La mossa di Biden sui debiti studenteschi e le elezioni che fanno sperare i Dem
La mossa di Biden sui debiti studenteschi
Nel corso del primo anno e mezzo di presidenza, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha incontrato numerose difficoltà nel portare a casa provvedimenti importanti dal punto di vista legislativo, bloccato principalmente dalle divisioni interne al suo stesso partito. Nel corso delle ultime settimane, però, la situazione per l’inquilino della Casa Bianca è decisamente migliorata, con l’approvazione di due misure importanti.
Ad inizio agosto, infatti, era stato varato un pacchetto che aveva l’obiettivo di combattere l’inflazione ed aiutare le famiglie calmierando il prezzo dei farmaci, mentre in quest’ultima settimana Biden ha annunciato un altro provvedimento particolarmente richiesto dalla base democratica. La Casa Bianca, infatti, ha presentato un piano per una cancellazione dei prestiti studenteschi contratti per pagare l'università.
Per capire cosa sia il problema dei debiti studenteschi e come sia diventato particolarmente pesante per le nuove generazioni americane rimandiamo ad un vecchio numero della nostra newsletter in cui abbiamo affrontato nel dettaglio la questione, mentre adesso cercheremo di analizzare principalmente le conseguenze della scelta e le reazioni politiche a quest’ultima. Anzitutto il contenuto della misura: Biden ha dichiarato che cancellerà 10.000 dollari di debito per coloro che guadagnano meno di 125.000 dollari all'anno e 20.000 dollari per coloro che hanno ricevuto borse di studio Pell, aiuti per lo studio destinati alle famiglie a basso reddito.
I numeri, riportati dal New York Times, segnalano come circa il 60% degli studenti che hanno contratto un debito hanno ricevuto aiuti Pell Grant, e la maggioranza di questi proviene da famiglie il cui reddito è inferiore ai 30.000 dollari annui. Il presidente ha anche esteso la moratoria sui rimborsi dei prestiti studenteschi federali per "un'ultima volta" fino alla fine del 2022. Ad essere coinvolte, secondo le stime della Casa Bianca, saranno almeno 20 milioni di persone, con circa il 75% delle persone con debiti che dovrebbero rientrare all’interno del programma.
Capitolo costi: stando a quanto riportato da Bloomberg, la misura dovrebbe richiedere un investimento di circa 240 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni. Da questo punto di vista, però, funzionari dell’amministrazione Biden hanno sottolineato come la Casa Bianca preveda come una parte di questi stanziamenti possa essere recuperata dalle entrate fiscali su altre attività economiche - come gli acquisti di case - rese possibili da parte dei cittadini americani sollevati dal debito.
La scelta arriva dopo mesi di divisioni e un costante pressing da parte dell’ala progressista del Partito Democratico, che da tempo chiama Biden ad assumere una decisione su questo tema. Il presidente, sebbene abbia espresso la volontà di agire in questa direzione già in campagna elettorale, è stato a lungo combattuto circa le modalità di intervento. Fonti vicine alla Casa Bianca, infatti, indicavano un Biden perplesso sulle possibili conseguenze della scelta, in particolar modo sull’iniquità che si sarebbe generata condonando debiti quando altri cittadini hanno fatto sacrifici per poterli ripagare.
Nel Congresso, inoltre, sono sempre mancati i numeri per un intervento legislativo, fattore che ha portato Biden ad agire attraverso un ordine esecutivo. Non si tratta di un particolare solamente formale: in virtù di tale scelta (e del fatto che non sia arrivata tramite il Congresso) è probabile che siano portate avanti azioni legali contro la decisione della Casa Bianca. Un recente articolo del Virginia Law Review, però, ha sottolineato come non sia chiaro chi sarebbe legittimato a portare la questione davanti al tribunale: esiste una possibilità che la risposta a questa domanda sia “nessuno”, visto che gli Stati hanno poca voce in capitolo nel funzionamento di un sistema di prestito federale.
Il presidente ha scelto di festeggiare questa decisione, definita un momento storico per migliaia di cittadini: “Queste persone potranno pensare finalmente all'acquisto di una casa, alla creazione di una famiglia o all'avvio di un'impresa. Quando questo accade l’intera economia sta meglio”. I senatori democratici Chuck Schumer ed Elizabeth Warren hanno definito il provvedimento come "un passo da gigante verso la risoluzione della crisi del debito studentesco". Al contrario, la presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, Ronna McDaniel, ha detto che questo provvedimento "punisce ingiustamente gli americani che hanno risparmiato per il college o fatto una scelta di carriera diversa".
Primarie, risultati a sorpresa. Un segnale di speranza per i democratici
Come anticipato, le ultime settimane hanno visto i democratici portare a casa diversi successi legislativi, con le conseguenze che si iniziano a vedere nei sondaggi e nei risultati elettorali. Durante tutto l’ultimo anno, infatti, gli indici di gradimento nei confronti per la presidenza erano fra i peggiori di sempre, mentre negli ultimi giorni questi sono tornati a crescere, alimentando la speranza di mantenere quantomeno il controllo del Senato nelle prossime midterm.
Questi numeri sono sorretti da alcuni risultati di elezioni suppletive arrivate negli ultimi giorni, che vanno presi con le pinze vista la scarsa affluenza ma che possono rappresentare comunque un segnale in vista delle midterm. Una delle sfide che ha attirato maggiormente l’attenzione dei media è quella che ha visto il democratico Pat Ryan superare il favorito Marc Molinaro, con un distacco più ampio di quello ottenuto da Biden nei confronti di Trump nel 2020
In una corsa per la Camera statale, inoltre, il democratico Max Della Pia pur perdendo contro Joe Sempolinski ha ridotto notevolmente il margine degli ultimi anni, confermando il buon stato di forma del suo partito. Un’altra questione emersa dalle primarie dell’ultima settimana, inoltre, riguarda i successi ottenuti dall'establishment democratico: diversi candidati, infatti, hanno superato indenni le sfide poste da esponenti progressisti.
A New York, ad esempio, il rappresentante Sean Patrick Maloney ha prevalso contro la sfidante progressista Alessandra Biaggi. Risultato simile per Max Rose, che ha sconfitto l’incumbment Nicole Malliotakis (che due anni fa aveva avuto la meglio su di lui strappandogli il seggio). Bene anche Daniel Goldman, che ha battuto la rivale liberal Yuh-Line Niou. In Florida l’esponente di lungo corso Charlie Christ ha superato Nikki Fried e sfiderà Ron DeSantis per la carica di governatore, mentre Val Demings correrà per il Senato. In un altro confronto atteso fra due politici con grande esperienza, Jerry Nadler ha superato Ally Carolyb Maloney.
Questi risultati sono dovuti anche al calo dei prezzi del gas e ad un rinvigorito attivismo sul tema dell’aborto, che ha mobilitato e dato entusiasmo agli elettori dopo la sentenza con cui la Corte Suprema ha ribaltato Roe vs. Wade. Tutto questo può bastare per evitare una sconfitta nelle midterm in programma a novembre? Nonostante un clima sicuramente più favorevole rispetto a qualche mese fa, mantenere il controllo della Camera rimane complesso.
I democratici, infatti, attualmente hanno solamente cinque deputati di vantaggio, ed il processo di redistricting (la pratica con cui, dopo ogni censimento, vengono ridisegnati i collegi elettorali) ha modificato alcune aree rendendo più facile per i repubblicani conquistare alcuni seggi. I dati delle ultime settimane, però, rendono più difficile pensare ad una “red wave” simile a quella avvenuta nelle prime midterm dell’era Obama, con i repubblicani che guadagnarono un numero enorme di seggi ottenendo il controllo del Congresso.
Questo anche perché la situazione in casa repubblicana è tutt’altro che tranquilla: Donald Trump, infatti, è al centro di bufere giudiziarie che rischiano di colpire l’intero partito. Nonostante questo, le primarie stanno vedendo diverse vittorie provenienti dall’ala radicale del GOP, fedele all’ex presidente, spesso con candidati che portano avanti teorie complottiste sulle elezioni del 2020 e che appaiono poco votabili agli occhi dell’elettorato moderato. Un esempio lampante è dato dalla sconfitta di Liz Cheney, esponente di primo piano del partito che si era opposta apertamente al tycoon dopo i fatti del 6 gennaio 2021: la candidata è stata sconfitta da Harriet Hageman, che durante la campagna elettorale ha parlato apertamente di “sfide sempre più truccate”.
I sondaggi delle prossime settimane serviranno per capire meglio quale potrà essere l’andamento elettorale in vista delle midterm.
Le altre notizie della settimana:
Secondo un sondaggio, il 67% degli elettori del Michigan intende votare a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella costituzione statale. I michiganders voteranno questo referendum sull’aborto insieme alle midterm di novembre.
Il Dipartimento di Giustizia ha pubblicato pochi minuti fa una versione fortemente redatta dell'affidavit relativo al mandato di perquisizione della residenza a Mar-a-Lago dell'ex presidente Trump. L'affidavit così come rilasciato fa luce su nuovi dettagli dell'indagine penale, tra cui la causa probabile che ha giustificato la perquisizione.
In particolare il Dipartimento di Giustizia ha chiesto di perquisire la residenza in Florida dell’ex Presidente Donald J. Trump solo dopo aver esaminato una prima serie di documenti altamente classificati sulla sicurezza nazionale che erano entrati in loro possesso. Il timore chiaramente espresso nel documento è quello che la divulgazione di questo tipo di materiale potesse compromettere "fonti umane segrete" utilizzate per la raccolta di informazioni di intelligence.
Il California Air Resources Board, l'ente californiano preposto alla qualità dell'aria, ha votato ieri a favore di un provvedimento che prevede che dal 2035 si possano vendere solo auto a "zero emissioni inquinanti". Il provvedimento, uno degli obiettivi fissati a settembre 2020 dal governatore democratico Gavin Newsom, prevede diverse fasi per ridurre gradualmente la vendita di veicoli diesel o benzina. Ad esempio, si prevede che nel 2026 un terzo delle auto acquistate in California siano veicoli a “emissioni zero”.
Nel giorno dell’indipendenza dell’Ucraina il Presidente americano Joe Biden ha annunciato un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina dal valore di tre miliardi di dollari. Si tratta di un pacchetto finalizzato a sostenere le necessità militari di Kyiv nel medio-lungo termine e ci spiega come gli Stati Uniti si stiano preparando ad una guerra che potrebbe essere molto lunga.