Cannabis, eutanasia, aborto, LGBT: qual è la situazione negli Stati Uniti?
Cannabis, eutanasia, aborto, LGBT e matrimoni egualitari: qual è la situazione negli Stati Uniti?
Il tema dei diritti civili è stato di stretta attualità in Italia, con la decisione della Corte Costituzionale che ha deciso di non ritenere ammissibili i referendum su fine vita e cannabis che ha generato un acceso dibattito sul tema. Nel numero odierno della nostra newsletter, dunque, allargheremo l’orizzonte per spostarci oltreoceano, con un interrogativo come punto fermo: qual è la situazione riguardante i diritti civili negli Stati Uniti?
Partiamo da uno dei temi del quale si è discusso in settimana, ovvero quello relativo alla cannabis legale: negli Stati Uniti la situazione è variegata, e cambia da stato a stato. Partiamo anzitutto dalla situazione a livello federale, dove il consumo è considerato vietato ai sensi del Controlled Substances Act (CSA), uno statuto che classifica le sostanze in base al livello di pericolosità: la cannabis, da questo punto di vista, è inserita nella categoria a rischio più alto, che impedisce anche l’uso medico.
Nonostante questo, però, molti stati nel tempo hanno approvato leggi che depenalizzano l’accesso, facendo sì che in buona parte del paese l’uso medico sia consentito, con numerosi territori in cui è possibile anche l’utilizzo ricreativo. I primi stati a rendere legale quest’ultimo aspetto sono stati il Colorado e Washington nel 2012, seguiti da numerose altre autorità locali.
Qual è, dunque, la situazione attuale? Al momento l’uso medico della cannabis è consentito in 37 stati sotto prescrizione medica, mentre sono 18 quelli in cui è consentito l’uso ricreativo. In altri 13, inoltre, il possesso è depenalizzato, mentre è totalmente illegale in Georgia (con l’eccezione di alcune grandi città), Idaho, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, South Carolina, Tennessee, Texas (anche qui, con l’eccezione di alcune città), Wisconsin (tranne a Milwaukee) e Wyoming.
Più ristretta è invece la legislazione per quanto riguarda la questione del fine vita: l’eutanasia (che per sua natura prevede l’intervento diretto di un medico nel provocare la morte) al momento è illegale in tutti gli stati dell’unione, mentre diversa è la situazione del suicidio assistito. Sono in ogni caso solamente nove gli stati in cui questo è permesso per via legale (ovvero California, Colorado, Hawaii, Maryland, New Jersey, New Mexico, Oregon, Vermont e Washington, oltre al District of Columbia), mentre uno (il Montana) in cui è concesso per via di una sentenza giudiziaria.
Più delicata la situazione dell’aborto, del quale abbiamo parlato in diverse occasioni nel corso dell’ultimo anno, soprattutto perché sono in atto diversi tentativi da parte del Partito Repubblicano per restringerne l’accesso e rovesciare la Roe vs. Wade, la sentenza della Corte Suprema che nel 1973 ha reso legale l’interruzione di gravidanza in tutto il paese.
Nel corso del 2021, infatti, il Texas ha approvato una legge scritta appositamente per cercare cavilli legali tali da non essere rovesciati dalla Corte Suprema, che infatti ha deciso di non analizzare il provvedimento che vietava l’aborto a partire dal momento in cui era riscontrabile l’attività cardiaca del feto (all’incirca la sesta settimana di gravidanza, quando molte donne ancora non hanno scoperto di essere incinta), limitando così la quasi totalità delle interruzioni di gravidanza.
La situazione potrebbe subire ulteriori svolte nel corso del 2022, quando la Corte Suprema andrà a esaminare una legge del Mississipi, la cui legittimità potrebbe portare al superamento totale della Roe vs. Wade, rendendo di fatto possibile per gli stati rendere illegale l’aborto. Difficile sapere cosa decideranno i giudici, anche se i primi segnali fanno intendere la possibilità di andare incontro ai movimenti pro-life, limitando almeno parzialmente l’accesso alla pratica: a quel punto, per impedire alle autorità locali di intervenire con provvedimenti restrittivi, servirebbe una legislazione del Congresso, di fatto quasi impossibile vista la ferma ostilità dei repubblicani sul tema (a causa del meccanismo del filibuster, infatti, servirebbero i voti del GOP).
Capitolo LGBT: come per quanto riguarda l’aborto, è sempre una sentenza della Corte Suprema, la Obergefell v. Hodges del 26 giugno 2015, che rende legale in tutti gli stati il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Negli ultimi anni, in ogni caso, il dibattito riguardo i diritti LGBT è particolarmente acceso: la Camera dei Rappresentanti ha approvato una legge per aumentare le tutele di questa fascia di popolazione, che però ha ben poche possibilità di essere approvata anche al Senato.
Nonostante questo, alcuni stati stanno approvando leggi restrittive, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di garantire l’accesso nell’esercito a persone transgender.
Gli aggiornamenti sulla situazione in Ucraina
Continua ad essere alta la tensione al confine fra Russia e Ucraina, in una situazione che riguarda anche gli Stati Uniti, in quanto in gioco vi è anche l’espansione dell’area di influenza americana verso l’est Europa. Nel corso di una breve dichiarazione tenuta nella Roosevelt Room della Casa Bianca nella giornata di venerdì, il Presidente Joe Biden ha detto per la prima volta di ritenere concrete le possibilità di un’invasione.
Nel suo discorso Biden ha anche detto che Putin ha sperato, senza successo, di dividere la NATO e che tutti i Paesi membri sono pronti a far pagare pesanti costi alla Russia sotto forma di sanzioni, nel caso di invasione, sebbene fonti americane abbiano ammesso che almeno inizialmente nel pacchetto di sanzioni non sarà presente l’esclusione della Russia dallo SWIFT per l’opposizione europea.
Secondo Blinken, la Russia sta progettando di creare un pretesto per attaccare l'Ucraina. Questo, ha detto Blinken, potrebbe essere un "evento violento" o una "palese accusa contro il governo ucraino", un attacco terroristico inscenato in Russia, la scoperta di fosse comuni nel Donbass o persino un attacco con armi chimiche.
Il tutto mentre al Senato non è stato possibile trovare un accordo fra democratici e repubblicani a riguardo delle sanzioni da applicare contro la Russia. I primi infatti volevano l’attivazione delle misure solo in caso di invasione dell'Ucraina, mentre i secondi protendevano per un’applicazione immediata. Si è tentata anche la strada di una risoluzione non vincolante, ma per poterla approvare occorreva l'ok di tutti i senatori, incluso Bernie Sanders e Rand Paul, i due senatori maggiormente contrari a nuove sanzioni contro la Russia.
Di conseguenza si è deciso di procedere con una dichiarazione congiunta bipartisan sottoscritta congiuntamente dai due leader del Senato, il democratico Chuck Schumer ed il repubblicano Mitch McConnell.
Le altre notizie della settimana
Con 65 voti a favore e 27 contrari, il Senato ha approvato un pacchetto volto ad evitare uno shutdown federale estendendo il finanziamento del governo sino al prossimo 11 marzo. La misura è volta prevalentemente ad estendere il tempo per far proseguire le discussioni fra democratici e repubblicani, che da diverse settimane lavorano ad un’intesa complessiva per finanziare l’intero anno.
Ci sono brutte notizie per la Trump Organization nel frattempo. Lo studio legale Mazars USA che ha tenuto i conti della Trump Organization ha deciso di scindere i rapporti con la compagnia ed ha ritirato la sua firma dalle dichiarazioni dei redditi tra il 2011 ed il 2020. Si tratta degli anni che sono sotto la lente degli investigatori dello Stato di New York.
Un sondaggio di YouGov per CBS News ha evidenziato come solo il 35% degli americani vorrebbe che Donald Trump si ricandidasse alla presidenza nel 2024 e come il 65% non vuole invece che corra nuovamente. Se però si chiede solo ai Repubblicani si hanno risultati invertiti: il 69% vuole che si ricandidi e il 31% no. L'influenza dell'ex presidente sul GOP è molto forte: l'84% vuole candidati con le stesse proposte politiche, il 78% esponenti con le stesse idee sui vaccini e il 70% candidati con le stesse opinioni sulle elezioni del 2020.
Non vive un periodo felicissimo neanche il presidente Biden, i cui tassi di approvazione sono molto bassi e per la prima volta equivalenti a quelli che aveva Donald Trump a questo punto della presidenza. La situazione si riflette anche sulle possibilità di mantenere il controllo di entrambi i rami del Congresso, al momento basse. Anche per questo il numero dei democratici alla Camera che non cercheranno la ricandidatura nel 2022 è molto alto: al momento gli annunci di ritiro sono 30, un numero che non veniva raggiunto dal 1992.
Il New York Times è stato ritenuto non responsabile per quanto riguarda l’accusa in cui era stato citato in giudizio dall'ex governatore dell'Alaska e candidata repubblicana alla vicepresidenza degli Stati Uniti Sarah Palin per un editoriale pubblicato che la collegava a una sparatoria di massa nel 2011.
Il Senato ha votato per confermare Robert Califf come capo della FDA, in un ruolo rimasto vacante per oltre un anno. La risicata maggioranza (50 voti a favore e 46 contro) ha sottolineato le divisioni su entrambi i lati del Congresso, per quanto riguarda le politiche sugli oppioidi e sui farmaci abortivi, nonché sui legami del dottor Califf con l'industria farmaceutica.
Il presidente Biden lunedì ha celebrato il quarto anniversario della sparatoria di massa alla Stoneman Douglas High School invitando il Congresso ad approvare la legislazione sul controllo delle armi. Ma sembra che ci siano poche possibilità che le sue richieste possano avere una risposta. Buona parte degli stessi democratici, sul tema, è infatti molto timida, soprattutto perché bisognerà affrontare la questione in un anno elettorale.
Il senatore centrista Joe Manchin ha detto ai giornalisti lunedì che non sosterrà la conferma di un altro candidato alla Corte Suprema subito prima delle elezioni di medio termine e preferirebbe aspettare fino a quando il paese saprà quale partito controllerà il Senato nel 2023.
Manchin ha detto ai giornalisti che, se un altro seggio alla Corte Suprema (oltre a quello lasciato da Stephen Breyer) dovesse diventare vacante poco prima delle elezioni dell'8 novembre, sosterrà il rinvio del voto sul candidato del presidente Biden per vedere se i repubblicani riconquisteranno il controllo del Senato.
Per questa settimana è tutto. Grazie di averci letto. Se la newsletter ti è piaciuta condividila.
Ci trovi anche su