Cosa c'è nella grande legge di Trump?
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo della grande legge con tutte le priorità del Partito Repubblicano voluta da Trump
Donald Trump ha ottenuto il suo primo grande successo politico del secondo mandato: il Congresso ha approvato in via definitiva il One Big Beautiful Bill, il pacchetto legislativo che racchiude le principali priorità del Partito Repubblicano. Oltre a rendere permanenti i tagli fiscali introdotti nel 2017, la legge prevede ulteriori sgravi, nuove misure contro l’immigrazione irregolare e significative riduzioni della spesa pubblica, in particolare in ambito sanitario. Il percorso verso l’approvazione, però, è stato tutt’altro che lineare. La settimana si era aperta con forti tensioni al Senato, dove sono emerse divisioni all’interno della stessa maggioranza del GOP. Alcuni senatori hanno sollevato dubbi sulla cancellazione degli investimenti green dell’amministrazione Biden, che avevano favorito l’occupazione in diversi stati a guida Repubblicana. Altri, più moderati, si sono detti contrari ai tagli a Medicare, mentre l’ala più radicale del partito chiedeva interventi ancora più drastici.
Il caso più clamoroso è stato quello di Thom Tillis, senatore della North Carolina, che dopo un aspro scontro con Trump – colpevole di aver minacciato pubblicamente di sostenere un suo sfidante alle primarie – ha annunciato che non si ricandiderà. La senatrice dell’Alaska, Lisa Murkowski, pur ribadendo le sue critiche su alcuni punti della legge, ha infine espresso parere favorevole dopo aver ottenuto l’approvazione di un emendamento che destina fondi aggiuntivi al suo Stato. Alla fine, tre senatori Repubblicani – Rand Paul (Kentucky), lo stesso Tillis e Susan Collins (Maine) – hanno votato contro il provvedimento, schierandosi con i Democratici. Il disegno di legge è comunque passato grazie al voto decisivo del vicepresidente JD Vance. Alla Camera la situazione non è stata più semplice: l’approvazione finale è arrivata dopo una maratona notturna durata oltre 14 ore, durante la quale i leader del GOP hanno cercato in tutti i modi di convincere i deputati esitanti. Uno dei voti procedurali ha segnato un nuovo record: 7 ore e 24 minuti, la votazione più lunga mai registrata nella storia dell’aula.
Foto: Casa Bianca
A rendere ancora più accesa la sessione è stato l’intervento del leader della minoranza Dem, Hakeem Jeffries, che ha tenuto un discorso di protesta durato 8 ore e 44 minuti, superando il precedente record stabilito da Kevin McCarthy nel 2021. Nel suo intervento, ha raccontato decine di storie di beneficiari di Medicaid in tutto il Paese e ha promesso che i democratici riconquisteranno la maggioranza alla Camera nelle midterm del prossimo anno. A sbloccare definitivamente la situazione è stata un’intensa attività di lobbying organizzata dalla Casa Bianca: Trump e Vance hanno incontrato, nella mattinata di giovedì, diversi deputati Repubblicani riluttanti. Nel pomeriggio, anche il direttore del bilancio Russ Vought e altri funzionari economici si sono recati al Campidoglio per fare pressione sui più indecisi. La fase decisiva è arrivata intorno all’una di notte, quando il presidente ha partecipato a una telefonata privata con un gruppo di oppositori riuniti in una sala adiacente all’aula della Camera. È stata la mossa che ha chiuso il cerchio, garantendo al tycoon la sua prima, simbolica, grande vittoria di questo nuovo ciclo politico.
Cosa è incluso nella legge
Il One Big Beautiful Bill approvato dal Congresso è un provvedimento di circa 900 pagine che tocca un’ampia gamma di temi: dal fisco alla sicurezza, dall’immigrazione alla spesa sociale. Del tema più delicato, ovvero i tagli all’assistenza sanitaria, parleremo nel prossimo paragrafo. In questo è bene specificare che, tra i punti chiave, c’è l’estensione e la stabilizzazione dei tagli fiscali introdotti nel 2017, che diventano ora permanenti. Viene inoltre aumentata la deduzione standard per i contribuenti, introdotte agevolazioni su straordinari e mance e potenziato il credito d’imposta per i figli, che passa da 2.000 a 2.200 dollari annui. Il tetto alla deducibilità delle tasse statali e locali (SALT) viene innalzato da 10.000 a 40.000 dollari per cinque anni, misura chiave per i Repubblicani eletti negli stati ad alta tassazione. Un nuovo sgravio è previsto per i pensionati con redditi inferiori a 75.000 dollari, mentre si mantiene la promessa di non tassare i benefici previdenziali. Sul fronte imprenditoriale, le aziende potranno continuare a dedurre immediatamente i costi di attrezzature e ricerca.
Una parte consistente della legge è dedicata alla sicurezza nazionale e all’immigrazione, con un piano da oltre 350 miliardi di dollari che finanzia il completamento del muro al confine con il Messico, la costruzione di nuovi centri di detenzione (fino a 100.000 posti letto), l’assunzione di 10.000 nuovi agenti ICE con bonus di ingresso da 10.000 dollari e un’espansione massiccia della Border Patrol. L’obiettivo dichiarato dalla Casa Bianca è raggiungere un milione di deportazioni l’anno. Il provvedimento introduce anche nuove tasse e oneri per gli immigrati, tra cui una tassa minima di 100 dollari per la richiesta di asilo. Viene inoltre alzato a 64 anni (dai precedenti 54) il limite di età per i requisiti lavorativi legati all’accesso ai buoni alimentari (SNAP), con alcune eccezioni per genitori e per gli stati come Alaska e Hawaii che dimostrino un “impegno di buona fede” nell’applicazione delle nuove regole. Il provvedimento taglia infine buona parte degli incentivi alle energie rinnovabili introdotti sotto Biden, ponendo fine già da quest’anno a crediti per auto elettriche e pannelli solari, mentre si espandono quelli per il carbone metallurgico.
Oltre agli interventi più noti, il pacchetto contiene numerose misure aggiuntive. Viene ad esempio creato un nuovo conto di risparmio per i minori, chiamato Trump Account, con un possibile deposito iniziale da parte del Tesoro fino a 1.000 dollari. Vengono stanziati 40 milioni per il “Giardino nazionale degli eroi americani”, fortemente voluto da Trump, e introdotte nuove tasse su rimesse internazionali e patrimoni universitari. Un’imposta da 200 dollari su silenziatori e armi corte viene invece eliminata.
Cosa cambierebbe per l'assistenza sanitaria
Il disegno di legge repubblicano rappresenta la più drastica riduzione del programma Medicaid dalla sua creazione nel 1965. La misura prevede circa 1.000 miliardi di tagli nei prossimi dieci anni: un colpo diretto a un pilastro della rete di sicurezza sociale che oggi garantisce copertura sanitaria a oltre 70 milioni di americani a basso reddito, incluse famiglie con bambini, persone con disabilità, anziani e lavoratori precari. Secondo il Congressional Budget Office (CBO), quasi 12 milioni di persone perderanno la copertura entro il 2034. La Casa Bianca parla di “razionalizzazioni” per colpire sprechi e abusi, ma analisti indipendenti e alcuni senatori Repubblicani smentiscono questa lettura: le riduzioni colpiranno beneficiari reali, soprattutto nelle comunità più povere. Il senatore Thom Tillis ha definito la misura un tradimento delle promesse fatte agli elettori vulnerabili, con gravi rischi sociali e politici.
Come sottolineato da The Hill, i tagli non si limitano a ridurre il numero di beneficiari, ma minacciano l’intero ecosistema sanitario. Per chi perderà la copertura, le conseguenze saranno immediate: cure rimandate, farmaci non acquistati, debiti sanitari e maggiore pressione sui pronto soccorso. Ma anche chi manterrà un’assicurazione potrebbe trovarsi senza accesso a strutture adeguate: molti ospedali e case di cura, già sotto stress finanziario, rischiano di chiudere. Il danno sarà particolarmente grave nelle zone rurali, dove Medicaid rappresenta spesso una fonte primaria di entrate. La legge limita anche l’uso delle cosiddette “provider taxes” – un meccanismo con cui gli stati ottengono più fondi federali – riducendo i rimborsi e aggravando le disuguaglianze. Anche se è stato approvato un fondo da 50 miliardi per gli ospedali rurali, il settore sanitario lo considera largamente insufficiente. Il risultato, secondo esperti e associazioni mediche, sarà un sistema più fragile, diseguale e disfunzionale.
Il bersaglio principale sembra essere l’espansione di Medicaid introdotta con l’Affordable Care Act (ACA). Sebbene il provvedimento non la abolisca formalmente, molte disposizioni colpiscono proprio quegli stati e quelle fasce di popolazione che ne hanno beneficiato. Le nuove restrizioni – come il tetto alle provider taxes e i requisiti di lavoro – renderanno più difficile per gli stati mantenere la copertura. Le categorie più esposte includono lavoratori a basso reddito, persone con disabilità e anziani che dipendono da Medicaid per accedere all’assistenza domiciliare o alle case di cura. Le donne con figli, soprattutto in aree rurali o in stati conservatori, rischiano di perdere l’unica forma di assistenza disponibile. Gli esperti avvertono che tagliare quasi 1.000 miliardi al programma avrà effetti a catena: meno servizi, più disuguaglianze e bilanci statali sotto pressione. Il tentativo di risparmiare oggi potrebbe costare
L’impatto sulle politiche green di Biden
Il New York Times ha elaborato una attenta analisi di un altro aspetto particolarmente delicato della legge, ovvero l'impatto che quest’ultima avrà sui numerosi investimenti fatti da Biden nel settore dell’energia green. Il provvedimento voluto dai repubblicani smantella gran parte delle agevolazioni fiscali che avevano favorito l’espansione delle rinnovabili negli ultimi anni. Gli incentivi per l’eolico e il solare — pilastri della strategia climatica di Biden — verranno drasticamente ridotti entro il 2026, mettendo a rischio centinaia di progetti in cantiere. Le aziende corrono ora per acquistare materiali prima della scadenza, ma secondo le stime il calo della capacità rinnovabile installata entro il 2035 potrebbe raggiungere il 50%. Anche il mercato dei veicoli elettrici subisce un duro colpo: gli incentivi all’acquisto, fino a 7.500 dollari, verranno eliminati entro settembre 2025, riducendo drasticamente la competitività dei veicoli elettrici americani rispetto a quelli cinesi ed europei.
Nonostante i colpi inferti all’energia pulita, la legge preserva alcuni incentivi introdotti durante l’amministrazione Biden per tecnologie come nucleare, geotermia, stoccaggio energetico e idrogeno pulito — settori ritenuti cruciali nella transizione energetica. Tuttavia, questi progetti richiedono tempi lunghi e affrontano ostacoli significativi, come i costi elevati e le incertezze normative. Anche l’industria manifatturiera americana rischia un brusco arresto: i crediti che premiavano l’utilizzo di componenti prodotti negli USA per auto elettriche e pannelli solari sono stati fortemente indeboliti, favorendo le importazioni cinesi.
I Repubblicani e la promessa (rinnegata) sul debito
Se approvare questa misura è stato tutt’altro che facile è anche perché, nel far passare questa legge, il Partito Repubblicano ha rinnegato una battaglia che a lungo aveva caratterizzato il GOP, quella contro la spesa pubblica e per la contrazione del debito. Le prime stime sottolineano che l’aumento di quest’ultimo dovrebbe oscillare fra i 3.000 e i 4.000 miliardi di dollari, anche se altre rilevazioni ipotizzano cifre addirittura superiori. Nella narrazione politica, la Casa Bianca ha usato un particolare artificio per giustificare questa scelta: dal momento che il taglio delle tasse è già in vigore e si tratterebbe solo di estendere la norma, questa non aggiungerebbe debito ulteriore, ma si tratta di un aspetto non vero dal momento che tale misura era in scadenza.
I Repubblicani hanno giustificato questa scelta sottolineando che le conseguenze di un mancato rinnovo del taglio delle tasse sarebbero state ben peggiori. Il Senate Budget Committee Chairman Lindsey Graham, intervenendo nel dibattito, ha sottolineato: “È la scelta giusta per gli americani e per l’economia”. Non a caso, già a metà maggio, l’American Enterprise Institute aveva parlato in un articolo del Republicans’ Debt Delusion, sottolineando la differenza fra una narrazione attenta al controllo della spesa e la realtà dei fatti che la vedeva in aumento. Questo, inoltre, è stato anche uno dei fattori che ha portato alla rottura fra Trump ed Elon Musk, con quest’ultimo che ha esplicitamente minacciato di sfidare alle primarie i deputati che hanno votato a favore e ha lanciato proprio sabato sera il suo nuovo partito.
Ma alla fine… alle urne?
Per Donald Trump e il Partito Repubblicano si tratta senza dubbio di un successo politico. Restano però diverse incognite su quanto questo possa essere fruttuoso nelle urne: tutte le analisi, infatti, concordano sul fatto che a beneficiare di queste misure saranno soprattutto le fasce più ricche della popolazione, mentre quelle più fragili rischiano di pagare alcuni aspetti particolarmente delicati, in primis i tagli sulla sanità. Queste ultime, però, sono proprio quelle che il tycoon è riuscito a corteggiare con maggior successo negli ultimi anni e che sono alla base dei trionfi che il GOP sta portando avanti nell’ultimo decennio. Nel 2024, del resto, il presidente è riuscito a vincere puntando fortissimo sul voto delle persone bianche a basso reddito, ma ha recuperato anche nelle minoranze, soprattutto per quanto riguarda gli ispanici.
Questo aspetto è stato ben sottolineato da un editoriale su POLITICO a cura di Charlie Mahtesian, secondo cui Trump “ha frantumato la coalizione che aveva sostenuto Obama e accelerato una riorganizzazione politica su base classista, tale da poter sovvertire convenzioni radicate da quasi un secolo. La sua vittoria più recente è stata resa possibile da una coalizione elettorale più diversificata sul piano razziale ed etnico rispetto alle due campagne precedenti. Si tratta di risultati che la maggior parte dei presidenti può solo sognare. Eppure, il fulcro dell’agenda legislativa di Trump non fa quasi nulla per sfruttare tutto questo a favore di una maggioranza di governo MAGA duratura”. L’aspetto che veramente va incontro alle richieste della popolazione è l’inasprimento dei controlli alla frontiera, ma è abbastanza evidente come manchi qualcosa per tenere insieme tutte quelle fasce di elettorato che per la prima volta si erano avvicinate al partito.
Molte di queste misure, inoltre, sono abbastanza impopolari, come confermano gli stessi sondaggi. Non è un caso, scrive del resto il New York Times, che i Repubblicani abbiano costruito la legge in modo da posticipare l’entrata in vigore di molte misure più impattanti a dopo le midterm, cercando così di evitare un contraccolpo immediato. Inoltre, Trump ha negato apertamente che la riforma tagli Medicaid, parlando solo di “eliminazione degli sprechi, delle frodi e degli abusi”. Ma queste rassicurazioni rischiano di non bastare, soprattutto in un contesto economico ancora incerto e con un’opposizione democratica pronta a sfruttare ogni malcontento per riguadagnare terreno. Alcuni Democratici sperano che l’effetto boomerang sia simile a quello del 2017, quando il tentativo fallito di abolire l’Obamacare rafforzò la popolarità della riforma sanitaria e contribuì alla riconquista della Camera da parte del Partito Democratico.
Le altre notizie della settimana
Accordo commerciale tra Stati Uniti e Vietnam: il presidente Trump ha annunciato un'intesa che riduce i dazi sulle esportazioni vietnamite dal 46% al 20%, in cambio dell’accesso preferenziale al mercato vietnamita per i beni americani. L’intesa, frutto di settimane di trattative, arriva in un momento cruciale per Hanoi, fortemente dipendente dall’export verso gli USA. Il Vietnam ha adottato una strategia prudente, definita “diplomazia del bambù”, evitando lo scontro diretto e accogliendo alcune richieste statunitensi, incluso un progetto della Trump Organization.
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Una devastante inondazione ha colpito il Texas, causando almeno 52 vittime, di cui 43 nella contea di Kerr. La piena improvvisa del fiume Guadalupe ha travolto l’area turistica nota come Flash Flood Alley. Tra i dispersi, 27 bambine di un campo estivo cristiano. Le autorità hanno avviato un’operazione di soccorso su vasta scala, mentre cresce la polemica per l’assenza di sistemi locali di allerta. Secondo gli esperti, l’evento è legato a condizioni meteorologiche estreme sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.
Donald Trump ha stipulato un accordo da 16 milioni di dollari da Paramount per ritirare una causa per diffamazione contro il programma 60 Minutes. In cambio, la rete pubblicherà le trascrizioni integrali delle interviste elettorali. Sebbene la causa fosse considerata legalmente debole, l’intesa arriva perché Paramount cerca l’ok dell’amministrazione per la fusione con Skydance, guidata da un sostenitore di Trump. La decisione ha creato forti tensioni interne a CBS News, sollevando dubbi sull’indipendenza editoriale della storica testata.