Il Congresso chiama Trump a testimoniare: cosa accadrà ora?
Nel numero di questa settimana torneremo a parlare dell'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, con Donald Trump chiamato a testimoniare dalla Commissione d'Inchiesta
Il Congresso chiama Trump a testimoniare
La commissione d’inchiesta del Congresso, chiamata ad indagare sull’assalto a Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio 2021, ha votato all’unanimità l’emanazione di un mandato di comparizione nei confronti dell’ex presidente Donald Trump, con l’obiettivo di sfruttare la sua deposizione per chiarire il ruolo del tycoon negli eventi di uno dei giorni più drammatici della storia recente americana.
Nel parlare della vicenda, può essere anzitutto utile spiegare cos’è una Commissione d’Inchiesta e perché il Congresso abbia scelto di seguire questa strada in relazione agli eventi avvenuti il 6 gennaio 2021. Con select o special commetee ci si riferisce ad un organo di una delle due camere chiamato a svolgere funzioni che esulano dalla normale attività, spesso di natura investigativa ma con la possibilità di elaborare proposte di natura legislativa. Non si tratta di una novità, dato che nel nuovo millennio erano state istituite strutture di questo genere per combattere il cambiamento climatico e per investigare sull’attacco che nel 2012 colpì una milizia americana a Bengasi.
Arrivare alla sua istituzione non è stato semplice: fin dai primissimi giorni che seguirono l’assalto al Congresso (in cui morirono cinque persone) il Partito Democratico ha espresso la volontà di creare una Commissione simile a quella che si fece carico delle indagini sugli attacchi dell’11 settembre 2001, quando si arrivò ad un lavoro bicamerale che coinvolse esponenti di entrambi i partiti, con forte spirito bipartisan. Dalle prime reazioni, però, apparve chiaro come una soluzione del genere sarebbe stata difficile, vista l’opposizione interna (salvo pochissime eccezioni) ai repubblicani.
Proprio per questo, i democratici hanno ripiegato su una select committee coinvolgendo esclusivamente la Camera dei Rappresentanti (in cui godono della maggioranza assoluta), incontrando anche qui l’opposizione di buona parte del GOP. Il leader del partito Kevin McCarthy, infatti, propose una rosa di nomi comprendente gente molto vicina a Donald Trump, fra cui diversi rappresentanti che votarono per non certificare la vittoria di Joe Biden nelle presidenziali del 2020. Di fronte al rifiuto della maggioranza, il GOP scelse di ritirare i propri esponenti: del partito sono rimasti esclusivamente Liz Cheney e Adam Kinzinger, noti per aver esplicitamente rotto con i vertici proprio in nome dell’ostilità nei confronti di Trump.
Dopo aver ascoltato diversi esponenti coinvolti nella vicenda, dagli agenti di servizio a Capitol Hill fino ad alcuni esponenti dell’amministrazione Trump, nella giornata di giovedì la commissione ha votato all’unanimità un mandato di comparizione nei confronti dell’ex presidente. A riguardo, il chairman Bennie Thompson (democratico del Mississippi) ha affermato: “Lui è la persona al centro della storia. Potrebbe essere responsabile e deve rispondere di quelle che sono state le sue azioni”.
Mandato di comparizione per Trump: cosa può accadere ora?
Poste queste premesse, è lecito chiedersi quali potranno essere le conseguenze di questa decisione. La prima reazione è stata proprio quella dell'ex presidente che, parlando tramite i propri canali social subito dopo l'annuncio del mandato di comparizione, ha duramente attaccato il comitato affermando: "Perché l'Unselect Commitee (nome che ironizza sull'esistenza stessa della commissione, ndr) non mi ha chiesto di testimoniare mesi fa? Perché lo fanno solo ora, nei momenti finali? Lo fanno perché la Commissione serve solo a dividere questo paese, che sta andando in una direzione sbagliata".
Al netto delle reazioni ufficiali (anche altri esponenti vicini all'ex presidente hanno criticato tale scelta) va però sottolineato come è plausibile che Donald Trump non arrivi mai a testimoniare davanti al Congresso, o che comunque tale azione non porti a nulla di concreto. Già all'interno della Commissione, infatti, vi erano forti perplessità sulla possibilità di agire in tal senso proprio con la consapevolezza di una possibile inutilità dell'azione.
Nel caso in cui i repubblicani dovessero ottenere la maggioranza alla Camera a seguito delle prossime midterm (scenario assolutamente probabile visti gli ultimi sondaggi), avrebbero il potere di smantellare la Commissione o comunque di ritirare il mandato di comparizione nei confronti di Donald Trump. Questo fattore rappresenta una certa garanzia nei confronti dell'ex presidente, che non è tuttavia esente da rischi.
Anzitutto va sottolineato come per fare entrare in vigore questo mandato di comparizione vi è la necessità di compiere alcuni passaggi che richiedono tempo, che Donald Trump potrebbe sfruttare per avviare battaglie legali in grado di ritardare la possibile deposizione al momento in cui si insedierà il nuovo Congresso.
Qualora questa mossa non dovesse riuscire, l'ex presidente avrebbe due opzioni: collaborare o andare incontro al rischio di sanzioni. In caso di rifiuto la commissione avrebbe a sua volta due possibilità: la prima prevede la segnalazione del caso al Dipartimento di Giustizia, a cui spetta la decisione a riguardo dell'apertura di un fascicolo legale, la seconda porterebbe la stessa Commissione a presentare il caso davanti ad una corte civile, a cui spetterebbe poi il compito di analizzare il caso nel dettaglio.
L’intervista di Biden alla CNN
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha rilasciato in settimana un’intervista alla CNN, in cui ha toccato temi molto delicati come la guerra in Ucraina, il rischio di un'escalation atomica, la crisi economica e le indagini contro suo figlio Hunter.
Il presidente americano ha definito Vladimir Putin un attore razionale, considerando però irrealizzabili i suoi obiettivi in Ucraina ed erronee le convinzioni secondo cui la resistenza nel paese sarebbe stata blanda. Il presidente ha anche allontanato le voci di un possibile faccia a faccia con il suo omologo russo in occasione del G20 che si terrà a novembre in Indonesia.
Biden ha detto anche che, secondo lui, Vladimir Putin non arriverà ad usare un'arma nucleare nel conflitto in Ucraina, sottolineando come, in ogni caso, il Pentagono abbia già predisposto piani nell'ipotesi in cui questo scenario di verificasse.
Sul fronte economico, il presidente ha sostenuto che non prevede una recessione e che, se anche quest'ultima dovesse arrivare, sarebbe molto lieve. Ha poi ribadito la fiducia nei confronti del figlio alle prese con delle possibili incriminazioni penali ed ha affermato di non aver preso ancora una decisione a riguardo della sua possibile candidatura nel 2024.
Le altre notizie della settimana:
Parlando a riguardo delle prossime midterm, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha evocato scenari economici negativi nel caso in cui dovessero vincere i repubblicani. In particolar modo, l'inquilino della Casa Bianca ha sottolineato come vi sarebbe senza dubbio un ulteriore aumento dell'inflazione.
Si è tenuto in settimana il dibattito fra i due candidati per il seggio in Senato in Georgia, in una delle sfide cruciali per l'assegnazione della maggioranza. Il repubblicano Herschel Walker è andato spesso all'attacco con un atteggiamento energico e deciso, mentre il suo sfidante, l'uscente Raphael Warnock, ha mantenuto un tono più moderato e pacato.
Nonostante il confronto particolarmente acceso (in cui è andato leggermente meglio il candidato repubblicano), per gli analisti tale dibattito potrebbe spostare poco in termini di punti percentuali, in una sfida dove Warnock appare leggermente in vantaggio nei sondaggi.
Nel numero di qualche settimana fa, vi avevamo parlato della battaglia legale tra Donald Trump e il Dipartimento di Giustizia a riguardo dei possibili documenti riservati che l'ex presidente avrebbe portato con sé dopo la fine del suo mandato alla Casa Bianca.
Lo stesso Dipartimento di Giustizia ha chiesto alla Corte Suprema di respingere la richiesta di intervento fatta dall'ex presidente Trump, arrivata dopo che una Corte d'Appello si è schierata contro il tycoon, sottraendo circa 100 documenti riservati dalla revisione di uno special master richiesta dal magnate.
In linea con le richieste del Dipartimento di Giustizia, la Corte Suprema si è rifiutata di intervenire, permettendo all'organo giudiziario di poter usufruire di parte dei documenti.
Un'altra sfida potenzialmente decisiva al Senato è quella della Pennsylvania, dove si sfideranno il democratico John Fetterman e il repubblicano Mehmet Oz. Una recente intervista rilasciata dallo stesso Fetterman ha alimentato gli interrogativi riguardo alle sue condizioni di salute, dato che di recente ha subito un ictus. Il candidato ha avuto bisogno dei sottotitoli per comprendere quando gli venisse detto ed ha mostrato qualche difficoltà nel formulare correttamente le sue affermazioni.
La Social Security Administration, l'agenzia federale che gestisce il sistema pensionistico americano, che annualmente adegua le stesse pensioni al costo della vita, ha annunciato un aumento medio dell'8.7%, in modo da permettere agli anziani di poter affrontare meglio la crisi dei prezzi.
Alcuni esperti, tuttavia, sottolineano come questo aumento (uno dei più grandi di sempre) rischi di non essere sufficiente per evitare problematiche economiche a molti anziani.