Come funziona il sistema pensionistico americano e perché è in crisi
Questa settimana parliamo del funzionamento del sistema pensionistico americano e della sua crisi e dell'accordo raggiunto sul tetto del debito pubblico.
Il funzionamento del sistema pensionistico americano e la sua crisi
C’è un tratto comune che ritorna in tutti i documentari che negli ultimi anni narrano la difficile situazione in cui versa parte della middle class americana: una delle frasi che torna frequentemente è quella per cui il “sogno americano” ormai è rotto, e si sta trasformando in un incubo per parte della popolazione. Dietro quel mito, che ha dominato l’intero Novecento, c’era un mondo di possibilità soprattutto per le famiglie che, attraverso un lavoro ben pagato, potevano permettersi una serie di comodità impensabili per le generazioni precedenti.
Nel tempo, però, tutto questo si sta sgretolando (ed è anche questo il motivo per cui il presidente Biden punta al più grande piano economico di sempre rivolto proprio alla middle class). Un esempio lampante è quello relativo alla crisi in cui versa il sistema pensionistico, con una larga fetta di popolazione che rischia di doversi vedere costretta a lavorare fino a tarda età per evitare di finire all’interno della fascia “povera”.
Ma come funziona il sistema pensionistico negli Stati Uniti? Le pensioni della maggior parte degli americani sono erogate dal Social Security Program, istituito nel 1935 da Franklin Delano Roosevelt e poi pian piano esteso per comprendere la maggioranza della forza lavoro. L’età per avere accesso a tale beneficio varia in base all’anno di nascita, ma in media un cittadino americano può lasciare il lavoro fra i 65 ed i 67 anni.
Il funzionamento non è molto diverso da quello in atto in vari paesi europei ed è basato sul “pay-as-you-go”: i versamenti della forza lavoro attuale (circa il 12% di uno stipendio mensile, diviso a metà fra dipendente e datore di lavoro) servono per pagare le pensioni attuali. Un meccanismo alla base dei problemi che si affacciano all’orizzonte: con una longevità più alta ed una riduzione del numero di giovani pronti ad entrare nel mondo del lavoro, questo equilibrio potrebbe rompersi alla metà di questo secolo, facendo sì che il costo delle pensioni diventi più alto di quello generato dai contributi della forza lavoro.
Il meccanismo per calcolare l’ammontare della pensione futura è complesso (ed infatti i cittadini americani sono aiutati da semplici strumenti digitali che si trovano online), ma in generale questo è legato alle quote versate durante l’età lavorativa. Non sempre, però, le cifre sono adeguate al mantenimento di uno stile di vita alto, anche perché esiste un tetto massimo annuale percepibile.
Ragion per cui al fianco di tale sistema negli anni sono sorti alcuni strumenti, inizialmente pensati soprattutto per le fasce ad alto reddito ma poi pian piano estesi anche al resto della forza lavoro, come i piani 401(k), spesso offerti direttamente dai datori di lavoro. Si tratta di un fondo di investimento, ma viste le difficoltà finanziarie sempre più cittadini americani rinunciano a conservare soldi al suo interno. Spesso, inoltre, questi soldi vengono prelevati in anticipo per far fronte a spese impreviste, spesso di natura sanitaria.
A questo va aggiunto un problema legato alla responsabilizzazione dei singoli cittadini americani: dall’introduzione dei piani 401(k) la responsabilità nel decidere quanto e come risparmiare spetta a loro, con parte dei cittadini che si è dimostrata confusa ed inesperta di fronte alle scelte che riguardano il loro futuro.
La crisi economica che ha investito la middle class, inoltre, ha colpito duramente anche le ambizioni future. Un bellissimo (e triste) documentario della Pbs racconta questa dura realtà, raccogliendo le voci di quella che sta divenendo una fetta sempre più ampia di americani costretti a lavorare ben oltre i 70 anni per poter mantenere discreti standard di vita.
A fotografare una situazione problematica è un report della Pwc, che ha evidenziato come solo il 51% degli americani partecipa ad un piano per la pensione, mentre il 16% vi partecipa ma senza finanziarlo ed il 33% dei cittadini addirittura non riesce ad averne accesso. Questo significa che per gran parte dei cittadini potrà contare solo sulla cifra minima garantita dalla Social Security, che in gran parte del paese non è sufficiente per restare oltre la soglia della povertà.
A questo vanno aggiunte le minacce a lungo termine dovute al progressivo invecchiamento della popolazione. Nel 1980 c'erano infatti 3,9 famiglie in età lavorativa per ogni anziano, oggi ne sono solo 2,8 e si prevede un calo a 2,3 entro il 2040. Ciò significa che presto non ci saranno abbastanza lavoratori che pagheranno per tenere in piedi il sistema pensionistico. Per questo motivo i democratici puntano ad inserire il tema nel Build Back Better Act, il piano di spesa da approvare al Congresso: senza un accordo sulla cifra finale, però, è difficile capire come questo impatterà sull’intero sistema.
Accordo raggiunto sul tetto del debito
In settimana è stato raggiunto un importante accordo tra democratici e repubblicani sull'aumento del tetto del debito volto ad evitare il default dello stato ed una conseguente catastrofica crisi.
Dei rischi potenziali avevamo già parlato negli scorsi numeri: ma cosa è successo negli ultimi giorni e perché si è giunti ad un accordo? La posizione dei repubblicani, nelle scorse settimane, era quella per cui il tetto del debito andasse necessariamente alzato, ma con i soli voti democratici attraverso la reconciliation budget. Joe Biden e i principali esponenti del partito, però, avevano fin da subito escluso il ricorso a tale possibilità, di fatto giocando su un tavolo molto pericoloso in una trattativa che non si annunciava per nulla facile. Questo ha contribuito ad aumentare le voci in casa democratica riguardanti una possibile mossa di emergenza con l'utilizzo della "nuclear option" per scavalcare il filibuster ed approvare la legge con i soli voti democratici. La "nuclear option", infatti, è uno strumento introdotto da Obama nel 2013 per le superare il filibuster nelle nomine governative e nelle corti minori, esteso poi sotto la presidenza Trump anche a quelle che riguardano la corte suprema.
Mai, però, qualcuno si era spinto fino all'utilizzo in pratiche legislative che, di fatto, avrebbe significato il definitivo sorpasso del filibuster, dato che chiunque avrebbe potuto approvare qualcosa con i soli voti del partito. Questo ha portato il leader dei repubblicani al senato Mitch McConnell ad una marcia indietro rispetto alla posizione iniziale proponendo un accordo per un'estensione a breve termine nell'attesa di un voto democratico con la reconciliation bill, in grado di superare definitivamente il problema.
Per giungere a questo accordo, comunque, è stato necessario un lungo lavoro all'interno delle file repubblicane, dato che alcuni intransigenti contrari hanno in ogni caso invocato il filibuster. Sono serviti 11 repubblicani per oltrepassarlo ed approvare l'accordo.
Le altre notizie della settimana.
In casa democratica proseguono le trattative per il Build Back Better Act, l’enorme piano di investimento inizialmente pensato da 3.5 mila miliardi di dollari proposto dalla Casa Bianca. Le trattative sono incagliate sulla contrarietà dei senatori moderati Joe Manchin e Krysten Sinema, che chiedono di rivedere al ribasso la cifra paventando timori legati all’inflazione ed all’esplodere del debito.
Se Manchin ha fissato la sua cifra a 1.5 mila miliardi, dicendosi però disposto ad approvare l’aumento delle tasse sulle fasce più ricche della popolazione ed a ritoccare il prezzo finale al rialzo in sede di trattativa, la posizione di Sinema non è ancora chiara.
Ad inizio settimana il Dipartimento di Giustizia aveva bloccato l’applicazione della discussa legge sull’aborto dello stato del Texas, che di fatto limita quasi completamente l’accesso a tale diritto, palesandone l’incostituzionalità. La Corte d’Appello del Quinto Circolo degli Stati Uniti, però, ha permesso a tale misura di tornare in vigore. La risposta del Dipartimento di Giustizia è attesa per martedì.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ripristinato la protezione a tre parchi nazionali, dopo che Donald Trump le aveva ridotte. Sua anche la prima proclamazione ufficiale di un Presidente americano per commemorare l'Indigenous Peoples Day per lunedì 11 ottobre 2001.
Visita in Italia per la Speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, che ha partecipato al G20 dei parlamenti. La leader democratica ha incontrato la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, quello della Camera Roberto Fico, oltre a papa Francesco.
Pfizer e BioNTech hanno presentato la richiesta ufficiale alla Food and Drug Administration (FDA) americana per l'autorizzazione all'uso di emergenza per il vaccino contro il coronavirus per i bambini con età compresa da 5 ad 11 anni. Sarebbe il primo approvato per quella fascia d’età.
Lungo incontro fra il segretario di stato Antony Blinken ed il presidente francese Emmanuel Macron, con al centro le complesse relazioni internazionali fra i due paesi recentemente minate da una decisione americana, che aveva raggiunto un accordo per fornire sottomarini a propulsione nucleare all’Australia, portando all’annullamento di un oneroso contratto di quest’ultimo paese con quelli transaplini.
Mentre entra nel vivo la battaglia per il redistricting, appare sempre più chiara la strategia che i repubblicani stanno attuando in molti stati, a partire dal Texas. Piuttosto che creare nuovi collegi favorevoli, il GOP sta puntando a blindare quelli considerati in bilico: nel Lone Star State, ad esempio, i seggi Tossup (ovvero contendibili da entrambi i partiti) potrebbero passare da tredici a tre.
Entro la fine di quest’anno dovrebbe tenersi un meeting virtuale fra Joe Biden ed il presidente cinese Xi Jinping: l’annuncio è stato dato lo scorso giovedì dopo un lungo colloquio fra Jake Sullian, il national security advisor, e Yang Jiechi, capo della diplomazia del paese asiatico. L’incontro è stato combinato dopo il riconoscimento dei rischi nascosti nel lasciar trascorrere troppo tempo senza un faccia a faccia fra i due leader delle superpotenze.
In settimana la Commissione Giustizia del Senato ha pubblicato un rapporto integrale che mostra i metodi utilizzati dall’ex Presidente Trump per far pressione sul Dipartimento di Giustizia, nel tentativo di annullare il risultato elettorale 2020.
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