Cosa contiene il pacchetto sulle infrastrutture che Biden firmerà domani
Cosa contiene il pacchetto sulle infrastrutture che Biden firmerà domani, i Repubblicani nel mirino della commissione sul 6 gennaio e l'accordo alla COP26
Cosa contiene il pacchetto sulle infrastrutture che Biden firmerà domani
Uno dei primi grandi provvedimenti legislativi di Joe Biden è prossimo alla meta: nella giornata di domani, infatti, il presidente firmerà il pacchetto sulle infrastrutture, di recente approvato dal Congresso grazie al supporto di alcuni esponenti repubblicani. Si tratta dunque di un importante misura bipartisan dal costo complessivo di 1.200 miliari, di cui 550 miliardi di nuovi investimenti. Ma cosa contiene al suo interno?
Anzitutto un imponente investimento di 110 miliardi di dollari per strade, ponti e grandi progetti infrastrutturali, elemento che rappresenta una assoluta priorità per gli Stati Uniti. Già in un vecchio numero di questa newsletter, infatti, avevamo evidenziato come la situazione americana del settore fosse precaria e necessitasse di un corposo intervento federale. Rientrano in questo i 16 miliardi stanziati per nuovi progetti che, a detta della Casa Bianca, sarebbero troppo grandi o complessi per i normali piani d'investimento.
Previsti anche 40 miliardi per la riparazione dei ponti, 11 per la sicurezza stradale (con particolare attenzione anche per ciclisti e pedoni) e uno per rendere più accessibile la comunicazione verso le grandi reti infrastrutturali per quei quartieri che spesso ne sono tagliati fuori, dove in genere vivono le minoranze o le fasce più fragili della popolazione.
Particolare attenzione è stata rivolta, inoltre, nei confronti del trasporto pubblico con uno stanziamento da 39 miliardi di dollari. Stando a quanto riferito dalla CNN, i fondi sarebbero volti alla riparazione e al miglioramento delle strutture esistenti, rendendo le stazioni accessibili a tutti gli utenti e modernizzando le flotte di treni o autobus. Previsti inoltre 66 miliardi di dollari per treni passeggeri e merci: sono fondi che servirebbero a modernizzare le linee portandole al livello degli altri paesi del mondo occidentale.
Stanziati 65 miliardi di dollari per migliorare la rete internet a banda larga, mirando inoltre a ridurre il prezzo pagato dalle famiglie per poter usufruire del servizio internet. L’obiettivo è quello di creare un programma federale per garantire il diritto alla connessione a tutte le famiglie di basso reddito. Presenti inoltre 17 miliardi in infrastrutture portuali e 25 negli aeroporti, anche per attutire la carenza di manodopera che ha causato diversi problemi all’economia americana. Stanziati anche 7.5 miliardi per autobus e traghetti a basse emissioni, oltre a numerosi fondi per dotare il paese di stazioni di ricarica per auto elettriche.
Una delle priorità riguarda anche l’ammodernamento della rete elettrica e idrica, con l’obiettivo di dotare l’intero paese di acqua pulita e potabile: i finanziamenti per questi settori superano i 100 miliardi. Un ultimo aspetto riguarda i 21 miliardi stanziati per bonificare i terreni minerari abbandonati.
Si tratta in ogni caso di cifre riviste al ribasso rispetto a quelle previste inizialmente da Biden, che escludono alcune priorità come l’aumento del salario minimo o il rafforzamento delle tutele sindacali, stralciati in sede di trattativa con i repubblicani. Doveroso ricordare, però, come alcune delle politiche prioritarie per la Casa Bianca siano destinate ad entrare poi nel secondo pacchetto, da approvare con i soli voti democratici e ben più ingente dal punto di vista economico, attualmente in discussione al Congresso.
I repubblicani nel mirino della Commissione d’inchiesta sui fatti del 6 gennaio
Stallo intorno alla richiesta formulata dalla Commissione del Congresso volta ad indagare sull'assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio, che vorrebbe accedere ai documenti necessari per far luce sul ruolo di Donald Trump negli eventi. La pubblicazione di questi era stata ordinata martedì da un giudice federale in nome dell’interesse pubblico per comprendere "gli eventi che hanno preceduto il 6 gennaio". Ma su ricorso dell'ex presidente una corte d'appello ha annunciato di aver concesso una "ingiunzione amministrativa" e ha fissato il dibattito tra le due parti per il 30 novembre. I tre giudici hanno però chiarito che tale decisione "non deve in nessun caso essere interpretata come una decisione nel merito" del caso.
Donald Trump, che nega ogni responsabilità per il tentato golpe, invoca il diritto dell'esecutivo di mantenere segrete determinate informazioni al fine di bloccare la divulgazione dei verbali dei suoi incontri o dell'elenco delle sue telefonate. Nel frattempo fanno però discutere alcune sue dichiarazioni. In un'intervista registrata con Jonathan Karl di ABC News, stata condivisa con Axios, l’ex presidente ha difeso, in maniera abbastanza chiara, i suoi sostenitori che hanno minacciato di "impiccare" Mike Pence durante l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio.
Guai in vista anche per Steve Bannon, l'ex capo stratega della Casa Bianca durante la presidenza Trump, che rischia l'arresto per oltraggio al Congresso, in virtù del suo non aver fornito i documenti richiesti dalla Commissione d'inchiesta.
Accordo raggiunto alla Cop26 di Glasgow
Raggiunto un accordo alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi in questi giorni a Glasgow: si tratta di un’intesa in extremis, dopo un lungo dibattito generato nelle ultime settimane, frutto di un compromesso al ribasso rispetto a quelle che erano le aspettative iniziali del vertice. Nelle ultime ore di incontri, infatti, il pressing dell’India ha portato l'ammorbidimento di alcune clausole relative all’abbandono dell’uso del carbone, facendo sostituire il termine “eliminazione” con “riduzione progressiva”, causando alcuni mal di pancia fra gli ambientalisti ma accettate all'unanimità per evitare quello che sarebbe stato un clamoroso fallimento.
Questo perché l’economia indiana risente molto del consumo del carbone, che occupa inoltre quattro milioni di persone. Nonostante questo, però, si tratta in ogni caso di un accordo importante, tant’è che Alok Sharma, il presidente britannico di Cop26, ha parlato di “giorno storico”; anche alcune associazioni ambientaliste hanno applaudito l'intesa. Soprattutto in virtù del riconosciuto impegno per mantenere l'aumento della temperatura terrestre entro 1.5 gradi.

Le altre notizie della settimana
Il Segretario di Stato repubblicano della Georgia, Brad Raffensperger, ha chiesto la commissione bipartisan per una riforma elettorale a livello federale. Si tratta di un esponente del GOP salito agli onori della cronaca per l’opposizione al tentativo operato da Donald Trump per rovesciare gli esiti del voto in uno degli stati chiave per la corsa presidenziale.
Nello stato, però, c’erano state polemiche anche a seguito delle elezioni per la carica di governatore nel 2018, quando la democratica Stacey Abrams aveva accusato il repubblicano Brian Kemp di aver ristretto le liste di voto.
Un tribunale statunitense ha dato l'approvazione definitiva al pagamento di oltre 600 milioni di dollari come risarcimento alle persone avvelenate dal piombo a causa della contaminazione del sistema idrico della città di Flint, in Michigan. La contaminazione avvenne perché nel 2014 il governatore Repubblicano decise che per risparmiare l'acqua andava presa dal fiume locale dove le aziende scaricavano i rifiuti e non dal lago Huron, avvelenando migliaia di persone.
La Nasa ha annunciato lo spostamento al 2025 della data fissata per il ritorno degli astronauti sulla Luna, nell’ottica del programma Artemis. Originariamente l’obiettivo era stato fissato da Donald Trump al 2024, ma in pochi ritenevano possibile centrare tale traguardo.
La deputata Liz Cheney, Repubblicana del Wyoming negli ultimi tempi fortemente critica nei confronti di Donald Trump, ha dichiarato che l'ex presidente è in guerra "con lo stato di diritto e la Costituzione" e che i parlamentari del Partito Repubblicano stando in silenzio lo stanno aiutando.
Jack Ciattarelli, candidato repubblicano alle ultime elezioni per la carica del governatore in New Jersey, ha annunciato la sua intenzione di correre nuovamente fra quattro anni. Pur essendo stato sconfitto, infatti, Ciattarelli ha ottenuto in ogni caso un ottimo risultato, riducendo di circa 10 punti il vantaggio con i democratici rispetto alle presidenziali di un anno fa.
Un’altra figura che ha annunciato la sua ricandidatura è Lisa Murkowski, che correrà per mantenere il suo seggio da senatrice dell’Alaska nel 2022. Si tratta di una figura importante, in quanto l’unica esponente repubblicana nella Upper House ad affrontare la sfida della rielezione fra quanti hanno votato per l’impeachment del presidente Trump.
Sempre a riguardo degli annunci di candidatura, il repubblicano del New Hampshire Chris Sununu ha affermato che intende correre nuovamente per la carica di governatore, rinunciando alla corsa per un seggio al Senato. Si tratta di una buona notizia per i democratici: i sondaggi davano infatti Sununu nettamente avanti nelle preferenze, con buone possibilità di flippare il seggio ora controllato da Meggie Hassan.
Continua a preoccupare la crescita dell’inflazione: i prezzi al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentati del +0,9% su base mensile e del +6,2% su base annuale nel mese di ottobre. Si tratta dell’aumento più alto da oltre 30 anni, un problema di natura anche politica, dato che i democratici puntano ad approvare un enorme pacchetto di spesa che rischia di far schizzare ancora più in alto il dato.
Per questa settimana è tutto. Grazie di averci letto. Se la newsletter ti è piaciuta condividila.
Ci trovi anche su