Il caos in Russia e le reazioni degli Stati Uniti
Nel numero odierno parliamo dello scontro fra la compagnia militare privata “Wagner" e il governo russo, con le reazioni degli Stati Uniti
Russia, un giorno di caos
Dopo diversi mesi di tensione, il leader della compagnia militare privata “Wagner” Yevgheni Prigozhin ha lanciato una ribellione su vasta scala, rivolta contro il Ministero della Difesa russo. La faida tra queste due componenti del Cremlino era ormai in corso da diversi mesi, con Prigozhin che aveva ripetutamente accusato il Ministero della Difesa di non aver fornito munizioni d'artiglieria alla Wagner durante la battaglia di Bakhmut, al fine di consentire agli ucraini di infliggere il maggior danno possibile.
Il 23 giugno Prigozhin ha ufficialmente accusato il Ministero della Difesa di aver ingannato il Presidente, asserendo che l’invasione dell’Ucraina fosse ingiustificata. Le unità Wagner hanno poi rapidamente preso il controllo delle città di Voronezh e Rostov sul Don, grazie al sostegno delle locali unità militari. La risposta stessa dell’aviazione si è rivelata piuttosto fiacca e diversi velivoli russi sono stati abbattuti. Tuttavia, alle 23.00 le forze Wagner, ormai arrivate a poche ore dalla città di Mosca, hanno annunciato il raggiungimento di un accordo con il Presidente Putin mediato dal leader bielorusso Aleksander Lukashenko.
Attualmente i termini dell’accordo risultano poco chiari, anche se ciò che è noto risulta essere la garanzia dell’immunità legale per Prigozhin e i membri della Wagner che hanno partecipato alla rivolte, oltre al trasferimento in Bielorussia dello stesso leader. Attualmente non risulta ancora chiaro cosa il capo della PMC abbia ottenuto per fermare la sua avanzata: il portavoce del Cremlino Peskov ha infatti asserito che non si sono discussi cambiamenti ai vertici del Ministero della Difesa, menzionando solo l’amnistia per i rivoltosi e la possibilità per i mercenari che non hanno partecipato alla rivolta di firmare contratti con il Ministero della Difesa. Ciò che si evince però è l’estrema debolezza del regime di Vladimir Putin, incapace di fermare una banda di mercenari in grado di occupare due città chiave per il rifornimento delle truppe in Ucraina.
Diversi report sembrano suggerire che Prigozhin avrebbe evitato l’assorbimento della Wagner nel Ministero della Difesa, ottenendo la possibilità di gestire dalla Bielorussia il suo impero criminale avente diverse basi in nazioni africane, abbandonando però l’Ucraina, la quale ha comportato la perdita di migliaia di uomini appartenenti alla compagnia. Alcune fonti sembrano inoltre contraddire le parole di Peshkov, asserendo che ci saranno cambiamenti ai vertici del Ministero della Difesa, il che sancirebbe di conseguenza il successo dell’operazione di Prigozhin. Un fatto piuttosto curioso consiste nella reazione della popolazione di Rostov, la quale ha salutato come eroi i mercenari Wagner, proferendo invece insulti alle forze di polizia rientrate dopo il loro ritiro. Lo stesso accordo tra le parti pare essere più un’iniziativa nel breve termine, piuttosto che una risoluzione a lungo termine dei problemi tra la Wagner e il Ministero della Difesa, i quali potrebbero quindi esplodere nuovamente in ogni momento.
Con riguardo agli Stati Uniti, l’intelligence statunitense pareva essere a conoscenza da settimane della volontà di Prigozhin di lanciare un’insurrezione, tuttavia tali informazioni non sono state declassificate, indicando come gli Stati Uniti abbiano voluto evitare che la Federazione Russa venisse a conoscenza di tali piani. Washington pare quindi non aver voluto fermare gli intenti di Prigozhin, d’altro canto però l’emergere dell’instabilità in Russia pone il rischio di dispersione del proprio arsenale nucleare. Tale rischio venne già affrontato negli anni Novanta dagli Stati Uniti grazie al Nunn Lugar Program. Pertanto l’emergere di una guerra civile vera e propria in Russia, rappresenterebbe un serio problema per gli Washington, l’attenzione degli Stati Uniti sul tema è stata mostrata dal continuo monitoraggio dell’evoluzione della situazione sul territorio russo da parte del National Security Council.
Le reazioni americane
Le vicende avvenute ieri in Russia non potevano non avere riflessi anche negli Stati Uniti, che hanno osservato con attenzione la situazione nel corso di tutta la giornata. Non sono mancate, inoltre, le reazioni di diversi esponenti politici americani ai fatti avvenuti dall’altra parte del mondo: il presidente Joe Biden non ha commentato direttamente gli avvenimenti, anche se per tutto il giorno ha seguito l’evolversi degli eventi coordinandosi sia con gli esperti di politica estera della sua amministrazione, sia con i principali alleati europei.
Anche altri esponenti di governo e componenti delle Camere hanno preferito non commentare in maniera diretta lo svolgimento degli eventi. Altri politici, invece, si sono espressi direttamente sulla vicenda. La deputata Democratica Elissa Slotkin, ad esempio, ha affermato che la situazione è tale da “togliere il fiato” e conferma pubblicamente le conseguenze della “folle invasione di Putin in Ucraina”, in quanto l’azione di Prigozhin mostra la vulnerabilità di Vladimir Putin.
Un’opinione simile è stata espressa dal deputato Ted Lieu, che ha sostenuto: “L’escalation del conflitto fra la Wagner e l’esercito russo non sarebbe mai avvenuta se l’invasione illegale dell’Ucraina stesse andando bene. Chiaramente le cose non stanno così”. Il Democratico Jason Crow, membro dell’House Foreign Affairs Committee, ha affermato come la situazione possa agevolare il paese guidato da Zelensky nella controffensiva in corso.
Non sono mancati, però, i deputati che hanno voluto sottolineare come Prigozhin, a livello di credibilità, non offrisse comunque alcuna rassicurazione. “Avrebbe governato allo stesso modo di Putin, se non peggio”, ha scritto Joaquin Castro (D-Texas), con Eric Swalwell (D-Calif.) che ha fatto eco sostenendo: “Quest’uomo è un assassino, vuole un cambio di governo in grado di portare ad una maggior efficiente carneficina di innocenti ucraini”.
Accuse ad Hunter Biden: scelto il patteggiamento
Hunter Biden, il secondogenito del presidente degli Stati Uniti, ha concordato di dichiararsi colpevole di due reati fiscali e possesso illegale di armi. Questo patteggiamento necessita dell'approvazione di un giudice federale, e non è ancora chiaro il giorno in cui il figlio dell’inquilino della Casa Bianca si recherà in tribunale.
Biden accetterà di dichiararsi colpevole di non aver versato le tasse nel 2017 e 2018, con un debito fiscale di circa 1,2 milioni di dollari, che gli avvocati di Biden affermano di aver già rimborsato. Inoltre ammetterà il possesso illegale di un'arma acquistata nel 2018. Per questa ammissione, è prevista una pena minore, tipica per coloro con problemi di abuso di sostanze.
I pubblici ministeri raccomanderanno in totale due anni di libertà vigilata e la partecipazione a un programma di riabilitazione. Se saranno rispettate le condizioni di questo programma, l'accusa di possesso di armi sarà rimossa dalla sua fedina penale. Come prevedibile, sono arrivate immediatamente le reazioni del Partito Repubblicano alla vicenda. L’ex presidente Donald Trump (in attesa di almeno due processi) ha ora dichiarato sulla sua piattaforma Truth Social:
"Wow! Il corrotto Dipartimento di Giustizia di Biden ha appena evitato di attribuire centinaia di anni di responsabilità penale dando a Hunter Biden una semplice 'multa'. Il nostro sistema è CORROTTO!" Donald Trump Jr., il figlio maggiore dell'ex presidente, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che l'accordo di patteggiamento di Hunter Biden è ulteriore prova che il sistema di giustizia punisce i conservatori, mentre i liberali e i democratici ricevono un trattamento favorevole.
Le altre notizie della settimana:
Il candidato Repubblicano alla presidenza Chris Christie sta impostando una campagna elettorale in maniera sempre più critica nei confronti di Donald Trump. Questo non è un atteggiamento apprezzato da tutta la base del partito: durante un incontro alla convention della Faith and Freedom Coalition, l’ex governatore del New Jersey è stato fischiato dal pubblico quando ha attaccato l’ex presidente.
Martedì un giudice federale dell'Arkansas ha annullato una legge statale che vietava terapie ormonali o interventi chirurgici a bambini e adolescenti che soffrono di disforia di genere, cioè chi non si riconosce nel proprio sesso o nel genere assegnatogli alla nascita.
Il caso è stato molto seguito per capire se i divieti o le restrizioni sulla transizione di genere per i minorenni che sono stati emanati in 19 Stati fossero legali. È la prima sentenza a dire chiaramente che non lo sono. Nella sua sentenza di 80 pagine, il giudice James M. Moody Jr. del tribunale distrettuale federale di Little Rock ha spiegato che la legge discriminava le persone transgender e violava i diritti costituzionali dei medici.
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Un gruppo di deputati bipartisan ha introdotto una legge che punta a creare una commissione che avrà il compito di rivedere regolamenti e limiti allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo sarà quello di sviluppare tre report nel corso dei prossimi due anni, in modo da creare un quadro normativo ed etico per regolare lo sviluppo delle nuove tecnologie.