Cosa accadrebbe se Trump venisse condannato
Potrebbe candidarsi? E potrebbe essere eletto? E a quel punto governerebbe dalla prigione?
Donald Trump potrà candidarsi se sarà arrestato?
C'è sempre Donald Trump al centro del dibattito politico americano: il tycoon, infatti, è il grande favorito per la vittoria delle primarie del Partito Repubblicano, ed al momento i sondaggi dicono che sarà lui a sfidare Joe Biden nelle elezioni presidenziali in programma nel novembre 2024. Sulla sua testa, però, pesa la grande incognita relativa alle indagini giudiziarie, che potrebbero compromettere parte della sua campagna elettorale.
Ma cosa dovesse accadere nel caso in cui Donald Trump venisse arrestato? E, soprattutto, il tycoon potrebbe correre comunque nelle elezioni ed, eventualmente, esercitare i suoi poteri da presidente? Prima di rispondere alla domanda, è bene ricordare come l'ex inquilino della Casa Bianca sia al momento al centro di ben quattro processi: due a livello federale (relativi all'assalto al Congresso avvenuto il 6 gennaio 2021 e alla detenzione illegale di documenti riservati), uno nello stato di New York (per la falsificazione di alcuni documenti legali) ed uno in Georgia (riguardante il tentativo di rovesciare il risultato delle elezioni 2020).
Proprio per quanto riguarda il caso tenuto a New York, inoltre, questa settimana Donald Trump è stato chiamato a difendersi davanti alla Corte ed ha ribadito la sua innocenza. Il tycoon ha infatti affermato che il procuratore generale di New York, Letitia James, dovrebbe "abbandonare" la sua causa perché "non ha alcuna prova". L'ex presidente ha infatti sottolineato come durante il suo mandato alla Casa Bianca non fosse lui a gestire direttamente la Trump Organization (al centro delle indagini), in quanto preso da impegni istituzionali.
Ma cosa accadrebbe, dunque, se queste indagini dovessero concludersi con una condanna? La Costituzione americana, da questo punto di vista, impone pochi limiti: gli unici requisiti per candidarsi alla presidenza sono l'aver compiuto 35 anni, essere cittadini americani fin dalla nascita ed aver risieduto negli Stati Uniti nei quattordici anni precedenti. Sebbene ci siano alcuni stati che impediscano a persone condannate di correre per cariche locali, dunque, non vi è nessun divieto a livello federale.
Come sottolineato dal New York Times, alcuni stati potrebbero effettivamente approvare leggi che impedirebbero la presenza sulla scheda elettorale di candidati condannati o arrestati, ma questa decisione sarebbe poi soggetta a numerose battaglie legali e difficilmente entrerebbe in vigore nel 2024. Lo stesso giornale, infatti, ha sottolineato come qualcosa di simile sia avvenuto con una norma approvata nel 2019 in California, che imponeva ai candidati di presentare le loro dichiarazioni dei redditi per poter apparire sulla scheda delle primarie, poi bloccata però dalla Corte Suprema statale.
Parlando a BusinessInsider.com, Michael Gerahrd (professore di Diritto Costituzionale presso l’Università della North Carolina) ha infatti specificato: “Anche qualora il presidente dovesse essere in carcere durante le prossime elezioni, questo non potrebbe impedirgli di correre". A riguardo ci sono anche dei precedenti: nel 1920 il candidato socialista, Eugene Debs, fu incarcerato proprio durante le elezioni, in quanto accusato di tradimento per la sua opposizione all’ingresso degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, ma poté comunque correre e prese circa il 3.5% nel voto popolare. Anche nel 1992 un candidato minore, Lyndon LaRouche, corse per l’Economic Recovery Party nonostante fosse in prigione, ma in quel caso raccolse solamente 26.334 voti.
Nonostante a livello legale nulla impedirebbe a Donald Trump di correre da incarcerato, una campagna elettorale di questo tipo sarebbe comunque molto complicata. Quasi tutti gli esperti legali sono concordi nel riconoscere che al candidato spetterebbero le stesse condizioni degli altri prigionieri, fattore che limiterebbe notevolmente le sue possibilità di comunicazione e di partecipare a comizi ed eventi pubblici.
Laurence Tribe, docente di diritto costituzionale ad Harvard, ha sottolineato (sempre intervistato da Business Insider) come Trump potrebbe svolgere comunque dalla prigione gran parte delle sue funzioni istituzionali, dal momento che non è richiesto che il presidente abbia il suo ufficio necessariamente all'interno della Casa Bianca. L'unica cosa obbligatoria è partecipare periodicamente ai lavori del Congresso, ma questo in passato è stato svolto anche a distanza, ad esempio con l'uso di lettere lette poi a Capitol Hill.
Vi è, certamente, la possibilità che venga applicato su di lui il 25esimo emendamento, che toglie il potere presidenziale in caso di impossibilità di svolgere correttamente il mandato, ma in questo caso servirebbe un voto di diversi esponenti Repubblicani ed è difficile che questo arrivi. Lo stesso GOP potrebbe invocare la possibilità che Trump venga scarcerato proprio per poter assolvere il dovere costituzionale di svolgere il proprio mandato da presidente.
Altre incognite riguardano l'uso del potere di grazia che spetta al presidente: diversi esperti hanno espresso preoccupazioni legate al fatto che Trump possa utilizzarlo su sé stesso (qualora venisse condannato per uno dei due casi federali ed allo stesso tempo eletto), ma dal momento che questo non è mai accaduto vi è il dubbio che dal punto di vista legale questo sia possibile.
Le altre notizie della settimana
● Nella giornata di venerdì si è concluso il periodo in cui era stato sospeso il pagamento delle rate dei debiti studenteschi, iniziato nel marzo 2020 come forma di assistenza durante la pandemia. Di cosa sono i debiti studenteschi e del peso che hanno sulle nuove generazioni avevamo parlato in un vecchio numero della nostra newsletter.
La scorsa settimana, in ogni caso, l’Amministrazione Biden aveva annunciato un piano per rendere meno gravoso il pagamento delle rate.
● Il presidente Biden ha annunciato la volontà di svolgere un viaggio in Florida nelle zone devastate dall'uragano Idalia. L’inquilino della Casa Bianca ha avuto anche una conversazione telefonica con il governatore dello stato Ron DeSantis, candidato Repubblicano alle elezioni del 2024.
Nella chiamata il presidente ha anche affermato di voler mettere a disposizione tutte le risorse federali possibili per aiutare la popolazione della Florida.
● Il giudice della Corte Suprema, Clarence Thomas, ha reso pubblici i dati relativi a tre viaggi donati dal miliardario Harlan Crow. La scelta è stata fatta dopo che per mesi intorno alla vicenda erano state sollevate numerose polemiche, con diversi membri del Congresso che avevano promosso norme che regolassero dal punto di vista etico il comportamento dei giudici.
In ogni caso, Thomas ha reclamato la correttezza della sua condotta, definendo Crow un amico.
● Proseguono i tentativi portati avanti dall’amministrazione Biden per aumentare la sicurezza al confine meridionale: il segretario alla difesa Lloyd Austin ha approvato l’estensione di personale per dare manforte agli agenti di frontiera e limitare l’afflusso di migranti.
● Il sindaco di Miami Francis Suarez, unico latino americano tra i candidati repubblicani alla presidenza, ha annunciato il ritiro della sua (piuttosto anonima) campagna per la candidatura repubblicana alle presidenziali del 2024.