a rispondere l’amministrazione? Joe Biden ha subito chiarito che la sua linea è diversa da quella di Donald Trump: il presidente ha affermato che nessun bambino è stato separato dalla sua famiglia o messo in cella, ma tutti stanno ricevendo accoglienza. Nei toni, però, parte del suo discorso è stato per certi aspetti molto simile a quello del suo predecessore, con un invito a non venire negli Stati Uniti.
Il mantra di queste ore ripetuto dalla Casa Bianca è infatti “il confine non è aperto”. Il Segretario della Sicurezza Interna Alejandro Mayorkas ha parlato delle misure che gli Stati Uniti dovrebbero attuare per fronteggiare la situazione, focalizzandosi soprattutto sulla necessità di fornire aiuti a chi fugge dalle proprie terre il più possibile vicino a casa.
Nel frattempo il presidente Biden ha promesso l’invio di 4 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca a Messico e Canada: ufficialmente non c’è correlazione ufficiale con la situazione migranti, ma sono in molti a suggerire che questo potrebbe essere uno strumento per pressare il paese ad agire maggiormente per aiutare i migranti direttamente sul proprio territorio.
La situazione per il presidente è alquanto delicata, dato che si tratta di un tema alquanto divisivo. Per parlare del tema bisogna distinguere due aspetti: quello riguardante i Dreamers (arrivati in America da bambini, figli di genitori clandestini) e quello riguardante gli immigrati che arrivano oggi ai confini.
Riguardo ai primi la Camera dei Rappresentanti ha approvato una misura che agevolerebbe l’ottenimento della cittadinanza, ed un recente sondaggio mostra come oltre l’80% dei cittadini sarebbe favorevole ad un’azione in tal senso. Molto più divisivo, invece, il tema migratorio in generale, che potrebbe rappresentare un vero tallone d’Achille per Biden.
Fra Putin e la Cina: i temi di politica estera
La notizia americana maggiormente rimbalzata sui media italiani durante l’ultima settimana è senza dubbio quella relativa alle dichiarazioni di Joe Biden nei confronti di Vladimir Putin. La vicenda è cominciata ad inizio settimana, quando l’intelligence ha pubblicato un rapporto in cui si parlava delle tentate interferenze da parte di Vladimir Putin nelle elezioni del 2020.
Durante l’intervista rilasciata ai microfoni di ABC, il presidente ha prima affermato che Putin pagherà per questo, rispondendo poi in maniera affermativa alla domanda del giornalista George Stephanopoulos, che gli ha chiesto se lo considerasse un assassino. Una dichiarazione che non è stata ritrattata dalla Casa Bianca, che ha confermato le parole del suo inquilino.
Inevitabilmente, è arrivata in fretta la risposta di Vladimir Putin, che ha richiamato il suo ambasciatore per consultazioni dopo la vicenda. Una situazione che ha messo in mostra la fragilità delle relazioni internazionali fra i due paesi, ma appare realisticamente difficile pensare ad una possibile escalation della tensione fra i due paesi nel breve periodo.
Sempre per quanto riguarda i temi della politica estera, in questi giorni si sta tenendo ad Anchorage, in Alaska, il primo faccia a faccia fra Stati Uniti e Cina dall’insediamento di Joe Biden quale nuovo presidente. Un vertice che si inserisce nelle relazioni già abbastanza tese fra i due paesi, considerando anche che il colosso asiatico è percepito come una delle peggiori minacce dalla popolazione americana.
Il clima è stato fin dall’inizio parecchio teso, con le due potenze che non hanno mancato di lanciarsi accuse vicendevoli su vari temi. Nonostante questo, però, entrambe le parti in causa hanno provato a smorzare i toni, con gli esponenti americani che hanno sottolineato i temi comuni e la controparte cinese che ha evidenziato la necessità di accrescere il dialogo.
Si accende il dibattito sull’abolizione del filibuster
Ne abbiamo già parlato di recente: il tema relativo al filibuster (che permette all’opposizione in Senato di fare ostruzionismo ad oltranza e di fatto impedire l’approvazione delle leggi, ad esclusione di quelle di bilancio, senza 60 voti favorevoli) sta accendendo il dibattito politico americano.
Questo perché i democratici hanno un ambizioso programma elettorale, ma le speranze di trovare accordi bipartisan (servono almeno dieci senatori repubblicani) su molti punti è quasi impossibile. Di fatto, l’azione legislativa potrebbe restare bloccata, e soprattutto l’ala progressista del partito rischia di non avere alcuna speranza di veder passare i suoi provvedimenti di bandiera.
La soluzione sarebbe quella della sua eliminazione (basterebbe un voto a maggioranza semplice), ma questa nasconde diversi problemi: anzitutto due senatori democratici, Joe Manchin e Kyrsten Sinema, hanno già espresso la loro contrarietà (anche se soprattutto il primo ha aperto a riforme parziali). Inoltre, latente nelle fila del partito, c’è il timore relativo a quelle che potrebbero essere le politiche repubblicane se il GOP dovesse conquistare la maggioranza.
In settimana sono arrivate numerose voci autorevoli sul tema: contro il filibuster ha parlato il numero due democratico al Senato Dick Durbin, senatore dell’Illinois, e del tema si è occupato anche Joe Biden. Il presidente durante la campagna elettorale si era dichiarato contrario alla sua abolizione, ma ha affermato la necessità di una riforma.
La sua proposta è quella di tornare al vecchio funzionamento del filibuster: prima, infatti, bisognava effettivamente restare in aula a parlare per ore se si voleva bloccare un provvedimento, mentre adesso è necessaria la sola minaccia del suo utilizzo.
Le altre notizie
Torna a far discutere il tema relativo al razzismo nei confronti della comunità asiatica: lo scorso 16 marzo c’è stata infatti una strage in un centro massaggi, che ha portato alla morte di otto persone. Le vittime erano quasi tutte donne e sei di queste erano di origine asiatica.
Dopo la strage, il presidente Joe Biden e la sua vice Kamala Harris si sono recati nella città della Georgia denunciando il clima di odio e razzismo
Si complica la situazione del governatore dello stato di New York Andrew Cuomo (ne abbiamo parlato nel dettaglio la scorsa settimana). Questa volta ad accusare di comportamenti inappropriati è una sua attuale collaboratrice.
In un’intervista rilasciata ad ABC, il presidente Joe Biden ha parlato del suo proposito di aumentare le tasse per chi guadagna più di 400.000 dollari l’anno: l’obiettivo è quello di ridurre le disuguaglianze
Il prossimo amministratore della Nasa sarà con ogni probabilità senatore democratico Bill Nelson. Per lui un passato da astronauta e forti legami con l’agenzia spaziale.
La Camera dei Rappresentanti ha approvato la ri-autorizzazione del Violence Against Women Act, proposta da Joe Biden nel 1994 e bloccata al Senato dai repubblicani nel 2019. Difficile prevedere se ci saranno però i voti per vincere il filibuster.
Alcune lobby a favore di leggi restrittive sulle armi stanno cercando di forzare la loro attività sul Senato, chiamato ad esprimersi su misure già passate alla Camera.
In un sondaggio, la maggioranza dei cittadini dell’Iowa ha affermato che Chuck Grassley (al Senato dal 1980) non dovrebbe cercare un nuovo mandato, al termine del quale avrebbe 95 anni.
Per questa settimana è tutto. Grazie di averci letto.
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