Joe Biden si è candidato per un secondo mandato
Joe Biden si è candidato alle elezioni del 2024
Una ventina di giorni fa Joe Biden aveva dichiarato l'intenzione di ripresentarsi alle elezioni del 2024 per ottenere un secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti. Durante la settimana appena conclusasi è arrivato l'annuncio ufficiale, per mezzo di un video in cui, con lo slogan “Let's finish the job” (già usato nel discorso sullo stato dell'Unione in Febbraio), Joe Biden si rivolge al popolo americano per comunicare la sua intenzione di correre nuovamente per la Casa Bianca.
Il video si intitola “Freedom” e in esso il Presidente Biden si concentra sulla sfida che l'America sta affrontando da anni, ovvero l'estremismo politico sfociato nell'assalto al Congresso del 6 Gennaio 2021 e quindi la questione inerente alla tenuta della democrazia americana. Sottolineando come quel rischio non sia terminato e, anzi, sia ancora concreto per gli Stati Uniti e dunque una battaglia interna agli stessi ancora da combattere e vincere, il Presidente Biden invita gli elettori a riflettere e a decidere quale tipo di America essi vogliano, se una Nazione caratterizzata da più o meno diritti, da maggiore o minore libertà.
Nel video è inserito anche uno spezzone in cui il Presidente Biden cammina alla Casa Bianca con Kamala Harris, la sua Vice-Presidente, rendendo dunque lecito (se non scontato) aspettarsi che il duo si presenterà nuovamente unito nel prossimo anno e mezzo di campagna elettorale e, ovviamente, anche alle elezioni.
Martedì 25 Aprile, inoltre, il Presidente Biden si è presentato dinanzi a una platea a Washington per il suo primo discorso dopo l'annuncio ufficiale della sua ricandidatura, nel quale ha dichiarato che il piano economico della sua Presidenza sta funzionando e che, pertanto, bisogna portare a termine il lavoro che la stessa sta svolgendo.
Le buone notizie, per Biden, arrivano anche dal fronte interno. Durante la settimana Bernie Sanders, candidatosi alle Primarie democratiche sia nel 2016 contro l'ex First Lady, Senatrice e Segretario di Stato Hillary Clinton, sia nel 2020 proprio contro il Presidente Biden, ha dichiarato che sosterrà quest'ultimo per la corsa alla Casa Bianca e che farà tutto quello che è in suo potere per vedere il Presidente rieletto, aggiungendo che l'ultima cosa di cui gli Stati Uniti hanno bisogno sia avere nuovamente come Presidente Donald Trump o “qualche altro demagogo di destra che cercherà di minare la democrazia americana” o di togliere alle donne il diritto di scelta e che non affronterà i problemi relativi al razzismo, all'omofobia, alla misoginia, nonché l'annosa questione della vendita di armi da fuoco.
Nonostante i sondaggi sembrassero indicare che, anche tra gli elettori del Partito Democratico, in molti non avrebbero voluto una ricandidatura di Joe Biden per via della sua età, la stragrande maggioranza degli stessi approva l'operato del Presidente, il quale ha definito del tutto comprensibili le preoccupazioni degli elettori. La Casa Bianca ha altresì annunciato che il medico del Presidente lo ha dichiarato completamente in grado di servire per un secondo mandato.
E, a dire il vero, all'interno del Partito Democratico non sembra esserci nessun altro in grado di contrastare il Presidente da questo punto di vista. Per questo motivo, la tenuta del partito da parte di Joe Biden sembra essere estremamente salda.
Nella giornata di mercoledì Robert F. Kennedy Jr., figlio di Robert Kennedy e dunque nipote del Presidente John F. Kennedy, ha invero annunciato di voler correre per le presidenziali, ma è piuttosto lecito dire che gli sarà quasi impossibile vincere la nomination democratica contro il Presidente Biden, anche per il fatto di essere un noto anti-vaccinista che promuove varie teorie complottiste.
L'altra sfidante del Presidente Biden è Marianne Williamson, ex consulente spirituale di Oprah Winfrey, già presentatasi nel 2020 senza successo e che a sua volta supporta teorie in ambito medico che sono state confutate dalla comunità scientifica.
Poiché è stato pubblicato solo il primo video per la campagna di rielezione del Presidente Biden, i temi politici sui cui questa si baserà non sono ancora stati resi pubblici, tuttavia è ypossibile fare un probabile elenco degli stessi: il piano economico, l'aumento dei posti di lavoro, la tutela dei diritti (aborto, matrimonio egualitario per le coppie dello stesso sesso, voto) per quanto riguarda la politica interna; la questione Taiwan-Cina e la guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina per quanto riguarda la politica internazionale. Su questo secondo punto pende dunque l'incognita dell'esito dell'attesa controffensiva ucraina.
Tetto del debito: prosegue il braccio di ferro
Sembra non dover finire il braccio di ferro tra il Presidente Biden e il Partito Repubblicano per l'innalzamento del tetto del debito. Mercoledì la Camera ha approvato per un soffio un piano di innalzamento proposto dal Partito Repubblicano (al netto di forti resistenze interne) che prevede un taglio di spesa del 14% per i prossimi dieci anni fermando la stessa ai livelli dell'anno scorso, taglio che andrebbe anche a incidere sulle riforme del Presidente Biden in tema di assistenza sanitaria, cambiamento climatico, tasse.
Il piano dovrà ora passare alla votazione del Senato, che è a maggioranza Democratica, e dunque difficilmente otterrà l'approvazione. Inoltre, il Presidente Biden ha affermato che nel caso arrivasse nell'ufficio ovale lui vi porrebbe il veto.
Per lo Speaker della Camera Kevin McCharthy non è stato facile riuscire a far approvare il piano, il Partito Repubblicano è restio ad approvare innalzamenti del del debito pubblico, ma sembra anche che lo scopo ultimo sia quello di portare il Presidente Biden al tavolo del negoziato. Lo stesso inquilino della Casa Bianca si era detto inizialmente contrario a qualsiasi tipo di trattativa, sostenendo che i Repubblicani dovessero votare l'innalzamento senza condizioni, come già fatto più volte in passato. Anche in casa Dem, però, si sta aprendo un piccolo fronte di persone favorevoli alla trattativa.
Scoppia la guerra fra Ron DeSantis e la Disney
In Florida continua la guerra tra il Governatore Ron DeSantis e la Disney, scoppiata in seguito all'emanazione della legge “Parental Rights in Education” (soprannominata “Don't Say Gay Bill”), che la compagnia cinematografica e d'intrattenimento ha criticato.
Durante questa settimana, infatti, la Disney ha intentato una causa contro il Governatore nel Distretto Nord della Florida, affermando che le azioni di DeSantis nei confronti della compagnia non sono altro che una vendetta del Governo dello Stato, che mette a rischio non solo il futuro economico della società nella regione, ma viola i diritti costituzionali della stessa.
“La Disney è dispiaciuta che si sia arrivati a questo”, si legge negli atti depositati dalla società in tribunale, “Ma avendo tentato in tutti i modi di arrivare a una soluzione (senza ottenerla), la compagnia non ha altra scelta che intentare questa causa per proteggere il suo staff, i suoi ospiti e i partner locali da una continua campagna atta a utilizzare il potere governativo contro la Disney come vendetta per aver espresso un'opinione politica che non è popolare tra alcuni funzionari dello Stato” ma “in America il governo non può punirti per aver detto ciò che pensi”.
Le altre notizie della settimana
● La Corte Suprema della North Carolina ha superato una sua precedente decisione, con cui aveva deciso di dichiarare illegittimo il gerrymandering proposto dai Repubblicani dello stato, dichiarando di non avere l'autorità per intervenire in questioni del genere.
La decisione iniziale era stata presa quando la maggioranza era tendente verso sinistra, mentre è stata superata adesso che i numeri pendono a favore dei Repubblicani. Questa nuova decisione è infatti favorevole al GOP, in quanto tiene in vigore la mappa disegnata dal partito.
● Due senatori, Angus King (indipendente del Maine, che però vota insieme ai Democratici) è Lisa Murkowski (Repubblicana moderata dell'Alaska), hanno presentato una legge che richiede alla Corte Suprema di sviluppare un codice di condotta per i propri membri.
Questa mossa arriva dopo la scoperta di donazioni fatte dal miliardario Harlan Crow al giudice Clarence Thomas, e che quest'ultimo non avrebbe dichiarato.
● In questi giorni sta facendo discutere una proposta della candidata Repubblicana alla presidenza Nikky Haley (che ha incentrato la propria campagna elettorale proprio sulla necessità di dover affermare una nuova generazione di politici). Secondo quest'ultima, infatti, tutti i politici con età superiore ai 75 anni dovrebbero sottoporsi a test psichici, una possibilità definita ridicola dalla first lady Jill Biden.
La stessa Haley ha affermato che ritiene improbabile, qualora Biden dovesse rivincere le elezioni nel 2024, che quest'ultimo riesca a terminare il suo mandato (la cui scadenza naturale sarebbe quando il presidente avrebbe 86 anni).
● Il prossimo mese Joe Biden terrà un viaggio istituzionale in Giappone e Australia, con l'obiettivo di discutere con gli alleati vicende relative alla politica estera (in primo piano ci sono soprattutto la guerra in Ucraina e la necessità di contenere la Cina). Il presidente parteciperà prima al G7, in programma dal 19 al 21 maggio ad Hiroshima, poi all'incontro del Quad (che comprende Stati Uniti, Giappone, Australia e India).
● La Camera statale del Montana ha votato una mozione di censura nei confronti della deputata democratica transgender Zooey Zephyr, che fino alla fine della sessione parlamentare non avrà accesso ai locali istituzionali ed alla galleria, e potrà partecipare alle votazioni solamente a distanza. La decisione (con tutti i Repubblicani favorevoli e tutti i Democratici contrari) è stata presa dopo che la deputata aveva dichiarato "sporche di sangue" le mani di quei legislatori che avevano varato una misura che impedisce ai giovani trans di accedere all'assistenza sanitaria per le pratiche di cambio sesso.
● Il governatore Repubblicano della Florida Ron DeSantis, nel corso dell'ultima settimana, si è dichiarato a favore di un cessate il fuoco in Ucraina. In un'intervista ad un settimanale giapponese ha infatti dichiarato: "È interesse di tutti cercare una soluzione, non vogliamo ritrovarci in una situazione simile a quella della Battaglia di Verdun, in cui si registrarono perdite di massa".