La condanna per diffamazione e abuso sessuale di Trump
La condanna di Trump, il tetto del debito e le altre notizie della settimana
Donald Trump è stato condannato per diffamazione e abuso sessuale
Una giuria ha stabilito che l’ex presidente Donald Trump ha abusato sessualmente e diffamato E. Jean Carroll, condannando il tycoon a pagare 5 milioni di dollari di danni. Carroll ha accusato Trump di averla aggredita sessualmente durante un incontro casuale in un grande magazzino di Manhattan. Lui ha sempre negato le accuse, definendola una bugiarda.
Dopo solo tre ore di deliberazione, la giuria ha stabilito che la Carroll aveva invece dimostrato che Trump aveva abusato sessualmente di lei, ma ha respinto l'accusa di averla violentata. Lo ha quindi condannato a pagare 2 milioni di dollari per i danni subiti dalla Carroll a seguito di questi abusi sessuali ed altri 3 milioni di dollari per averla diffamata, negando che fosse mai stata abusata.
Trump ha reagito alla notizia prima affermando che si tratta della continuazione della più grande caccia alle streghe politiche della storia americana, poi negando di aver avuto qualsiasi interazione sessuale con la Carroll. Durante un town hall trasmesso sulla CNN ha poi di nuovo accusato la Carroll chiedendo che tipo di donna fosse una che afferma di essere andata a letto con un uomo subito dopo averlo incontrati. Infine il suo team legale ha presentato appello contro la sentenza della giuria.
Sebbene più di una decina di donne abbiano accusato Trump di cattiva condotta sessuale nel corso degli anni, accuse che lui ha sempre negato, il caso di Carroll è la prima accusa di questo tipo a essere testata con successo davanti a una giuria. Il verdetto è di natura civile e non penale, il che significa che Trump non è stato condannato per alcun reato e non rischia la prigione.
La sfida politica sul tetto del debito
La questione del tetto del debito non è ancora finita. Non è al momento chiaro come potrebbe finire lo scontro tra il presidente Joe Biden e i Repubblicani guidati dal presidente della Camera Kevin McCarthy.
Una delle strategie particolarmente audaci che stanno circolando in queste settimane, e mai seriamente esplorata dai predecessori di Biden in quanto carica di pesanti conseguenze politiche, è quella che porterebbe ad una confutazione costituzionale della stessa legittimità del tetto al debito andando a sfruttare una clausola presente nel quattordicesimo emendamento.
Il quattordicesimo emendamento, uno dei più noti e citati in quanto istituì i diritti degli ex schiavi, contiene infatti un passaggio in cui è scritto: "La validità del debito pubblico degli Stati Uniti [...] non deve essere messa in discussione”. Questa parte, a lungo citata in questi giorni sui giornali, è stata quella che l'amministrazione Biden starebbe considerando come estrema ratio per poter evitare il default nel caso in cui non si dovesse arrivare ad un accordo, anche se lo stesso presidente si è detto non ancora pronto per farlo e la Segretaria al Tesoro Yellen ha dichiarato che questo potrebbe aprire la strada ad una crisi costituzionale, affermando che "non c'è nessuna strada diversa per alzare il tetto del debito da quella che passa per un accordo al Congresso. Non voglio considerare soluzioni di emergenza".
Yellen, però, nel corso di un'intervista rilasciata ad Abc News, ha criticato anche il Partito Repubblicano, affermando che il tetto del debito non debba essere usato come strumento per ottenere vantaggi politici: "Dal 1960, il tetto del debito è stato alzato 78 volte, tre volte durante la precedente amministrazione, sempre con il sostegno bipartisan. È semplicemente inaccettabile che il Congresso minacci mosse con conseguenze pesanti per le famiglie americane e per il sistema finanziario globale".
Le altre notizie della settimana
● La senatrice democratica della California Dianne Feinstein, la senatrice più anziana della Upper House (compirà a breve 90 anni) è tornata al Congresso dopo una lunga assenza dovuta a problemi di salute. Si tratta di un passaggio importante sia perché garantisce un voto in più (che nell'ultimo periodo era mancato), sia perché in questi mesi erano cresciute le pressioni affinché la stessa Feinstein si dimettesse.
● Secondo The Hill, il donatore del GOP Harlan Crow (finito negli ultimi giorni al centro dell'attenzione mediatica per una serie di donazioni al giudice della Corte Suprema Clarence Thomas) ha respinto la richiesta di fornire alla giuria un elenco dei doni elargiti, fatta dal Senate Finance Committee.
L'avvocato di Crow, lo scorso lunedì, ha dichiarato in una lettera che vi sono "serie preoccupazioni circa la portata e l'autorità di questa inchiesta", che "sembra essere parte di una più ampia campagna contro il giudice Thomas".
● Nel numero della scorsa settimana avevamo parlato delle difficoltà che Biden sta affrontando nel gestire il tema dell'immigrazione, e di come la fine della legge nota come Title 42 stava creando non pochi problemi politici alla Casa Bianca.
Nel corso dell'ultima settimana l'amministrazione ha scelto di emanare una nuova norma che sostituisce la precedente, inserendo come criterio per la richiesta di asilo negli Stati Uniti l'aver già effettuato la stessa domanda in un altro paese. La norma è stata duramente contestata da sinistra e da diverse associazioni che si occupano di immigrazione.
● Il presidente Joe Biden si recherà in Papua Nuova Guinea durante un viaggio nella regione indo-pacifica questo mese. Sarà la prima visita di un presidente degli Stati Uniti in carica nel paese.
La visita avverrà durante il viaggio di Biden in Giappone e in Australia. La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha definito "cruciale" la partnership tra gli Stati Uniti e i paesi delle isole del Pacifico. Il viaggio in Papua Nuova Guinea, infatti, fa parte del tentativo degli Stati Uniti di rafforzare i partenariati nella regione per contrastare la crescente influenza della Cina.
● George Santos è stato incriminato per 13 capi di imputazione penali, tra cui frode, furto di fondi pubblici, riciclaggio di denaro e false dichiarazioni al Congresso.
Secondo l'accusa, Santos si è servito di un consulente politico per ottenere donazioni a una società che ha falsamente dichiarato essere un PAC a sostegno della sua campagna. Invece, secondo l’accusa, ha utilizzato il denaro per spese personali, tra cui abiti firmati e pagamenti con carta di credito. Un'altra sezione dell’atto di accusa sostiene che nel 2020 il deputato ha fatto richiesta di sussidi di disoccupazione nell'ambito del programma federale Covid, ricevendo quasi 25.000 dollari, nonostante lavorasse in una società di investimenti e percepisse uno stipendio di circa 120.000 dollari all’anno. Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, Santos potrebbe rischiare fino a 20 anni di carcere se condannato per le accuse più gravi.