La sfida per la leadership del Partito Repubblicano
Nel nostro approfondimento settimanale abbiamo parlato della sfida per la leadership del Republican National Committee e dei vari fronti aperti all'interno del GOP.
Nota di servizio: domenica 25 dicembre la newsletter non sarà pubblicata. Il prossimo appuntamento è in programma sabato 31 dicembre, con un numero speciale per i bilanci di fine anno. La regolare programmazione riprenderà domenica 8 gennaio.
La sfida per la leadership del Partito Repubblicano
Le ultime midterm election, per il Partito Repubblicano, hanno avuto un sapore dolceamaro: il GOP ha sì riconquistato la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, ma ha perso seggi al Senato e ottenuto un risultato decisamente inferiore alle aspettative. Questo scenario ha riaperto le fratture interne al partito, da tempo diviso e con varie anime in lotta fra loro.
Che il partito sia internamente diviso è storia nota da tempo: queste frizioni, però, potrebbero presto riemergere in maniera brusca nelle prossime settimane, quando bisognerà rinnovare alcune cariche interne al GOP. Fra queste, particolarmente importante è l’elezione della figura a capo del Republican National Committee. Attualmente in quel ruolo vi è la trumpiana Ronna McDaniel, che occupa la posizione dal 2017, ridisegnando il partito a immagine e somiglianza del suo ex presidente.
Negli ultimi mesi, però, l’ala destra ha espresso forti critiche nei suoi confronti. Sebbene McDaniel abbia il supporto di una buona parte dei membri del RNC chiamati a votare per la rielezione, in questi giorni sta affrontando un’aggressiva campagna contro di lei proveniente da altre figure del GOP e dalla base. Questo ha portato alla discesa in campo di Harmeet Dhillon, un’avvocatessa molto nota nel mondo conservatore, che ha avuto l’appoggio di esponenti influenti nel mondo dell’estrema destra, come lo speaker Tucker Carlson e la presentatrice di Fox News Laura Ingraham. Proprio presentando la sua candidatura nel programma dello stesso Carlson, Dhillon ha dichiarato che “punta a guadagnare il supporto della maggioranza degli americani che non si riconoscono nella leadership del partito”.
Ma, stando a quanto raccontato dall’Huffington Post, le critiche nei confronti di McDaniel arrivano anche dalla base del partito. La testata ha infatti riportato la testimonianza di Steve Scheffler, membro dell’RNC vicina alla leader, che ha dichiarato di ricevere fra le 50 e le 70 mail al giorno in cui gli elettori si dichiarano delusi dalla leadership del partito e chiedono un cambio di rotta.
Lo scenario che si prospetta è dunque particolare: sebbene Ronna McDaniel goda di un consenso ampio all’interno del RNC, con oltre due terzi dei membri a lei favorevoli, il clima nei suoi confronti è molto meno favorevole se si fuoriesce dagli organi di partito. Questo malcontento si sta cementando intorno alla candidatura di Dhillon, che oltre a ricevere l’appoggio di esponenti trumpiani (membri dell’ala estremista del partito come Marjorie Taylor Greene si sono dichiarati interessati a manifestare sostegno per lei) ha ricevuto l’appoggio di alcuni esponenti critici verso l’ex presidente, come Bill Palatucci.
Stando a quanto riportato dal New York Times, questo scenario starebbe portando diversi membri dell’RNC a riconsiderare la propria posizione, erodendo il consenso fin qui saldo di Ronna McDaniel, fattore che sta scatenando nervosismo e tensione fra i suoi fedelissimi. Donald Trump non è voluto entrare in questa sfida, e nella giornata di ieri ha affermato che “apprezza entrambi i candidati”. Le prossime settimane, a riguardo, saranno importanti per capire in che direzione potrebbe andare il GOP.
Particolarmente tesa, come raccontiamo da settimane, è anche la sfida per la scelta dello Speaker della Camera dei Rappresentanti. Il favorito è l’attuale leader della minoranza Kevin McCarthy, ma dietro le quinte si manifesta un celato malcontento che ha portato 31 membri del partito a votare “no” alla sua designazione come candidato per tale carica. Un appoggio importante McCarthy l’ha trovato in Donald Trump, che nelle scorse ore ha effettuato diverse chiamate a membri dell’ala destra del partito per convincerli a seguire l’indicazione dei vertici, ma al momento è difficile prevedere se questa operazione andrà in porto o meno.
In una recente intervista, l’ex presidente ha dichiarato: “Kevin ha lavorato molto duramente. Penso che si meriti la conferma", affermando anche che quanti si oppongono alla sua candidatura “stanno compiendo un grosso errore”. Al momento sono cinque i membri del GOP che si oppongono a questa possibilità, ovvero Andy Biggs (R-Ariz.), Matt Gaetz (R-Fla.), Ralph Norman (R-S.C.), Matt Rosendale (R-Mont.) e Bob Good (R-Va.).
Venerdì McCarthy ha dichiarato che i cinque non hanno modificato la loro posizione, nonostante le conversazioni in corso. Tuttavia, secondo lui, alla fine questi faranno marcia indietro.
Un altro fronte di questo acceso confronto interno riguarda proprio il ruolo di Donald Trump. Il leader della minoranza repubblicana del Senato Mitch McConnell (R-Ky.) sta intensificando gli attacchi nei suoi confronti, approfittando del fatto che il sostegno nei sondaggi per l’ex presidente stia calando. Martedì il leader del GOP del Senato ha incolpato direttamente Trump per la scarsa "qualità dei candidati", che ha ostacolato l'obiettivo del partito di riconquistare il Senato nel 2022.
Le altre notizie della settimana:
La Federal Reserve ha approvato un aumento di mezzo punto dei tassi d'interesse, un incremento minore rispetto agli ultimi mesi, fattore che rappresenta un riconoscimento del fatto che l'inflazione stia finalmente rallentando. L'aumento segna una svolta per la banca centrale dopo un anno senza precedenti, che ha visto sette rialzi consecutivi dei tassi come parte di una campagna aggressiva per cercare di ridurre l'inflazione più alta dall'inizio degli anni Ottanta.
Il deputato Repubblicano Mike Gallagher (R-WI), il Senatore Repubblicano Marco Rubio (R-FL) e il deputato Democratico Raja Krishnamoorthi (D-IL) hanno presentato un disegno di legge bipartisan che bannerebbe TikTok dagli Stati Uniti. Il Senato ha inoltre approvato all’unanimità il divieto di possedere TikTok per i dipendenti e i contractor del governo federale. Le motivazioni sono relative ai timori di azioni di spionaggio effettuate attraverso la piattaforma.
Dopo la decisione di Krysten Sinema, che ha scelto di abbandonare il Partito Democratico, sono iniziate le voci sulla possibilità che anche Joe Manchin faccia questa mossa. Il senatore al momento ha escluso questa eventualità, senza chiudere però la porta a tale evenienza nel futuro.
La Commissione per i bilanci della Camera ha programmato per martedì una riunione a porte chiuse in cui i legislatori esamineranno le dichiarazioni dei redditi dell'ex presidente Donald Trump e potrebbero votare per la pubblicazione di alcune di esse.
La Commissione ha ottenuto l'accesso alle dichiarazioni il mese scorso, quando la Corte Suprema ha rimosso l'ultimo ostacolo dopo una battaglia durata anni contro Trump. Ai Democratici resta poco tempo per agire prima di perdere il controllo della maggioranza della Camera e della Commissione, cosa che avverrà quando si insedierà il nuovo Congresso, il prossimo 3 gennaio.
Il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha dichiarato che chiederà alla Corte Suprema dello Stato di convocare un gran giurì per indagare su qualsiasi illecito in relazione ai vaccini MRNA usati per combattere la pandemia di Covid-19. Il governatore repubblicano, spesso citato come possibile candidato alle presidenziali del 2024, non ha detto su quali illeciti si indagherà, ma ha suggerito che l'obiettivo sarà in parte quello di ottenere dalle aziende farmaceutiche maggiori informazioni sui vaccini e sui potenziali effetti collaterali.
Il presidente Biden ha firmato un disegno di legge per ottenere un finanziamento federale a breve termine per evitare uno shutdown mentre il Congresso discute i termini di un nuovo disegno di spesa. Questa misura mantiene i finanziamenti federali ai livelli attuali.
La Camera ha votato un provvedimento che permetterà a Porto Rico (che attualmente sono un ‘territorio non incorporato’ degli Stati Uniti) di tenere un referendum volto a decidere se potrà diventare uno stato dell’Unione o ottenere una qualche forma di indipendenza.