Cosa ci lascia il dibattito fra i candidati alla vice-presidenza?
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo del dibattito fra i candidati alla vice-presidenza e di alcuni sondaggi riguardanti la presa di Harris su fasce di elettorato democratico.
Il dibattito fra Walz e Vance
In settimana è andato in scena quello che, quasi sicuramente, è stato l’ultimo dibattito di questa campagna elettorale, fra il governatore del Minnesota Tim Walz ed il senatore dell'Ohio JD Vance, rispettivamente il candidato Democratico e Repubblicano alla vicepresidenza degli Stati Uniti. In un numero speciale della nostra newsletter, uscito pochi giorni fa, abbiamo già riportato nel dettaglio tutti i contenuti del confronto, pubblicati in tempo reale la sera stessa dell’evento. Oggi cercheremo piuttosto di soffermarci sulle reazioni arrivate nelle giornate successive e, nel caso, evidenziare quali potrebbero essere i potenziali impatti sul prosieguo della corsa verso la Casa Bianca.
Anzitutto, va fatta una doverosa premessa. Il dibattito fra i candidati alla vicepresidenza, generalmente, sposta pochissimi voti. Come affermato a The Hill da Tim Kaine, il running mate di Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2016, “l'unica regola è proteggere la figura che guida il ticket. Il dibattito fra i papabili vicepresidenti non sposta nulla a meno che, appunto, non si protegge il candidato. L'unica cosa da non fare è lasciare senza risposta un attacco nei suoi confronti. Devi essere un portiere che cerca di fermare i tiri in porta contro il candidato di punta”.
La previsione di Kaine, nei fatti, si è rivelata azzeccata. Nessuno è andato particolarmente male (anzi, in realtà Vance ha offerto una performance decisamente migliore delle aspettative, visto che alla vigilia solo il 28% degli ascoltatori credeva che sarebbe stato lui ad avere la meglio), e proprio per questo di fatto la serata non dovrebbe muovere praticamente nulla nella campagna elettorale. Secondo la CNN, appena l’1% delle persone che hanno visto il dibattito, infatti, ha cambiato idea sulla scelta da fare a novembre, mentre un numero leggermente più alto (dall’8 al 14) ha dichiarato di poter quantomeno prendere in considerazione tale ipotesi.
Il primo aspetto che può essere interessante da notare, fattore ormai insolito per gli standard della politica americana, è il tono cordiale con cui si è svolto il dibattito. Entrambi i candidati hanno riservato i loro attacchi più duri non contro l’avversario sul palco, ma verso figure chiave come Donald Trump e Kamala Harris. Nello specifico, Vance, che partiva con un basso indice di popolarità, ha approfittato del confronto per ripulire la sua immagine, pur mostrando qualche difficoltà su alcuni temi caldi come la questione aborto. Il candidato Repubblicano ha infatti riconosciuto che il suo partito ha qualche problema nel guadagnare la fiducia degli elettori su questo argomento, distanziandosi dalla linea dura di parte del GOP e cercando di presentarsi come più moderato.
Tuttavia, subito dopo ha commesso un errore, negando di aver mai sostenuto un divieto nazionale sull’aborto, nonostante avesse in passato appoggiato l’idea, fattore che l'ha esposto a numerose critiche. Malgrado i tentativi di Vance di mostrarsi più conciliatore, poi, il dibattito si è fatto teso quando si è discusso delle elezioni del 2020. Il candidato Repubblicano ha cercato di difendere Trump dalle polemiche riguardanti il suo atteggiamento nei giorni successivi al voto affermando come il tycoon avrebbe "pacificamente" trasferito il potere il 20 gennaio 2021, senza fare alcun riferimento alle menzogne dell'ex presidente e alla violenza del 6 gennaio. Walz ha colto l’occasione per sottolineare: "La mia preoccupazione è: dov’è la linea di demarcazione con Donald Trump? Dove si ferma, se sa di poter fare qualsiasi cosa, incluso rubare un’elezione, e il suo vicepresidente non si oppone?". Secondo Vox, questo è stato uno dei momenti più importanti del dibattito, ed è quello in cui Walz è andato meglio.
Spesso, inoltre, Vance ha faticato a scendere nel dettaglio su parecchi temi, ricordando anche al conduttore la regola di non effettuare fact-checking quando questo stava incalzando su alcune dichiarazioni false (come ammesso anche da Vance) in relazione alle voci per cui alcuni immigrati avrebbero mangiato animali domestici a Springfield, in Ohio. Anche Walz, dal canto suo, ha avuto alcuni momenti difficili. È apparso nervoso all'inizio del dibattito, mostrandosi debole su temi delicati come quelli relativi all’economia o all’inflazione, e ha avuto probabilmente il momento peggiore della serata quando non è stato in grado di spiegare perché aveva falsamente affermato di essere stato a Hong Kong durante il massacro di Piazza Tienanmen. Il candidato non è sembrato inoltre in grado di difendere Kamala Harris su diverse tematiche cruciali, pur crescendo con il passare dei minuti.
Ma quindi, in questo scenario, chi ha vinto il dibattito? Entrambi hanno avuto diversi punti di forza e momenti in cui sono apparsi più in difficoltà. Nel complesso, Vance ha fatto una buona impressione, anche in relazione alle basse aspettative della vigilia. La sensazione degli ascoltatori, in ogni caso, è stata quella di un sostanziale pareggio: secondo la CBS, il 42% degli telespettatori assegnava la vittoria al candidato del GOP, mentre il 41% ha valutato positivamente Walz. La buona prova di Vance è stata notata anche da alcuni democratici: “È decisamente migliore rispetto a Trump nei dibattiti”, ha detto ad esempio la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer.
Walz è apparso più convincente sulle tematiche dell’aborto e della sanità, mentre il Repubblicano è andato meglio su economia e immigrazione. Un aspetto interessante è stato il fatto per cui entrambi hanno migliorato la propria immagine, dato che il numero di elettori che guardano a loro in maniera favorevole è aumentato sia per l'uno che per l'altro.
Harris in difficoltà con parti del suo elettorato
Manca sempre meno al voto di novembre, e ormai è un susseguirsi di sondaggi e analisi che cercano di fotografare la situazione. Nel numero della scorsa settimana abbiamo cercato di analizzare, in modo dettagliato, come orientarsi nel leggere le varie rilevazioni. Questa volta, invece, cercheremo di mettere a fuoco alcuni gruppi sociali che potrebbero rivelarsi decisivi. Al momento, infatti, Kamala Harris appare leggermente favorita rispetto all'ex Presidente Donald Trump, ma quest'ultimo sta guadagnando terreno in alcuni settori di elettorato tradizionalmente democratici.
Secondo un sondaggio condotto da NBC News, Telemundo e CNBC, Harris è in vantaggio su Trump tra i latinoamericani con un margine del 54% contro il 40%, con un divario che sarebbe il più basso nelle recenti elezioni presidenziali. Per avere un confronto, Hillary Clinton vinse con circa 50 punti di vantaggio, mentre Biden con 36. Questo è un segnale d'allarme per i Democratici, poiché i latinos costituiscono una delle fasce elettorali in più rapida crescita, rappresentando circa metà dell'aumento dei nuovi elettori idonei. Inoltre, nel 2024, costituiranno il 15% dell'elettorato totale, una cifra record, che li renderà decisivi in stati come Arizona e Nevada.
Un altro dato significativo è il supporto di Trump tra le famiglie dei lavoratori sindacalizzati. Secondo Harry Enten di CNN, qui Harris ha solo un vantaggio di 9 punti sul suo sfidante, il peggior risultato per un democratico negli ultimi 30 anni. Il tycoon gode infatti di un forte sostegno tra la classe operaia, con un margine di 31 punti tra i laureati delle scuole professionali e un miglioramento di 17 punti tra gli elettori non bianchi senza un titolo universitario rispetto al 2020. Il mancato endorsement dell'importante sindacato Teamsters, dopo sondaggi interni che rivelavano come la maggioranza dei suoi membri sostenesse Trump, ha alimentato le preoccupazioni della Casa Bianca.
Un altro gruppo sociale che sta creando più di un grattacapo a Kamala Harris è quello degli arabo-americani. Un sondaggio condotto dall’Arab American Institute mostra come Donald Trump sia avanti in questa porzione di elettorato, che normalmente vota con ampio vantaggio per i Democratici: nel 2020, più del 60% delle preferenze finì a Joe Biden. A pesare, secondo molti analisti, è soprattutto il modo in cui l’amministrazione uscente ha gestito la questione della guerra a Gaza e il supporto per Israele, che potrebbe costare parecchi voti in stati delicati come il Michigan, dove è forte la presenza araba.
In risposta a questo sondaggio, però, nella giornata di venerdì è stato lanciato il gruppo Arab Americans for Harris-Walz, con l’intento di aiutare la candidata Democratica in questo elettorato. In questo gruppo sono entrati molti esponenti del movimento uncommitted, che durante le elezioni primarie si è impegnato per non far votare Joe Biden in segno di protesta. "Ci rivolgiamo a voi come colleghi arabi, molti di noi un tempo elettori uncommitted, chiedendovi di unirvi a noi nell'impegno per il progresso. A quasi un mese dalle elezioni, stiamo rendendo chiara la nostra scelta: questo novembre, sosterremo il Vicepresidente Kamala Harris e il Governatore Tim Walz”, ha affermato il gruppo in una nota agli arabi americani.
Ma cosa dicono i sondaggi?
Se questo è lo scenario, va comunque detto che i sondaggi si stanno cristallizzando indicando un lieve vantaggio a favore di Kamala Harris. Nonostante la situazione sia in sostanziale equilibrio ed è davvero difficile prevedere chi potrà vincere, è comunque importante sottolineare come l’attuale vicepresidente sia ormai stabilmente davanti nel Midwest, regione chiave per poter conquistare la Casa Bianca. Qualora i Dem dovessero ottenere il successo in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania, infatti, sarebbero certi di aver raggiunto il numero di delegati necessari per assicurarsi la vittoria.
Veniamo però ai sondaggi. La media a livello nazionale, elaborata da Elezioni USA 2024, mostra infatti come Kamala Harris sia al 49.9% (48.4%-51.3% considerando il margine di errore), mentre Donald Trump al 46.2% (44.8%-47.7%). Rispetto a una settimana fa, la candidata Democratica perde 0.1 punti, mentre il suo sfidante ne guadagna 0.4. La nostra media considera tutte le rilevazioni, pensandole per quando sono state fatte e assegnando maggiore importanza a quelle più recenti. Diamo inoltre maggior peso ai sondaggi con campioni più grandi, a quelli svolti da istituti più affidabili e a quelli che si basano sugli elettori probabili (rispetto agli elettori registrati).
Di seguito i risultati nei principali Stati (tra parentesi il dato di sette giorni fa):
• Minnesota: Harris 49.6%, Trump 43.7% → Harris +5.9 (H +5.9)
• Wisconsin: Harris 49.9%, Trump 47.7% → Harris +2.2 (H +2.1)
• Michigan: Harris 48.8%, Trump 47.3% → Harris +1.5 (H +2)
• Nevada: Harris 48.8%, Trump 47.3% → Harris +1.5 (H +1.9)
• Pennsylvania: Harris 49.1%, Trump 48% → Harris +1.1 (H +1.3)
• North Carolina: Harris 48.2%, Trump 48.9% → Trump +0.7 (T +0.6)
• Georgia: Harris 47.8%, Trump 49% → Trump +1.2 (T +0.8)
• Arizona: Harris 47.6%, Trump 48.9% → Trump +1.2 (T +1.2)
• Florida: Harris 46.4%, Trump 49.4% → Trump +3.1 (T +3.1)
Per essere fuori dal margine di incertezza, tra il dato di Harris e quello di Trump o viceversa devono esserci circa 7/8 punti. Se la differenza è minore, invece, gli intervalli si sovrappongono parzialmente e aumenta la possibilità che possa vincere il candidato dato attualmente al secondo posto. Questo ampio margine di incertezza è dovuto alla dimensione relativamente piccola dei campioni utilizzati nei sondaggi statali, che tradizionalmente includono solo 600-800 persone. La minore numerosità del campione aumenta il margine di errore, rendendo i risultati meno precisi rispetto ai sondaggi nazionali che generalmente utilizzano campioni più ampi.
Le altre notizie della settimana
Nella corsa alle presidenziali del 2024, sia Kamala Harris che Donald Trump stanno intensificando gli sforzi per conquistare il voto della Generazione Z, un gruppo chiave negli stati in bilico. Harris (che va forte soprattutto nelle università) ha triplicato il suo vantaggio su Trump tra i giovani elettori, almeno secondo un recente sondaggio dell’Harvard Institute of Politics. Il suo team sta investendo pesantemente in organizzatori giovanili e campagne mirate nelle università, con l’obiettivo di rafforzare la partecipazione di questi elettori.
Dall’altra parte, il team di Trump punta a sfruttare l'insoddisfazione dei giovani per l’economia e l’immigrazione. La campagna ha ottenuto visibilità con eventi come la sua visita all’Università dell’Alabama, generando milioni di visualizzazioni online. Anche gruppi conservatori come Turning Point Action stanno supportando gli sforzi di Trump per raggiungere gli elettori più giovani.
Kamala Harris ha tenuto un comizio in Wisconsin al fianco di Liz Cheney, figlia del vicepresidente Repubblicano negli anni dell'amministrazione Bush e in passato esponente di spicco del GOP. Insieme al padre, rappresenta una delle figure dello stesso partito che hanno deciso di schierarsi contro Donald Trump e appoggiare lo schieramento opposto.
La International Longshoremen’s Association (I.L.A.) ha accettato di sospendere uno sciopero che aveva chiuso importanti porti sulla costa est e del golfo degli Stati Uniti. La decisione è stata presa dopo che i datori di lavoro, rappresentati dalla United States Maritime Alliance, hanno migliorato la loro offerta salariale, proponendo ai dipendenti un aumento del 62% su un contratto di sei anni, maggiore rispetto al 40% inizialmente offerto.
Il sindacato, che rappresenta circa 45.000 lavoratori, aveva avviato lo sciopero martedì, minacciando di pesare sull’economia nazionale a cinque settimane dalle elezioni. Il presidente Biden ha commentato positivamente l’accordo, sottolineando il ruolo della Casa Bianca (che si era rifiutata di esercitare una norma che avrebbe posto fine alle mobilitazioni) nel favorire le trattative, culminate con un’intensa mediazione.
Nel corso dell’ultima settimana, una parte della costa orientale degli Stati Uniti è stata colpita dal violentissimo uragano Helena, il più forte dai tempi di Katrina, che nel 2005 fece 1800 morti. Questa volta il numero di decessi supera quota 200, con diversi dispersi e quasi 800.000 persone senza elettricità. Il presidente Joe Biden si è recato sul posto per seguire la vicenda, con Kamala Harris che ha sospeso momentaneamente la sua campagna elettorale per poter svolgere il suo ruolo all’interno dell’amministrazione.