Biden ha evitato un rischioso sciopero ferroviario
Un accordo voluto da Biden evita uno sciopero che avrebbe avuto pesanti conseguenze economiche
Nell’ultima settimana gli Stati Uniti sono andati vicini ad una nuova crisi, questa volta a causa di un possibile sciopero ferroviario legato a richieste relative all’orario di lavoro e alla possibilità di godere di maggiori permessi, nonché aumenti salariali. Alla fine, è stato raggiunto un principio di accordo, con entrambe le parti che hanno attribuito all'amministrazione Biden il merito di essere intervenuta per aiutare a scongiurare uno sciopero che doveva iniziare venerdì, e che avrebbe creato ulteriori problemi alle catene produttive (si parlava di un costo di 2 milioni di dollari al giorno).
I dipendenti delle ferrovie hanno ottenuto numerose delle richieste presentate, come la possibilità di godere di maggiori tutele sui permessi di malattia e quella di garantire turni di servizio con almeno due persone. La questione non è tuttavia chiusa, visto che l’accordo (che dovrà essere approvato dai lavoratori) incontra numerose contrarietà: qualora le votazioni interne al sindacato dovessero rigettarlo, lo sciopero rischia di essere solamente rimandato. Il fatto che, nell’attesa, i sindacati hanno deciso di sospendere lo sciopero rappresenta comunque un successo per l’amministrazione, che si è guadagnata anche ulteriore tempo per trattare.
Aborto
Il tema dell’aborto rischia di creare parecchi problemi ai repubblicani in vista delle midterm: da quando la Corte Suprema ha rovesciato la Roe v. Wade, la sentenza che regolava a livello federale tale diritto, infatti, i margini di vittoria del GOP si sono assottigliati. Anche per questo motivo il leader Mitch McConnel ha provato a spostare l’attenzione sul tema economico, con gli esponenti del partito che hanno rilanciato il messaggio volto a contrastare la gestione dell’inflazione da parte di Joe Biden.
Questo quadro, però, è stato complicato da una recente presa di posizione da parte del senatore Lindsey Graham, che ha proposto una legge che vieterebbe la possibilità di effettuare aborti dopo 15 settimane. Qualora dovesse venire approvata gli stati repubblicani avrebbero ancora la possibilità di emanare misure ancora più restrittive, mentre sarebbe fatto divieto di approvare norme più permissive, come accade in molti territori controllati dal Partito Democratico.
La questione ha suscitato comunque una reazione fredda da parte del leader del partito Mitch McConnel, che commentando la questione ha affermato come la decisione sul tema dell’aborto dovrebbe essere lasciata ai singoli stati. Una presa di posizione simile è stata espressa dal senatore John Thune, che ha affermato: “Questa è un’idea di Graham, resta da vedere se sarà votata perché molti dei nostri credono che la questione sia regolata a livello statale".
Stando a quanto raccolto da The Hill, infatti, la preoccupazione di molti repubblicani vicini a McConnel è che tale decisione si riveli un boomerang per il partito: il tema aborto ha mobilitato notevolmente la base democratica, creando entusiasmo e ponendo un tema che rischia di essere decisivo per alcuni elettori indipendenti, che i repubblicani stanno provando a sedurre battendo piuttosto sul tema dell’inflazione.
Non è un caso, infatti, che una presa di posizione contro la proposta di Graham sia arrivata da Ron Johnson, candidato in Winsconsin la cui riconferma è a rischio. Il senatore ha infatti affermato, in linea con McConnel e Thune, che la questione debba essere lasciata ai singoli stati: una presa di posizione giustificata anche da un sondaggio, che mostra come per il 58% degli elettori dello stato la limitazione del diritto d’aborto è una delle principali preoccupazioni.

Migranti
La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha accusato i governatori di Florida e Texas Ron De Santis e Greg Abott di inviare migranti provenienti dal Venezuela tramite bus e aerei in città guidate dai democratici, con la falsa promessa che lì questi ultimi avrebbero trovato asilo e protezione. La decisione ha riacceso nuovamente il dibattito sull’immigrazione, tema sul quale negli ultimi anni si registra una profonda distanza fra i due partiti, manifestatasi anche in quest’occasione.
Entrambi gli esponenti repubblicani, considerati fra i possibili candidati per la presidenza nel 2024, hanno rivendicato la scelta, spiegandola con la necessità di riaccendere l’attenzione nazionale sulla questione migratoria. De Santis ha infatti affermato: “Prendiamo molto sul serio ciò che sta accadendo al confine meridionale, a differenza del presidente degli Stati Uniti, che si è rifiutato di alzare il dito per proteggere quel confine”, con Abott che gli ha fatto eco sostenendo: “La vicepresidente Kamala Harris afferma che il nostro confine è sicuro e nega la crisi. Stiamo inviando migranti per chiedere all'amministrazione Biden di fare il suo lavoro e proteggere il confine”.
Come raccontato da diversi analisti nelle ultime ore, la questione è non solo simbolica ma anche politica, visto che uno degli obiettivi è quello di attirare le simpatie della base repubblicana (che considera l’immigrazione una delle questioni prioritarie) sia in vista delle midterm che di una possibile candidatura alle presidenziali del 2024. Nonostante questo, però, l’operazione nasconde molti ricchi: rifiutare esplicitamente l’accoglienza di cittadini del Venezuela, infatti, rischia di minare la credibilità del partito nella questione dell’ostilità al socialismo e della solidarietà verso chi fugge dai regimi, che tanto ha funzionato nelle ultime tornate soprattutto in Florida.
Le altre notizie della settimana
Una stima dell'Ufficio del censimento degli Stati Uniti, pubblicata giovedì, indica che il Texas potrebbe aver superato una pietra miliare a lungo attesa: il punto in cui i residenti ispanici costituiscono la maggioranza nello stato. I nuovi dati sulla popolazione, ricavati dall'American Community Survey dell'ufficio, mostrano che nel 2021 i texani ispanici rappresentavano il 40,2% della popolazione dello Stato, mentre i texani bianchi non ispanici il 39,4%.
I democratici hanno deciso di posticipare dopo le elezioni di medio termine di novembre il voto al Senato sulla codificazione in legge del matrimonio omosessuale, della quale avevamo parlato nel numero della scorsa settimana in quanto non hanno raggiunto al momento quota 10 senatori repubblicani a favore. L’auspicio, dal momento che nel GOP sembrano esserci diversi esponenti favorevoli, è che la fine della campagna elettorale possa favorire il dialogo fra le parti.
Più volte negli ultimi numeri abbiamo parlato della contrarietà di un’ala del Partito Democratico nei confronti di un progetto di legge voluto da Joe Manchin, renderebbe più semplice avviare ricerche per progetti energetici basati sui combustibili fossili. A guidare la frangia interna sarebbe il senatore Ed Markey, che sta coordinando un gruppo di esponenti comprendente anche diversi eletti alla Camera dei Rappresentanti.
Il governatore della West Virginia Jim Justice ha firmato una legge che limita fortemente l’accesso all’aborto, che sarà ora permesso solamente in caso di stupro, incesto o rischi di salute.
Giovedì un giudice federale ha negato al Dipartimento di Giustizia (DOJ) di accedere ai registri riservati archiviati a Mar-a-Lago e ha insediato un giudice in pensione, Raymond J. Dearie, per fungere da special master nell’indagine riguardante Donald Trump, che abbiamo raccontato la settimana scorsa.
Nella giornata di giovedì il presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo che rafforza i poteri di un comitato chiamato a sorvegliare sugli investimenti esteri nell'economia statunitense, dove i funzionari sono sempre più preoccupati per gli interventi cinesi.
Un gruppo di ventidue governatori repubblicani ha inviato una lettera al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, chiedendogli di cancellare il condono dei debiti studenteschi generati dagli studenti, definendolo troppo costoso per le casse pubbliche e soprattutto iniquo verso la grande maggioranza dei giovani che hanno fatto sacrifici per onorarlo.
Nelle primarie repubblicane per il seggio al Senato in New Hampshire, il trumpiano Don Bolduc (noto per le sue prese di posizioni contro la certificazione della vittoria di Joe Biden nelle elezioni 2020) ha vinto le primarie repubblicane sconfiggendo il moderato Morse, che aveva l’endorsement del governatore Sununu. Sfiderà a novembre la senatrice uscente Hassan (D).
Questo risultato, in ogni caso, complica le possibilità del GOP, dal momento che in uno stato dove è forte una componente moderata un candidato del genere rischia di avere ben poche possibilità di attrarre elettori indipendenti. I primi sondaggi, infatti, indicano Maggie Hassan in vantaggio di ben undici punti.