Commissione d'inchiesta sull’assalto al Congresso: DEM e GOP divisi.
Parliamo della Commissione d’inchiesta sui fatti dello scorso 6 gennaio, delle trattative sulle infrastrutture e delle altre notizie della settimana.
Commissione sull’assalto al Congresso, partiti divisi
La divisione all’interno dei due partiti americani si sta manifestando anche per quanto riguarda la Commissione d’inchiesta sui fatti dello scorso 6 gennaio, giornata divenuta tristemente storica nella vita politica a stelle e strisce in quanto segnata dall’assalto al Congresso. In quella data, infatti, era in programma la votazione che avrebbe certificato la vittoria elettorale di Joe Biden, ma alcuni fedelissimi trumpiani hanno violato con la forza le recinzioni di Capitol Hill per provare ad interrompere il processo, sostenendo le accuse (mai provate) di brogli durante il processo di voto.
Fin da subito i democratici hanno insistito sulla creazione di una commissione d’inchiesta incaricata nell’indagare i fatti avvenuti quel giorno per chiarire le responsabilità, ma su questo l’accordo con gli esponenti del GOP è sempre stato complesso da trovare. I repubblicani avevano infatti nominato sei componenti per questa commissione: Rodney Davis (Rep.-IL), Kelly Armstrong (Rep.-N.D.), Troy Nehls (Rep-TX), Jim Jordan (Rep.-OH) e Jim Banks (Rep-IN), ma la Speaker Nancy Pelosi ha posto il veto sulla scelta di queste ultimi due, provocando una dura risposta da parte del leader di minoranza Kevin McCarthy.
Entrambi sono due deputati vicinissimi a Donald Trump, e lo scorso 6 gennaio hanno votato contro la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden: questa la motivazione espressa dai democratici. Parlando davanti ai giornalisti, McCarthy ha criticato duramente tale presa di posizione, definendolo un “abuso di potere”. Il leader repubblicano ha affermato: “Sta accadendo quello che avevo annunciato dall’inizio di gennaio, la Pelosi vuole rendere questa commissione, che ha perso ogni legittimità, una questione politica”.
Questo nonostante anche lo stesso Nehls (su cui non è stato espresso alcun veto) abbia votato contro la certificazione del voto: a pesare è stata soprattutto la precedente esplicita contrarietà dei due deputati nei confronti della stessa commissione d’inchiesta, e la loro volontà di scaricare le colpe sui democratici.
Ma questa scelta ha acceso anche il dibattito interno al Partito Repubblicano, dove da tempo c’è una fazione che prova a distaccarsi dal trumpismo. Esponente di punta è Liz Cheney, che qualche mese fa è stata rimossa dal ruolo di numero tre del GOP alla Camera, sostituita da Elise Stefanik, che nel recente passato si è schierata su posizioni decisamente più vicine a quelle dell’ex presidente.
Liz Cheney ha infatti apprezzato la scelta della Speaker democratica, attaccando la retorica utilizzata da McCarthy. Quest’ultimo in ogni caso ha risposto imponendo il ritiro di tutte le nomine repubblicane, di fatto andando a delegittimare la stessa commissione d’inchiesta, almeno sin quando non ci sarà un passo indietro da parte di Nancy Pelosi.
Il rischio è che questa commissione, che dovrebbe partire il prossimo 27 luglio, parta con solamente i deputati democratici con l’aggiunta di Liz Cheney. Per questo Pelosi sta anche valutando la possibile nomina di altri esponenti repubblicani, andando a scegliere fra coloro che si sono distanziati dalla politica di Donald Trump, come il moderato Adam Kinzinger (Rep.-IL) .
Il tutto mentre in alcune zone del paese non si fermano i tentativi repubblicani volti a mettere in discussione il risultato delle ultime elezioni tenute nel novembre 2020: l’ultimo episodio è avvenuto in Texas, dove il partito ha chiesto un audit del voto, esclusivamente però nelle contee che hanno votato per i democratici.
Non mancano, inoltre, le voci repubblicane che stanno provando a cambiare la narrazione sull’argomento. Secondo un’analisi del New York Times, sono diversi gli esponenti trumpiani che ora parlano di “giornata pacifica” ed azione organizzata dai gruppi antifa e di estrema sinistra. Un sondaggio, inoltre, mostra come meno del 40% delle persone che hanno votato per Trump si sia dichiarata totalmente contraria a quanto accaduto quel giorno.
La trattativa sul pacchetto infrastrutture: il punto
Mercoledì, si è tenuto il primo voto procedurale per avviare la discussione sul Bipartisan Infrastructure Deal, l’accordo ottenuto dopo mesi di negoziazioni tra un gruppo di undici Senatori Repubblicani e dieci Senatori Democratici.
L'approvazione del Bipartisan Bill era stata vista come una prova della capacità del Congresso di riuscire ancora a raggiungere accordi bipartisan su argomenti di questo calibro, anche in un’era fortemente polarizzata come questa.
Tuttavia, i Repubblicani hanno bocciato il tentativo del leader della Maggioranza Democratica al Senato Chuck Schumer di avviare la discussione sull’accordo, asserendo che non essendovi ancora un generale consenso sul sistema di finanziamento e nemmeno un testo vero e proprio, fosse inutile far partire il dibattito.
La Senatrice Repubblicana del Maine Susan Collins, ha ufficialmente richiesto a Schumer di rinviare il voto sull’accordo a lunedì prossimo. Il fallimento del voto procedurale, infatti, ha suscitato il timore che l’accordo possa naufragare, vanificando mesi di sforzi.
Tuttavia, negli ultimi giorni sono arrivati alcuni segnali positivi. Il Leader della Maggioranza Schumer, ha infatti dichiarato che il Senato è più che mai intenzionato ad approvare l’accordo, il quale oltre a generare una enorme crescita economica, risulta essere estremamente popolare, con indici di gradimento del 72% nei 33 distretti della Camera più importanti della nazione a livello elettorale in vista delle elezioni di medio termine del prossimo anno.
Il Senatore Repubblicano Bill Cassidy, ha poi dichiarato “abbiamo fatto grandi progressi e siamo vicini ad un accordo definitivo”. Tale dichiarazione, ha nuovamente riacceso le speranze per l’approvazione di questo importantissimo accordo.
Cassidy risulta attualmente uno dei negoziatori chiave del Bipartisan Bill, il quale include anche 47 miliardi per la tutela ambientale delle coste e incentivi per la costruzione di condutture per la Carbon Dioxide sequestration, provvedimenti fortemente voluti dallo stesso Senatore.
L’ex gastroenterologo, è stato inoltre uno dei sette Senatori ad aver votato per l’impeachment dell’ex Presidente Donald Trump, atto che gli è valso il plauso di numerosi Democratici, inclusa l’ex Senatrice Mary Landrieu, che lo stesso Cassidy aveva sconfitto alle elezioni del 2014.
Il punto chiave delle trattative resta comunque al momento il finanziamento dei cosiddetti progetti di trasporto pubblico, una delle priorità espresse dei Democratici. Su questo argomento le distanze tra le due parti restano ancora ampie.
Il Senatore Repubblicano Rob Portman, uno dei capi negoziatori Repubblicani, ha suggerito di togliere dall'accordo del tutto questa parte, ed il Senatore Democratico Chris Coons (considerato uno dei Senatori più vicini al Presidente Biden) ha lasciato la porta aperta a questa possibilità affermando che se ne potrebbe parlare successivamente nel pacchetto da 3.500 miliardi di dollari da approvare con i soli voti Democratici.
Ma nel caucus democratico al Senato non sono tutti della stessa opinione: il Senatore Democratico Bob Menendez che rappresenta i pendolari che dal New Jersey si recano ogni giorno a New York, ha infatti minacciato il suo voto contrario al pacchetto bipartisan se non conterrà anche i fondi per il trasporto pubblico.
Si tratta di una posizione chiave: per via del filibuster legislativo è infatti assolutamente necessario che tutti i Democratici votino a favore del pacchetto di legge, se si vuole avere una concreta prospettiva di vederlo passare (grazie al supporto dei 10 Senatori Repubblicani).
Si avvicina così in un contesto di incertezza, la scadenza che si erano imposti i negoziatori per raggiungere un accordo definitivo entro lunedì prossimo.
In questo contesto alcuni Senatori Democratici si stanno preparando in silenzio al piano B: ovvero quello di un progetto di budget reconciliation da 4.100 miliardi complessivi, che permetterà di approvare con i soli voti Democratici anche la parte sulle infrastrutture fisiche, oltre alle altre priorità politiche dei Democratici sulla spesa sociale e familiare.
Le altre notizie della settimana
Fra i repubblicani crescono gli appelli alla vaccinazione, anche negli ambienti più conservatori. Il tutto mentre la variante Delta sta facendo crescere il numero dei contagi nel paese, soprattutto in quelle aree dove il tasso di adesione al vaccino è più basso. Nel mentre crescono le voci di esperti che vorrebbero una terza dose per rinforzare la protezione in anziani ed immunocompromessi.
Biden si è recato ad Arlington, in Virginia, per il suo primo comizio a supporto del candidato democratico al ruolo di Governatore, Terry McAuliffe, paragonando il suo sfidante (Glenn Youngkin) all’ex-Presidente Donald Trump e senza mai citarlo per nome. La strategia democratica è quella di far apparire Youngkin come un candidato subordinato a Trump, in uno stato che l’ex presidente ha perso di 10 punti e dove è ancora oggi molto impopolare.
Il team di baseball Cleveland Indians ha annunciato di aver cambiato il proprio nome in “Guardians”, dopo le proteste anti razziste seguite alla morte di George Floyd ed anni di contestazioni da parte dei nativi americani. Il precedente nome Indians infatti era considerato come offensivo da parte delle organizzazioni nativo americane.
Il Procuratore Generale del Mississippi, il repubblicano Lynn Fitch, ha chiesto ufficialmente alla Corte Suprema degli Stati Uniti di rovesciare la sentenza Roe v. Wade del 1973 che ha legalizzato l'aborto in tutti gli Stati Uniti, ed in questo modo di consentire al Mississippi di procedere con la sua legge statale che vieta l'aborto dopo 15 settimane di gravidanza.
Il presidente Joe Biden ieri ha difeso l'ostruzionismo al Senato anche se allo stesso tempo ha ribadito di considerarla una reliquia di Jim Crow. "Non c'è motivo per proteggerlo se non per evitare di gettare l'intero Congresso nel caos e non si farà nulla", ha detto parlando in un town hall della CNN. "Non si farà nulla".
Il Consiglio Supremo Nazionale di Sicurezza iraniano ha bocciato la proposta di accordo sul nucleare con gli Stati Uniti in discussione negli ultimi mesi a Vienna. Lo ha annunciato un portavoce del governo iraniano.
Il governo canadese ha annunciato che dal prossimo 9 agosto il confine con gli Stati Uniti sarà aperto per i viaggi non essenziali alle persone che hanno completato il ciclo vaccinale.
Per questa settimana è tutto. Grazie di averci letto. Se la newsletter ti è piaciuta condividila.
Ci trovi anche su