Cosa significa l’elezione di Trump per il clima?
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo di come il nuovo presidente americano potrebbe influenzare le politiche sul clima
Cosa significa l’elezione di Trump per il clima?
Durante il mandato di Joe Biden, le politiche ambientali negli Stati Uniti hanno subito un'accelerazione significativa, grazie soprattutto all'approvazione dell'Inflation Reduction Act (IRA) nel 2022. Questo provvedimento ha stanziato oltre 390 miliardi di dollari per incentivare lo sviluppo e l'adozione di tecnologie a basse emissioni. Attraverso crediti d’imposta, sussidi e investimenti, l'IRA ha promosso la transizione verso l'energia pulita, sostenendo settori strategici come i veicoli elettrici, le batterie avanzate, le fonti rinnovabili e gli edifici a elevata efficienza energetica.
Biden, inoltre, ha ripristinato le normative ambientali eliminate dalla precedente amministrazione e ha riaffermato il ruolo degli Stati Uniti come leader globale nella lotta al cambiamento climatico, riportando il paese nell'Accordo di Parigi e dimostrando un impegno concreto verso gli obiettivi climatici internazionali. La vittoria di Donald Trump, in questo scenario, segna un notevole passo indietro: tuttavia per il tycoon non sarà facile rovesciare completamente le politiche del suo predecessore. In questo numero, nello specifico, vedremo cosa potrà fare sul tema il nuovo presidente e dove potrebbe incontrare maggiori difficoltà.
Le prime mosse che farà Trump
Una delle primissime mosse di Donald Trump dovrebbe essere il ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi per il clima. Questo gesto, fortemente simbolico, segnerebbe un netto cambio di rotta rispetto all'amministrazione precedente, mettendo in discussione l'impegno americano nella lotta al cambiamento climatico. Tale decisione potrebbe avere implicazioni significative, non solo sul fronte interno, con un possibile aumento delle emissioni, ma anche a livello globale, indebolendo gli sforzi multilaterali per contenere il riscaldamento globale.
Trump ha giustificato questa scelta sostenendo che gli Accordi di Parigi penalizzano l'economia statunitense, imponendo costi elevati alle industrie e riducendo la competitività rispetto ad altri Paesi. Su questo, il presidente potrebbe incontrare ben poche difficoltà: nell’ultimo periodo anche compagnie che operano nel settore dei combustibili fossili, come ExxonMobil, hanno dichiarato che preferirebbero una permanenza americana negli accordi, ma questo potrebbe far poco nel frenare l’inquilino della Casa Bianca che appare deciso sul tema (operò in tal senso, del resto, già nel primo mandato, poi Biden è rientrato nell’intesa).
Altre mosse politiche che Donald Trump potrebbe fare sono l’espansione delle aree per l’estrazione di petrolio e gas, inclusi terreni federali e zone marine come il Golfo del Messico e l’Ovest americano. Particolare attenzione è rivolta al Rifugio Artico Nazionale in Alaska, già parzialmente aperto durante il suo primo mandato, dove potrebbero essere revocate le limitazioni imposte dall’amministrazione attuale. Inoltre, Trump intende indebolire le norme sulle emissioni delle centrali elettriche, eliminando le regole introdotte da Biden per ridurre i gas serra e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Infine, Trump potrebbe abolire la tassa sul metano, che penalizza le aziende petrolifere e del gas non conformi ai limiti sulle perdite di questo gas serra altamente dannoso.
Trump, inoltre, dovrebbe smantellare l’iniziativa Justice40 di Biden, un pilastro degli sforzi dell’amministrazione per la giustizia ambientale, che mirava a garantire che il 40% dei benefici degli investimenti federali sul clima andassero a comunità svantaggiate, maggiormente esposte all’inquinamento. L’amministrazione dovrebbe anche restringere le protezioni previste dall’Endangered Species Act, riducendo le tutele per oltre 1.000 piante e animali rari.
Anche le regole di divulgazione sul clima per le aziende saranno probabilmente abbandonate. Questi regolamenti, che obbligavano le imprese a rivelare i rischi e gli impatti legati al clima, erano stati sospesi a causa di sfide legali. Con la scelta di Trump per il segretario dell’energia proveniente dall’industria dei combustibili fossili, è improbabile che l’amministrazione ripristini queste misure, lasciando gli investitori con meno trasparenza sulle responsabilità ambientali delle imprese.
Anche i produttori di automobili possono aspettarsi un allentamento degli standard rigorosi sulle emissioni. Trump ha indicato l’intenzione di eliminare i requisiti federali per la produzione di veicoli elettrici e a basse emissioni e di revocare l’esenzione concessa alla California per imporre standard più severi rispetto al governo federale. Questo potrebbe destabilizzare i piani di produzione dei produttori di automobili, molti dei quali si sono già adattati alle regolamentazioni dell’era Biden e al mercato influente della California.
Infine, Trump dovrebbe fermare gli sforzi federali per promuovere l’energia pulita attraverso gli acquisti governativi. Revocando l’ordine esecutivo di Biden, volto a rendere le operazioni federali a zero emissioni di carbonio entro il 2050, Trump bloccherebbe gli investimenti in pannelli solari, veicoli elettrici e altre tecnologie verdi, riducendo la domanda per queste innovazioni in un momento cruciale per il settore dell’energia pulita.
Dove Trump può incontrare difficoltà
Su queste misure Trump potrebbe incontrare ben poche difficoltà. Rovesciare l'eredità di Biden in termini di politiche ambientali, però, sarà tutt'altro che semplice: la mole di investimenti in energia green degli ultimi anni è stata infatti enorme. Come sottolinea il New York Times, l’80% di questi stanziamenti ha favorito i distretti del Congresso controllati dal GOP, con aziende private che hanno investito 118 miliardi di dollari in territori repubblicani, contro soli 35 miliardi in quelli democratici.
Questa dinamica pone un dilemma politico per Trump e i legislatori repubblicani: annullare l’IRA potrebbe mettere a rischio significativi progressi economici e la creazione di posti di lavoro nei loro stessi collegi elettorali. Per esempio, la Georgia ha visto un’impennata di investimenti nella produzione di batterie, energia solare e veicoli elettrici. Leader locali repubblicani, come la rappresentante statale Beth Camp, hanno espresso preoccupazione sul fatto che annullare la legge potrebbe lasciare le fabbriche vuote e danneggiare le economie locali.
Trump ha costantemente criticato l’IRA, definendo il riscaldamento globale una “truffa” e promettendo di ritirare i fondi non ancora spesi. Ha inoltre attaccato il CHIPS and Science Act, una legge bipartisan volta a rafforzare la produzione interna di semiconduttori, definendolo un “cattivo affare” che beneficia principalmente le grandi aziende. Nonostante la retorica di Trump, alcuni repubblicani esitano a smantellare completamente queste politiche.
Diciotto rappresentanti del GOP alla Camera hanno recentemente sollecitato i leader del partito a preservare i crediti d’imposta per l’energia, sottolineando la creazione di “buoni posti di lavoro” a livello nazionale. Tra questi figura Lori Chavez-DeRemer, rappresentante repubblicana e scelta da Trump per il ruolo di Segretario del Lavoro, che sostiene un approccio più equilibrato. Anche il Presidente della Camera Mike Johnson ha espresso un’opinione simile, affermando che i repubblicani utilizzeranno un “bisturi” piuttosto che una “mazza” sull’IRA.
Le difficoltà per le nomine di Trump
Sebbene in questa settimana il tema della conferma delle nomine di Donald Trump non abbia ricoperto la stessa centralità rispetto a quelle passate, diverse figure sono ancora in bilico. La posizione più difficile sembra quella di Tulsi Gabbard, che sta ricevendo critiche riguardanti la sua presunta mancanza di preparazione e competenza, oltre a preoccupazioni legate alle sue posizioni passate, come l’incontro con Bashar Assad nel 2017 e i commenti favorevoli a Vladimir Putin e Edward Snowden.
Alcuni senatori repubblicani hanno descritto gli incontri come deludenti, sottolineando il suo deficit di esperienza e posizioni controverse, inclusa l’opposizione alla sorveglianza senza mandato prevista dalla Sezione 702 del FISA. Tuttavia, altri sostengono che Gabbard potrebbe crescere nel ruolo, definendola determinata e capace di apprendere rapidamente. Al contrario, stanno crescendo le chance per Pete Hegseth: i suoi piani per riformare il Pentagono e contrastare le politiche "woke" hanno convinto alcuni senatori chiave, sebbene permangano resistenze, specialmente da parte di figure come Joni Ernst (R-Iowa), sensibile alle accuse di cattiva condotta per il suo impegno contro le violenze sessuali.
Le altre notizie della settimana
Un'ondata di avvistamenti di droni, descritti come grandi quanto SUV o luci orbitali, sta generando preoccupazione nel nord-est degli Stati Uniti, con segnalazioni di droni che scompaiono dopo essere stati avvistati. Il timore di collisioni aeree e l’assenza di spiegazioni hanno generato ansia tra i cittadini e critiche alla risposta federale.
Il senatore Andy Kim (D-N.J.) ha testimoniato avvistamenti diretti, mentre l’ex governatore del Maryland Larry Hogan (R) ha definito la risposta delle autorità “inaccettabile”. Il governatore del New Jersey Phil Murphy (D) ha chiesto più risorse federali, e altri leader locali invocano misure drastiche, tra cui abbattere i droni. La Casa Bianca ha minimizzato i rischi, sostenendo che molti avvistamenti potrebbero riguardare velivoli legali e non droni.
Una delle notizie più discusse di recente, sia negli Stati Uniti che a livello internazionale, è l’assassinio del CEO di UnitedHealth Group, Brian Thompson, per mano di Luigi Mangione, divenuto rapidamente un eroe social nella battaglia contro l’avidità delle compagnie assicurative sanitarie. La UnitedHealth Group, in particolare, era stata criticata per l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale poco affidabili, responsabili di numerose negazioni di rimborsi per spese mediche.
In un intervento sul New York Times Andrew Witty, un altro CEO della stessa azienda, ha riconosciuto come il sistema sanitario americano sia imperfetto, frammentato e fonte di frustrazione, ma ha evidenziato che l’obiettivo dell’azienda è renderlo più efficiente e accessibile, collaborando con tutti gli attori coinvolti, ammettendo anche di dover fare miglioramenti e cambiamenti.
Il Presidente Joe Biden ha concesso questa settimana la grazia o la commutazione della pena a oltre 1.500 persone, attirando forti critiche, soprattutto da parte delle vittime dei beneficiari. Tra i casi più discussi, figura il perdono a Michael Conahan, ex giudice coinvolto nello scandalo “Kids for Cash”, che prevedeva tangenti milionarie in cambio di condanne ingiustificate a migliaia di giovani per favorire centri di detenzione privati.
Sandy Fonzo, il cui figlio si è tolto la vita dopo essere stato incarcerato, ha definito la decisione “profondamente dolorosa”, mentre Amanda Lorah, una delle vittime di Conahan, ha dichiarato: “È l’ennesimo schiaffo in faccia.” Altrettanto controversa è stata la commutazione della pena per Rita Crundwell, ex tesoriera della città di Dixon, Illinois, condannata per aver sottratto oltre 53 milioni di dollari. Il sindaco di Dixon, Li Arellano, ha commentato amaramente: “Il messaggio sembra essere che il crimine paga”.