Gli Stati Uniti rischiano il default?
Gli Stati Uniti rischiano un disastroso default
In un mondo politico fortemente polarizzato come quello degli Stati Uniti odierni, anche i provvedimenti giudicati all’unanimità come assolutamente necessari per la vita del paese rischiano di restare bloccati in un pantano fatto di posizionamenti tattici ed accuse reciproche fra i partiti. Una situazione che si sta manifestando con tutta la sua forza in questi giorni, in cui è acceso il dibattito sull’aumento del tetto del debito, fondamentale per evitare un default che, a detta di molti esperti, potrebbe aprire una gravissima crisi economica.
Prima di addentrarci all’interno del dibattito politico, però, è bene spiegare qual è la posta in gioco. Il tetto del debito rappresenta la cifra massima che il governo può spendere, superato il quale il Dipartimento del Tesoro non è più autorizzato ad emettere nuovi bond finché il Congresso non approva una misura per sospenderlo o alzarlo. Prima della sua istituzione, avvenuta nel 1917, il Congresso doveva approvare ogni prestito ed emissione di bond, ragion per cui si decise di fissare un tetto massimo al di sotto del quale il governo poteva muoversi con le sue spese. Dopo una sospensione di due anni, imposta del presidente Trump nel 2019, il tetto del debito è tornato in vigore dallo scorso 1 agosto e dovrebbe essere raggiunto già le prossime settimane, rischiando di provocare un pericoloso default.
Questo non è mai avvenuto nella storia, con gli esperti che avvertono come potrebbe innescare una crisi economica che si proietterebbe a livello mondiale. Il Tesoro, infatti, sarebbe costretto ad attuare misure di emergenza, divenendo impossibilitato ad onorare le sue spese ed i suoi debiti, con conseguenze che impatterebbero notevolmente sulla vita di milioni di americani, in quanto provocherebbero la sospensione dei pagamenti per la spesa sociale o per le truppe in missione all’estero.
Veniamo dunque al discorso prettamente politico, cercando di capire il perché di uno stallo che minaccia una pericolosa crisi economica. Anzitutto è necessario chiarire che entrambi i partiti si sono detti favorevoli all’aumento del tetto: il Partito Repubblicano, però, sostiene che questa azione spetti esclusivamente ai democratici, che controllano presidenza, Camera e Senato e spingono per approvare un enorme pacchetto da diversi trilioni di dollari che, sostiene il numero uno del GOP nella Upper House Mitch McConnel, farà alzare ancora il debito.
La sintesi della posizione è dunque: “I democratici vogliono far aumentare il debito, spetta a loro alzarne il tetto”. Chiarito questo punto, però, è fondamentale sottolineare un fattore: questo limite non riguarda le spese a venire, bensì quelle già in essere, al quale hanno contribuito in egual misura entrambi i partiti (come detto precedentemente, era stato lo stesso Trump a sospenderlo per due anni nel 2019), e questo accadrebbe anche qualora non ci fossero ulteriori spese nel breve periodo.
Il problema deriva dal fatto che i democratici da soli non potrebbero approvare questa misura, dato che le regole del Senato permettono alla minoranza di bloccare ogni proposta che non abbia almeno 60 voti tramite il filibuster. I repubblicani insistono affinché questo limite venga superato attraverso la procedura della reconciliation, che può essere usata in maniera limitata solo per alcune questioni economiche: con questo strumento, però, la Casa Bianca punta a far approvare il piano da 3.5 trilioni di dollari, che non sarà certamente pronto nel breve termine.
“Entrambi i partiti sono stati responsabili per l’aumento del debito, entrambi devono prendersi questa responsabilità ora”. Può essere questa, riassunta in sintesi, la posizione espressa dai democratici. Nel mentre, aumentano anche le pressioni sui repubblicani per smuovere la loro posizione di contrarietà: alcune grandi corporation e diversi CEO di banche e multinazionali, sicuramente vicini ideologicamente al G.O.P., stanno spingendo affinché il partito collabori con i democratici per evitare una crisi economica che potrebbe avere proporzioni enormi.
Questo anche perché la proposta per alzare il tetto del debito, già approvata alla Camera dei Rappresentanti, contiene un insieme di misure che sono considerate molto importanti anche dagli stessi repubblicani, come ad esempio i fondi per la Louisiana devastata dall’uragano Ida o quelli per aiutare i profughi afghani.
Crescono le tensioni politiche sul fronte migratorio
Il tema migratorio è sempre stato particolarmente delicato per il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che fin dall’inizio del suo mandato sul tema ha registrato bassi tassi di approvazione. Una situazione che rischia di diventare particolarmente pericoloso in questo momento, dove il gradimento nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca ha raggiunto il punto più basso dalla sua elezione.
In settimana sono iniziati, infatti, i voli di rimpatrio volti a far tornare in patria milioni di haitiani, che hanno suscitato numerose critiche, soprattutto da parte dell’ala progressista del Partito Democratico. Un queste ore, però, il presidente ha dovuto fronteggiare le critiche anche per le immagini di migranti frustati mentre tentavano di varcare il confine e di migliaia di persone assediate in condizioni disumane sotto un ponte.
Nonostante le pressioni, Biden aveva inizialmente cercato di evitare un riferimento alla spinosa situazione, poi (quando non ha potuto sottrarsi) ha affermato che quanti sono stati ripresi mentre usavano atteggiamenti violenti nei confronti dei migranti sarebbero stati puniti. Numerosi attivisti, però, criticano il presidente per non aver assunto grande discontinuità con le politiche del presidente Trump, con un inquilino della Casa Bianca in bilico fra la necessità di mostrare un volto più umano e quello di non mostrarsi troppo indulgente in un tema particolarmente sensibile soprattutto fra gli elettori indipendenti.
In polemica con le scelte dell’amministrazione, in ogni caso, si è dimesso l’inviato speciale della Casa Bianca per Haiti, l’ambasciatore Daniel Foote, contrario alle politiche sui rimpatri attuate dagli Stati Uniti.
Ancora stallo sul pacchetto da 3.500 miliardi
Da settimane il piano di spesa sociale da 3.5 mila miliardi voluto da Joe Biden è al centro delle discussioni politiche ed anche della nostra newsletter, in quanto sarà con ogni probabilità la più grande eredità che lascerà l’inquilino della Casa Bianca nel suo mandato. L’accordo fra le parti deve essere ancora trovato, anche perché all’interno del Partito Democratico persistono divisioni su quella che sarà la cifra finale fra i progressisti (che non vorrebbero scendere al di sotto del tetto iniziale) ed i moderati che la considerano una spesa troppo esosa e vorrebbero rivederla al ribasso.
In settimana, il presidente Joe Biden ha tenuto diversi incontri con le parti alla Casa Bianca, con tutti gli esponenti che si ritengono soddisfatti dei progressi, anche se restano nodi da risolvere. Anzitutto perché questo pacchetto si incrocia con la legge bipartisan sulle infrastrutture che sarà votata lunedì alla Camera: i progressisti, infatti, da tempo invocano che questa sia approvata solo dopo il voto sul secondo piano e minacciano il voto contrario, che sarebbe però un brusco stop per le ambizioni della Casa Bianca e minaccerebbe il clima all’interno degli stessi democratici.
I progressisti hanno detto a Biden, durante il loro incontro, che considerano la scadenza del 27 settembre per l'approvazione della legge bipartisan sulle infrastrutture come "arbitraria", secondo Wyden, e Biden ha risposto che avrebbe sollevato la questione con Schumer e Pelosi, durante il quale "discuteranno su come procedere”. Ma gli esponenti democratici moderati del Congresso sono in ansia su questo e vogliono che la legge bipartisan sulle infrastrutture approvata dal Senato passi il prima possibile anche dalla Camera.
Le altre notizie della settimana
Il tema relativo all’aborto continua ad essere al centro del dibattito politico. La Casa Bianca in settimana ha dato il proprio endorsement al Women's Health Protection Act, la proposta di legge democratica per codificare in legge la sentenza Roe vs Wade che ha legalizzato l'aborto, che però non ha alcuna chance di passare al Senato a causa del filibuster repubblicano.
Nel mentre il Dipartimento di Giustizia ha chiesto alla Corte Suprema di non abolire la sentenza Roe vs Wade quando deciderà sull'esposto presentato dal Mississippi per la propria legge restrittiva sull'aborto.
“La pandemia si sconfigge tutti insieme, dobbiamo accelerare sul fronte vaccini”. È stato questo il messaggio lanciato da Joe Biden nel vertice virtuale sul Covid organizzato a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per questo ha promesso l’invio di 500 milioni di dosi verso i paesi più poveri, oltre all’impegno nello stanziare fondi per favorire la diffusione nel mondo, con l’obiettivo di vaccinare almeno il 70% della popolazione globale entro un anno.
La presenza di Joe Manchin rappresenta un ostacolo nell'ambiziosa legislazione sul clima voluta dal presidente Biden, sostenendo di non supportare misure che eliminerebbero completamente i combustibili fossili e naturali, che rappresentano un importante traino economico per il suo stato, la West Virginia. Sebbene sostenga alcune misure, vorrebbe rimodellare il programma da 150 miliardi di dollari progettato per sostituire la maggior parte delle centrali elettriche a carbone e gas della nazione con energia eolica.
Lo stesso Joe Manchin lancia un nuovo avvertimento ai democratici sul pacchetto di spesa sociale da 3,5 mila miliardi di dollari: prima di pensare ad espandere Medicare assicuriamoci che sia stabilizzata così come è ora e non rischi il default.
L’amministrazione Biden punta ad espandere gli strumenti di telemedicina nelle aree rurali degli Stati Uniti, dove vive parte della popolazione più anziana del paese.
Rientra la crisi diplomatica tra Francia e Stati Uniti, del quale avevamo parlato nel numero della scorsa settimana, dopo una telefonata tra Biden e Macron. La prossima settimana l’Ambasciatore francese tornerà a Washington, mentre i due presidenti si incontreranno ad ottobre.
I negoziati bipartisan condotti da Cory Booker e Tim Scott per un accordo sulla riforma della polizia sono falliti dopo mesi di discussioni infruttuose. Lo rende noto il Wall Street Journal.
Il Senatore Chuck Grassley (R-Iowa) ha annunciato la sua ricandidatura al Senato degli Stati Uniti per un ottavo mandato alle prossime elezioni del 2022. Grassley ha 88 anni, recentemente compiuti, ed è in carica dal 1981.
Sono trapelati i risultati dell'audit condotto riconteggiando a mano le schede votate nel 2020 nella Contea di Maricopa, voluto dai repubblicani, che non ottengono il risultato sperato: Biden guadagna infatti 99 voti, Trump ne perde 261. Anche al Senato, aumenta il margine del democratico Mark Kelly.
Stando a quanto riportato dai sondaggi, Donald Trump è ancora nettamente il favorito per ottenere la nomination repubblicana in vista delle elezioni del 2024.
Piccolo incidente diplomatico fra Stati Uniti ed Israele, con la Camera dei Rappresentanti che inizialmente non aveva approvato un finanziamento al sistema difensivo israeliano Iron Drome, inserito inizialmente nella legge di finanziamento delle spese correnti governative, soprattutto a causa dell’ostilità di alcuni progressisti democratici. Situazione rientrata in breve, con la votazione di un nuovo provvedimento a riguardo, che ha visto il voto contrario di soli 9 rappresentanti democratici.
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