Il rischio shutdown (evitato) è il primo assaggio della presidenza Trump
Il caos al Congresso in questi giorni ci dà un segnale di quelle che potrebbero essere le difficoltà che il futuro presidente incontrerà nel portare avanti la sua agenda
Nota di servizio: in occasione delle festività natalizie, domenica 29 dicembre la newsletter non sarà pubblicata. L’appuntamento con il prossimo numero è per il 31 dicembre con il numero di fine anno.
Gli Stati Uniti sono andati vicinissimi a uno shutdown, una paralisi delle attività del governo federale che si verifica quando il Congresso non approva in tempo il bilancio o le leggi necessarie per finanziare i vari enti e programmi governativi, causando la sospensione temporanea dei servizi considerati non essenziali e lasciando molti dipendenti pubblici senza stipendio. Alla fine questo rischio è stato scongiurato in extremis. Per capire come si è arrivati a questa situazione, occorre riannodare il filo degli eventi e ripercorrere il caos che ha caratterizzato Washington per l’intera settimana. Fin da lunedì, infatti, i legislatori hanno lavorato a una difficile intesa.
Il punto di partenza è stato nella Continuing Resolution proposta dallo speaker della Camera dei Rappresentanti, Mike Johnson. Questa misura temporanea, adottata dal Congresso per garantire il finanziamento delle attività governative in assenza di un accordo sul bilancio annuale, serve a guadagnare tempo e a mantenere in funzione il governo, evitando che le agenzie federali chiudano i battenti. Di norma, una CR proroga i livelli di spesa già in vigore senza introdurre nuovi programmi o modifiche significative.
Tuttavia, questa proposta ha incontrato fin da subito forti critiche, soprattutto tra i conservatori del Partito Repubblicano. Il problema principale, secondo molti, è che la norma includeva non solo la continuazione dei livelli di spesa esistenti. Le 1.547 pagine del documento presentato al Congresso prevedevano infatti una vasta gamma di misure eterogenee. Tra le principali disposizioni spiccavano gli aiuti per disastri naturali, con 100 miliardi di dollari destinati alle comunità colpite dagli uragani Milton e Helene, e 21 miliardi per sostenere gli agricoltori danneggiati. Era previsto anche un sostegno economico diretto di 10 miliardi per i coltivatori che partecipavano ai programmi agricoli federali.
La proposta prevedeva inoltre un aumento salariale per i membri del Congresso e nuove restrizioni sugli investimenti statunitensi in tecnologie sensibili in Cina. Erano inclusi finanziamenti per l’infanzia, con 500 milioni di dollari per ampliare l’accesso ai servizi di cura e riparare strutture danneggiate. Altre misure comprendevano la vendita di benzina E15 tutto l’anno, 25 milioni di dollari per proteggere le residenze dei giudici della Corte Suprema, regole per la trasparenza sui prezzi dei biglietti di eventi, il trasferimento dello stadio RFK a Washington per costruire un nuovo impianto per i Commanders, e la criminalizzazione della diffusione di immagini intime non consensuali.
“Non è una CR, sta diventando una legge omnibus,” ha dichiarato la deputata Marjorie Taylor Greene (R-Ga.). Anche Eric Burlison, membro del Freedom Caucus, l’ala più conservatrice del Partito Repubblicano, ha espresso il suo disappunto definendo la proposta “un completo disastro” e “spazzatura”. Questi nuovi fondi sono stati inseriti anche come risultato delle negoziazioni con i Democratici, che fino all’insediamento del prossimo Congresso manterranno la maggioranza al Senato, avendo così il potere di bloccare qualsiasi misura. In merito all’aggiunta di ulteriori finanziamenti, lo stesso Speaker Johnson ha dichiarato: “Vorrei che non fosse necessario. Vorrei che non avessimo avuto uragani record in autunno. E vorrei che i nostri agricoltori non fossero in tali difficoltà da non poter ottenere prestiti dai creditori. Dobbiamo essere in grado di aiutare coloro che si trovano in queste situazioni disperate”.
Il punto di non ritorno, che ha portato al definitivo affossamento della proposta di Johnson, si è avuto con l’ingresso in scena di Elon Musk. Attraverso il proprio social network X, l’uomo più ricco del mondo e fedele alleato di Trump ha iniziato ad attaccare duramente l’accordo, sostenendo che “gli americani non hanno votato per questo. Non deve passare” e minacciando uno shutdown fino all’insediamento del prossimo Congresso. Lo Speaker della Camera ha provato senza successo a difendersi sostenendo come un compromesso fosse necessario in attesa del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, che avrebbe permesso ai Repubblicani di non dover più mediare con i Democratici per approvare le loro misure. Anche il futuro presidente ha preso posizione contro l’accordo, sottolineando come questo avrebbe dovuto essere privo di “regali ai democratici” e combinato con un aumento del tetto del debito, ovvero il limite massimo di indebitamento stabilito per il governo federale degli Stati Uniti, superato il quale non è possibile emettere nuovo debito per finanziare la spesa pubblica.
Quest’ultimo aspetto ha rappresentato uno degli elementi più delicati, visto che sul tema vi è una ferrea contrarietà di una parte consistente del GOP: il tycoon, strategicamente, voleva che fosse fatto ora proprio per evitare di dover alzare questa soglia durante la sua presidenza. Il New York Times, infatti, a riguardo ha affermato: “Mentre si prepara a promuovere un’agenda fatta di tagli fiscali e sicurezza delle frontiere, Trump teme che una battaglia sul tetto del debito l’anno prossimo possa interferire. I suoi piani, che si prevede costeranno migliaia di miliardi di dollari, dipenderanno probabilmente in gran parte da fondi presi a prestito. Un lungo scontro sul tetto del debito potrebbe costringere Trump e i repubblicani a cedere alle richieste dei democratici e a consumare il calendario legislativo del Congresso”.
Un’altra giornata importante, in questo scenario, è stata quella di giovedì: Trump, infatti, è riuscito a convincere Mike Johnson a includere una sospensione biennale del tetto del debito in un accordo di spesa, ma la Camera ha respinto la proposta. La destra del Partito Repubblicano si è infatti opposta, con la norma che è stata bocciata con 174 voti contrari e 235 favorevoli, mentre un membro si è astenuto. Quando si iniziava a temere che uno shutdown fosse inevitabile, però, è stato trovato un accordo in extremis: alcune delle misure previste nel piano originario (come quella sulla benzina) sono state eliminate, ma è rimasto il finanziamento da 100 miliardi di dollari in aiuti per le aree colpite da disastri naturali. La legislazione proroga anche i programmi agricoli per un anno e fornisce 10 miliardi di dollari in aiuti diretti agli agricoltori.
Nonostante l’insistenza, Donald Trump non è riuscito a inserire l’innalzamento del tetto del debito: per approvare le misure più ambiziose della sua agenda, dovrà provare ad affrontare la questione durante il suo mandato, ma coalizzare il suo partito su questo sarà complicato. "Sebbene questa legge non includa tutto ciò per cui i Democratici hanno combattuto, ci sono vittorie significative per le famiglie americane", ha detto il leader del Democratici Schumer, citando "aiuti di emergenza per le comunità colpite da disastri naturali" e l'assenza di una sospensione dei limiti di indebitamento federale, evitando uno shutdown senza tagli draconiani.
Chi vince e chi perde
Uno dei grandi vincitori è sicuramente Elon Musk, uscito come una delle figure dal maggior potere decisionale nella politica americana. La sua opposizione al piano iniziale dello Speaker Mike Johnson ha spinto molti membri della conferenza GOP a cambiare rotta, dimostrando il suo peso nelle dinamiche della Camera. Non solo: l’idea di candidare Musk come potenziale Speaker, sebbene improbabile, ha guadagnato consensi, sottolineando quanto sia ammirato da una parte della destra americana. Con il suo nuovo ruolo nel "Department of Government Efficiency" (DOGE), Musk sembra destinato a rimanere una figura influente a Washington.
Ad uscirne bene sono anche i Democratici, che da questo caos traggono segnali importanti per l’opposizione a Donald Trump e sono rimasti uniti tutto il tempo, mostrando di essere in grado di bloccare le proposte di Trump, come quella tardiva sull’aumento del tetto del debito. Fra i perdenti c’è invece Mike Johnson, che ha evitato lo shutdown ma a caro prezzo. L’opposizione interna al suo piano, unita all’insoddisfazione dei conservatori più rigidi, ha messo in discussione la sua leadership. Con l’avvicinarsi della rielezione per lo Speaker il prossimo gennaio, Johnson affronta un futuro politico incerto, aggravato dalla crescente influenza di Trump e dall’ira dei Freedom Caucus. Le critiche al suo operato dimostrano che la sua presa sul partito è tutt’altro che salda.
L’altro sconfitto è Donald Trump. Nonostante l’enorme influenza sui Repubblicani della Camera, evidenziata dalla loro iniziale prontezza ad accogliere la sua richiesta di includere un aumento del tetto del debito nel pacchetto, 38 deputati del GOP hanno votato contro una sua proposta. Gestire l’esigua maggioranza, nei prossimi anni, non sarà facile.
Le altre notizie della settimana
Un tribunale d'appello della Georgia ha rimosso la procuratrice distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, dal caso contro il presidente eletto Trump per le presunte interferenze nelle elezioni del 2020. La decisione è legata alla sua relazione con Nathan Wade, un ex procuratore coinvolto nel caso, che ha sollevato un "significativo apparire di improprietà".
Nonostante ciò, il procedimento non è stato archiviato e potrebbe essere assegnato a un altro procuratore, anche se il caso appare sempre più fragile, complicato dalla recente vittoria elettorale di Trump. Il team legale del tycoon sta cercando di far cadere tutte le accuse penali contro di lui, citando il suo ritorno alla Casa Bianca. Lo stesso futuro presidente ha commentato su un social network dichiarando: "Il caso è completamente morto" e ha chiesto scuse pubbliche per tutti i coinvolti.
La Commissione Etica della Camera ha votato segretamente all’inizio del mese per pubblicare i risultati di un’indagine su Matt Gaetz. In un primo momento, il rapporto non era stato divulgato, dato che Gaetz si era dimesso dal Congresso. Ora il rilascio rappresenta un passo significativo che potrebbe riaccendere le polemiche sul suo comportamento passato.
In una dichiarazione postata su X, Gaetz ha criticato duramente la decisione, sottolineando di essere stato oggetto di indagini da parte del Dipartimento di Giustizia per anni senza che fossero mai state presentate accuse formali. Ha accusato la Commissione di voler pubblicare un rapporto che non può contestare o difendere, essendo ormai un ex membro del Congresso.
La Corte Suprema esaminerà il 10 gennaio la legittimità di una legge che potrebbe vietare TikTok negli Stati Uniti, decidendo se questa violi il Primo Emendamento. La legge impone alla piattaforma di separarsi dal gruppo cinese ByteDance oppure di subire una proibizione completa sul territorio statunitense, motivata da preoccupazioni per la sicurezza nazionale. TikTok contesta il provvedimento, sostenendo che limita la libertà di espressione, e ha chiesto di rinviare la scadenza fissata per il 19 gennaio.
Un tribunale d’appello ha già confermato la legge, ritenendo che le preoccupazioni del governo sulla sicurezza prevalgano sui potenziali effetti sulla libertà di espressione. TikTok, tuttavia, ribatte definendo la misura un pericoloso precedente. Nel frattempo, Trump, che ha promesso di salvare la piattaforma durante la campagna elettorale, ha dichiarato di voler “valutare” il caso e ha incontrato il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, presso il suo resort a Mar-a-Lago.
Il presidente eletto Trump ha rivolto un avvertimento all'ex rappresentante Liz Cheney (R-Wyo.), ex esponente Repubblicana che si è schierata apertamente contro di lui. Diversi membri del GOP alla Camera hanno chiesto l’apertura di un’indagine penale nei suoi confronti, accusandola di aver manipolato testimoni e distrutto prove durante il suo lavoro nella commissione d’inchiesta sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio.
Proprio per questo il presidente Biden sta considerando la possibilità di concedere grazie preventive a lei e a quelle persone che potrebbero essere messe sotto indagine dalla nuova amministrazione.