La missione di Biden in Europa
Il viaggio di Biden in Europa, quello di Harris in Gautemala, lo spionaggio contro i Dem e le altre notizie della settimana
Il G7 ed il viaggio di Biden nel vecchio continente
A circa cinque mesi dal suo insediamento quale nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden è sbarcato in Europa, per partecipare al G7 che si concluderà nella giornata di oggi. Se al centro dei colloqui ufficiali c’era soprattutto la risposta alla pandemia ed il tema vaccini, sono diversi gli argomenti al centro delle discussioni portate avanti dall’inquilino della Casa Bianca.
Uno dei primi obiettivi è il non semplice compito di ristabilire i buoni rapporti fra gli Stati Uniti e le potenze occidentali, minati dalla presidenza Trump e dalla crescita del potere cinese nel vecchio continente.
Fra i colloqui tenuti da Biden prima del G7 vero e proprio c’è quello con il primo ministro britannico Boris Johnson, che ha visto l’annuncio di un rinnovo per quanto riguarda la Carta Atlantica, firmata da Roosevelt e Churchill durante la Seconda Guerra Mondiale ed alla base della collaborazione bilaterale fra i due paesi.
Al centro delle discussioni soprattutto elementi come l’impegno nella lotta al cambiamento climatico ed alla disinformazione. Questa prevede anche normative per combattere altri elementi, come la corruzione ed il proliferare di armi nucleari.
Ma è stata inevitabilmente la pandemia ad alimentare il dibattito in quello che resterà negli annali come il primo incontro in cui quasi tutti i grandi della terra si sono visti faccia a faccia. A dominarla soprattutto il tema relativo alla vaccinazione, con la consapevolezza che l’uscita dall’incubo del covid dipende soprattutto dalla possibilità di iniettare il siero anche ai paesi meno sviluppati.
Per questo uno dei primi impegni assunti dal G7 è relativo alla donazione di diverse centinaia di migliaia di dosi a paesi più poveri per accelerare la campagna di immunizzazione. C’è stato poi il tema relativo alla transizione ecologica e alla necessità di pensare ad un mondo maggiormente sostenibile in ottica futura.
L’attenzione probabilmente più grande, però, è stata riservata alle questioni geopolitiche ed in particolar modo al contrasto di due nazioni come la Russia e la Cina. Per quanto riguarda la prima, l’attenzione è rivolta tutta al meeting del prossimo 16 giugno, quando Biden e Putin si vedranno faccia a faccia a Ginevra.
È soprattutto la Cina, però, ad essere percepita come una pericolosa minaccia dal presidente americano, sia per le questioni relative ai diritti civili che soprattutto per la crescita economica di Pechino. Per la prima volta, infatti, gli alleati occidentali hanno discusso apertamente della necessità di fronteggiare l’espansione del colosso asiatico, che sta estendendo la sua sfera d’influenza in varie parti del mondo attraverso la “Nuova via della seta” e la costruzione di strade, ponti ed infrastrutture.
Il piano portato avanti da Joe Biden per controbilanciare l’espansione cinese, volto a cucire diversi progetti già esistenti, è chiamato “Build Back Better for the World”, abbreviato in B3W.
Questo perché la convinzione di Joe Biden è che nei prossimi anni la grande sfida geopolitica sarà quella che riguarderà le democrazie contro le autocrazie, ma il timore riguarda l’efficacia e la portata di questo intervento soprattutto nei confronti dei paesi in via di sviluppo, in particolar modo per la portata degli investimenti.
C’è poi il fronte relativo alla titubanza di alcuni paesi europei, con Italia e Germania in prima linea, che hanno stretto relazioni commerciali forti importanti con la Cina. Soprattutto Berlino, infatti, è in prima linea fra i paesi che vorrebbero evitare uno scontro frontale ed una nuova guerra fredda, cercando di mantenere relazioni più amichevoli con Pechino.
Il Dipartimento di Giustizia di Trump ha spiato alcuni Democratici
Negli ultimi giorni si è saputo che il Dipartimento di Giustizia sotto l’ex presidente Donald Trump ha segretamente raccolto dettagli sulle comunicazioni dei giornalisti e degli avversari politici.
Mancano ancora molte informazioni su cos’è realmente successo, ma si sa che tutto è partito dal tentativo di Trump di capire chi fosse dietro alla fuga di notizia sulla Russia. L'FBI ha inviato un mandato di comparizione ad Apple nel febbraio 2018 per avere i metadati di più di 100 account. Questo non permetteva ad Apple di parlare a riguardo dell’indagine e questa disposizione (“gag order”) è stata rinnovata tre volte. Anche Microsoft ha fatto sapere di aver ricevuto una richiesta simile nel 2017 a riguardo dell’email personale di un membro dello staff di un esponente democratico del Congresso.
Tra le persone spiate ci sono i deputati Eric Swalwell e Adam Schiff (il presidente del comitato Intelligence della Camera), il loro staff e la famiglia, uno dei quali era un minorenne. Nel corso della stessa indagine, inoltre, il Dipartimento di Giustizia ha ottenuto dati su email e tabulati telefonici di alcuni reporter di New York Times, CNN e Washington Post.
L’Ispettore Generale del Dipartimento di Giustizia, Michael Horowitz, ha deciso di aprire un'indagine interna su queste vicende per capire se qualcuno abbia abusato e violato le politiche del Dipartimento.
Nel frattempo, il leader della maggioranza Democratica Chuck Schumer e il presidente della Commissione Giustizia del Senato Dick Durbin hanno chiesto agli ex Procuratori Generali Jeff Sessions e William P. Barr di testimoniare sulla vicenda.
“È sconcertante”, hanno detto i due Dem in un comunicato stampa. “Si è trattato di un palese abuso di potere ed un assalto alla separazione dei poteri”.
Il viaggio della Harris in Guatemala e le dichiarazioni sui migranti
Le parole di Kamala Harris durante il suo viaggio in Guatemala hanno fatto il giro del mondo in breve tempo. La vice-presidente degli Stati Uniti ha infatti chiesto agli immigrati irregolari di non entrare nel paese, una frase che ha fatto storcere il naso soprattutto all’ala progressista del suo partito.
Ma come inquadrare queste parole ed in quale contesto sono inserite? Anzitutto in un quadro migratorio particolarmente complesso: sebbene l’amministrazione Biden abbia rivisto al rialzo il numero di persone che possono accedere legalmente negli Stati Uniti ogni anno, ha riaffermato la volontà di respingere indietro coloro che varcano il confine senza permesso, spostando il focus soprattutto sull’assistenza nei paesi d’origine.
È in quest’ottica che si può leggere il viaggio della Harris in Guatemala, collegandolo agli sforzi fatti per combattere corruzione e povertà nei paesi del centro America dal quale proviene la maggior parte dei flussi migratori diretti verso gli States. Per far questo gli Stati Uniti stanno pensando di unire finanziamenti pubblici ad investimenti privati per risollevare la regione dalle difficoltà economiche che spingono le persone ad iniziare il pericoloso viaggio.
Questo per combattere l’immigrazione irregolare e per facilitare, invece, i flussi legali agevolando le pratiche per le richieste.
Le altre notizie della settimana
La percentuale di sostegno per i matrimoni omossessuali negli Stati Uniti ha raggiunto il suo massimo storico, secondo un nuovo sondaggio Gallup pubblicato martedì, che vede il 70% degli americani a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso (+3 punti percentuali rispetto a giugno 2020).
YouTube ha sospeso per sette giorni il senatore repubblicano Ron Johnson per aver pubblicato un video contenente informazioni fuorvianti sulle cure per il Covid-19.
In un video pubblicato ieri su Twitter, la deputata progressista Ilhan Omar aveva paragonato “i crimini contro l’umanità” commessi da Stati Uniti ed Israele a quelli dei Talebani e di Hamas. Le sue parole erano state immediatamente criticate da un gruppo di esponenti democratici di origine ebraica, guidati dal deputato Brad Schneider.
Il presidente americano Joe Biden ed il primo ministro britannico Boris Johnson hanno annunciato un accordo per la revisione della Carta Atlantica per rispondere alle esigenze del Ventunesimo Secolo, nel corso del loro primo incontro di persona.
Il Senato americano ha approvato con 68 voti a favore e 32 contrari — maggioranza necessaria di 60 voti — l’US Innovation and Competition Act, la legge per aumentare la competitività americana contro la Cina (qui per leggere i dettagli).
Divisioni accese fra i due partiti. In casa democratica la settimana è stata aperta dalla polemica fra il fronte progressista e Joe Manchin a riguardo la mancata volontà di abolire il filibuster legislativo da parte del senatore. Fra i repubblicani, invece, tiene ancora banco Liz Cheney ed i suoi attacchi contro l’ala trumpiana del partito a riguardo delle accuse sui brogli elettorali.
Il Leader dei Repubblicani al Senato, Mitch McConnell, attacca l’agenda del leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer dicendo che “è destinata a fallire”, parlando soprattutto del Paycheck Fairness Act, dei potenziali limiti all’uso delle armi e dell’H.R.1 “For the People Act” (il quale non verrà votato né da Manchin né da Sinema).
Per questa settimana è tutto. Grazie di averci letto. Se la newsletter ti è piaciuta condividila.
Ci trovi anche su