Chi è favorito per ottenere la maggioranza al Senato?
Nel nostro approfondimento settimanale facciamo il punto sulla corsa al Senato
Dove si deciderà la sfida per il Senato?
Il prossimo novembre non si andrà al voto solamente per le enale lezioni presidenziali: in diversi stati, infatti, gli americani saranno chiamati alle urne anche per rinnovare 33 dei 100 seggi del Senato. Dei membri uscenti della Upper House, in ventisei (15 Democratici, nove Repubblicani e due indipendenti) hanno annunciato la volontà di cercare la ricandidatura, mentre due politici del GOP (Mike Braun dell'Indiana e Mitt Romney dello Utah), tre Dem (Ben Cardin del Maryland, Tom Carper del Delaware e Debbie Stabenow del Michigan), con due indipendenti (Kyrsten Sinema dell'Arizona e Joe Manchin della West Virginia), hanno scelto il passo indietro.
Oltre ai trentatré seggi canonici, si terranno inoltre due elezioni speciali. La prima si svolgerà per completare gli ultimi due mesi del mandato della senatrice californiana Dianne Feinstein, morta nel 2023. La seconda sarà invece in programma nel Nebraska, dove servirà coprire i restanti due anni del mandato di Ben Sasse, dimessosi nel gennaio dello scorso anno. Negli altri seggi, invece, chi sarà eletto resterà in carica per i prossimi sei anni.
Prima di analizzare la situazione di ciascuno stato nel dettaglio, è doveroso fare una premessa: gli analisti considerano il panorama elettorale del Senato 2024 particolarmente sfavorevole per i Democratici, che attualmente controllano 23 dei 33 seggi in gioco. Tre di questi, inoltre, si trovano in stati vinti da Donald Trump nel 2016 e nel 2020, mentre nessun Repubblicano sta difendendo quelli vinti da Joe Biden. Per mantenere la maggioranza, dunque, i Dem dovranno riuscire a vincere in territori che, nelle presidenziali, voteranno in senso opposto. Per fare un esempio, nelle ultime due tornate al Senato svoltesi durante le elezioni per la Casa Bianca, solo una senatrice (Susan Collins nel 2020) è stata eletta in uno stato vinto dal candidato opposto.
Proprio per questo motivo, è su questi stati che bisogna iniziare a porre l’attenzione. In Montana, il senatore Democratico Jon Tester va alla ricerca del suo quarto mandato: sebbene abbia una lunga serie di vittorie in uno stato dominato dal GOP (che alle presidenziali ha vinto tutte le tornate dal 1952 a oggi, con le uniche eccezioni del 1964 e 1992), questa volta si troverà ad affrontare una competizione più difficile del solito. A sfidarlo ci sarà Tim Sheehy, un ex Navy SEAL e imprenditore con l'appoggio di Donald Trump. In una campagna elettorale così polarizzata, non sarà facile per Tester riuscire a ottenere il sostegno degli elettori del GOP. Fare previsioni è difficile, anche in virtù del fatto che i sondaggi condotti a livello locale non sempre sono accuratissimi, ma al momento in leggero vantaggio appare il Repubblicano. Di recente, nel rating di Sabato Crystal Ball, il Montana è passato da TossUp a Lean Rep, segno di uno spostamento verso destra evidenziato da diversi sondaggisti.
Una situazione simile vi è anche in Ohio. Il senatore Democratico Sherrod Brown, eletto per la prima volta nel 2006, è riuscito a resistere all'ondata conservatrice grazie al suo populismo progressista e alla capacità di collaborare con i repubblicani, come dimostrano le sue iniziative per bloccare l'acquisto di terreni agricoli da parte della Cina e per combattere il traffico di fentanyl al confine. Quest'anno affronta l'uomo d'affari repubblicano Bernie Moreno, considerato dai Democratici l’avversario più debole nelle primarie del GOP. Quest’ultimo, sostenuto da Trump, ha intensificato la spesa pubblicitaria, puntando su temi come l’immigrazione e cercando di associare Brown alla crisi del confine e al vice presidente Harris, anche se al momento i sondaggi danno leggermente avanti proprio il senatore Dem.
In Michigan, i Democratici devono fare invece i conti con il ritiro della senatrice Debbie Stabenow. Il partito ha scelto come candidata Elissa Slotkin, ex analista della CIA e deputata, che dovrà affrontare il repubblicano Mike Rogers, con alle spalle una solida esperienza in termini di sicurezza nazionale, avendo servito come presidente della House Intelligence Committee. Durante la campagna elettorale, i Repubblicani stanno attaccando la sfidante (attualmente avanti nei sondaggi) puntando soprattutto sul tema della sicurezza e della gestione dei fondi per il Covid, mentre i Dem mirano a descrivere Rogers come un “politico navigato che in carriera ha pensato soprattutto a sé stesso”.
La corsa per il seggio in Arizona, rimasto libero dopo la mancata ricandidatura di Kyrsten Sinema, vede lo scontro tra il democratico Ruben Gallego e la repubblicana Kari Lake, alleata di Trump e figura controversa, che non ha moderato le sue posizioni per attrarre gli elettori indipendenti. Gallego ha un vantaggio di 9 punti, ma lo stato resta competitivo. La sfida sarà quella di conquistare voti trasversali, soprattutto in un contesto elettorale dove i diritti sull'aborto potrebbero avere un ruolo cruciale.
In Nevada, invece, la senatrice democratica Jacky Rosen cerca la rielezione contro il repubblicano Sam Brown, veterano dell'esercito con una storia personale che include un'esperienza diretta con l'aborto. Rosen è in vantaggio, ma il margine potrebbe ridursi man mano che Brown guadagna visibilità. Anche qui il tema dei diritti riproduttivi si sta rivelando centrale in campagna elettorale e sta favorendo i Dem. In Wisconsin, invece, l’uscente Tammy Baldwin corre contro il repubblicano Eric Hovde, un milionario che ha investito massicciamente nella sua campagna. Baldwin, un incumbent forte e ben radicata nello stato, ha un vantaggio nei sondaggi.
Per quanto riguarda la Pennsylvania, il senatore Bob Casey è in vantaggio sul repubblicano Dave McCormick, ma la competizione resta molto incerta. Il politico uscente vanta la sua conoscibilità rispetto a McCormick, che deve ancora costruirsi un’immagine e una notorietà stabile per tutto lo stato.
I pronostici per il Senato
Se questo è lo scenario relativo alle principali corse del Senato, la situazione per i Dem è particolarmente complessa: se i repubblicani dovessero confermare tutti i seggi in loro possesso (11) e strappare, come da pronostico, quello della West Virginia, arriverebbero a quota 50. A quel punto basterebbe un solo seggio in più – al netto della vittoria di Trump alla presidenza che farebbe diventare JD Vance presidente del Senato – per conquistare la maggioranza.
I democratici, al contrario, pur portando a casa sfide complicate come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin – e salendo dunque a 47 seggi – dovrebbero quantomeno cercare di vincere anche i restanti 3 per portare a casa un pareggio, sperando contestualmente di ottenere un secondo mandato alla Casa Bianca e sostituire Harris – che diverrebbe presidente – con il suo VP Tim Walz. Secondo le classificazioni più recenti di Cook Political Report, Arizona, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin sono indicate come tendenti verso i Democratici, mentre Michigan, Montana e Ohio come Tossup. Andrà con ogni probabilità ai Democratici il Maryland, mentre Florida e Texas saranno quasi certamente vinti dai Repubblicani.
Come sottolinea inoltre l’analista politico Dave Wasserman, in un’intervista rilasciata al The New Yorker: “Il Senato parte effettivamente con 50 membri a testa, perché i Democratici perderanno la West Virginia. La posta in gioco è in Montana e in Ohio. La presenza di Kamala Harris sta sicuramente aiutando i Dem, perché ha creato entusiasmo fra gli elettori di colore. Ma questo non ha praticamente alcun impatto nel Montana, che è uno Stato a maggioranza bianca”. In Ohio, ha sottolineato ancora Wasserman, Brown potrebbe invece trarre vantaggio da questo entusiasmo e guadagnare perciò ulteriore consenso.
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