La svolta securitaria di Trump
Da Washington a Chicago, il presidente vuole usare le truppe federali per combattere la criminalità e sfidare i governatori democratici.
Il presidente Donald Trump ha lanciato una campagna securitaria senza precedenti negli Stati Uniti, utilizzando la Guardia Nazionale e altre forze federali per intervenire direttamente nelle città americane, soprattutto in quelle a guida democratica. Questa strategia, presentata come una risposta alla criminalità, ha scatenato un acceso dibattito legale, politico e sociale.
Trump manda la Guardia Nazionale nelle città
Washington, D.C.: il vero banco di prova
L’11 agosto 2025, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha messo sotto il controllo federale la polizia locale di Washington, D.C., e ha dispiegato oltre duemila membri della Guardia Nazionale della capitale e di altri Stati. Secondo l’amministrazione, questa mossa era necessaria per contrastare una presunta “emergenza criminale” nella città, nonostante i dati mostrino che la criminalità violenta è in calo da due anni. La Guardia Nazionale è stata schierata con veicoli blindati e armi, pattugliando strade, stazioni della metropolitana e aree intorno ai monumenti nazionali. Il sindaco di Washington, Muriel Bowser, e il procuratore generale della capitale hanno contestato la legittimità di questa azione, ma un accordo temporaneo ha permesso alla polizia locale di mantenere il controllo operativo, pur con una forte presenza militare federale. La legge che regola Washington, il Home Rule Act del 1973, consente al presidente di assumere il controllo della polizia locale per un massimo di 30 giorni in caso di “condizioni speciali di natura urgente”, ma qualsiasi estensione richiede l’approvazione del Congresso. Trump ha già esteso la missione fino a dicembre 2025, suscitando ulteriori contestazioni legali da parte delle autorità locali, che hanno denunciato un “abuso di potere” e una “militarizzazione” della città senza reale giustificazione di emergenza.
Los Angeles: il primo test fuori dalla capitale
A giugno 2025, Trump ha inviato quattromila soldati della Guardia Nazionale in California, a Los Angeles, in risposta alle proteste contro la sua politica migratoria. Il governatore democratico Gavin Newsom ha contestato la legittimità di questo dispiegamento, sostenendo che non c’era alcuna “ribellione” o “invasione” che giustificasse l’intervento militare. Un giudice federale, Charles Breyer, ha stabilito che l’uso della Guardia Nazionale per il mantenimento dell’ordine interno violava il Posse Comitatus Act del 1878, una legge che vieta all’esercito di svolgere funzioni di polizia civile senza autorizzazione esplicita del Congresso. Nonostante la sentenza, una corte d’appello ha temporaneamente sospeso il divieto, permettendo alle truppe di rimanere sul campo finché non è stato lo stesso Trump a ritirarle. Il presidente americano ha giustificato l’intervento come necessario per proteggere il personale federale e le proprietà governative, ma i critici sostengono che si tratti di una mossa politica per intimidire le città democratiche e testare i limiti del suo potere.
Chicago e New Orleans: le prossime tappe
Trump ha annunciato che intende estendere questa strategia ad altre città, tra cui Chicago, che ha definito la “capitale mondiale dell’omicidio”, e New Orleans. Il governatore dell’Illinois, J.B. Pritzker, e il sindaco di Chicago, Brandon Johnson, hanno respinto con fermezza l’idea, minacciando azioni legali e sottolineando che la criminalità nella città è in calo. A differenza di Washington, dove il presidente ha ampi poteri, in Illinois e in Louisiana Trump dovrebbe ottenere il consenso del governatore o dimostrare un’emergenza che giustifichi l’intervento federale. Il 5 settembre 2025, Trump ha però annunciato che invierà la Guardia Nazionale a New Orleans, dove il governatore repubblicano Jeff Landry ha espresso sostegno all’iniziativa.
Le basi legali e i precedenti storici
Il Posse Comitatus Act del 1878 vieta all’esercito statunitense di svolgere funzioni di polizia civile, a meno che non sia esplicitamente autorizzato dal Congresso o in casi di “ribellione” o “invasione”. Questa legge è stata introdotta per evitare l’uso delle forze armate come strumento di repressione politica interna. Tuttavia, ci sono eccezioni. L’Insurrection Act del 1807 consente al presidente di dispiegare truppe per sedare rivolte o minacce all’ordine pubblico, ma solo in circostanze eccezionali. Inoltre, il presidente può federalizzare la Guardia Nazionale (cioè metterla sotto comando federale) in caso di emergenze nazionali, ma questo richiede una giustificazione chiara e spesso il consenso del governatore dello Stato interessato. A Washington, D.C., la Guardia Nazionale è già sotto il controllo diretto del presidente, il che gli conferisce poteri speciali non applicabili altrove.
L’uso della Guardia Nazionale per il mantenimento dell’ordine interno non è una novità assoluta nella storia degli Stati Uniti, ma è sempre stato circoscritto a situazioni di crisi acute e ben definite. Nel 1957, il presidente Dwight Eisenhower ordinò l’invio della 101ª Divisione Aviotrasportata a Little Rock, in Arkansas, per garantire l’applicazione della desegregazione nelle scuole pubbliche, agendo su richiesta del governatore locale e in risposta a una crisi che minacciava i diritti costituzionali dei cittadini afroamericani. Otto anni dopo, nel 1965, il presidente Lyndon Johnson dispiegò la Guardia Nazionale in Alabama per proteggere i manifestanti per i diritti civili, nonostante l’opposizione del governatore segregazionista George Wallace, dimostrando come l’intervento federale potesse essere giustificato dalla necessità di tutelare i diritti fondamentali anche contro la volontà delle autorità statali. Più recentemente, nel 1992, il presidente George H.W. Bush autorizzò lo schieramento della Guardia Nazionale a Los Angeles per sedare i violenti disordini scatenati dall’assoluzione dei poliziotti implicati nel pestaggio di Rodney King, ma solo dopo che il governatore della California aveva formalmente richiesto l’aiuto federale. Questi episodi, pur diversi tra loro, condividono un elemento chiave: l’intervento militare è stato sempre legato a emergenze specifiche, temporanee e caratterizzate da una chiara minaccia all’ordine pubblico o ai diritti civili, e spesso su richiesta o con il sostegno delle autorità locali.
Ciò che rende unico l’approccio di Trump è la sistematicità e la politicizzazione dell’uso della Guardia Nazionale. Mentre in passato i presidenti hanno agito in risposta a crisi specifiche e limitate nel tempo, Trump sta cercando di normalizzare la presenza militare nelle strade come strumento di politica interna, anche in assenza di una reale emergenza. Inoltre, sta utilizzando la Guardia Nazionale non solo per sedare rivolte, ma per svolgere funzioni di polizia ordinaria, come pattugliamenti e controlli, che tradizionalmente spettano alle forze dell’ordine locali. Questo solleva questioni costituzionali e rischia di erodere la separazione tra esercito e polizia, un principio fondamentale della democrazia americana.
Le critiche e le conseguenze
I sindaci e i governatori democratici hanno accusato Trump di usare la Guardia Nazionale come strumento di intimidazione politica e di esagerare la portata della criminalità per giustificare un’accumulazione di potere. A Chicago, il sindaco Brandon Johnson ha firmato un ordine esecutivo per limitare l’autorità di eventuali forze federali e ha dichiarato: “Non vogliamo, né abbiamo bisogno di un’occupazione militare”. Anche a Washington, le autorità locali hanno denunciato la militarizzazione come una “mossa politica” contro le élite democratiche, sottolineando che la criminalità era già in calo prima dell’intervento federale.
I costituzionalisti e esperti legali ritengono che l’uso della Guardia Nazionale per il mantenimento dell’ordine interno, senza un reale stato di emergenza, rischia di normalizzare la presenza militare nelle strade e di indebolire il principio di controllo civile sulle forze armate. Questo potrebbe aprire la strada a futuri abusi di potere, soprattutto in un contesto in cui il Congresso, a maggioranza repubblicana, non esercita un adeguato controllo sull’esecutivo.
Inoltre, come hanno evidenziato diversi critici, l’impiego della Guardia Nazionale in ruoli di polizia rischia di minare la sua legittimità e il suo rapporto con le comunità locali. I soldati della Guardia Nazionale sono addestrati per rispondere a disastri naturali, emergenze sanitarie o minacce militari, non per svolgere funzioni di polizia. Il loro utilizzo in contesti urbani, soprattutto in assenza di una chiara minaccia, può generare tensione e sfiducia. Questo , inoltre,potrebbe anche distogliere risorse e attenzione dai compiti tradizionali della Guardia Nazionale.
In conclusione
Nel complesso, Donald Trump sta utilizzando la Guardia Nazionale come strumento centrale della sua politica di “legge e ordine”, estendendo il suo controllo sulle forze dell’ordine locali e testando i limiti del potere presidenziale. Mentre a Washington gode di ampi poteri grazie allo status speciale della capitale, negli altri Stati si scontra con la resistenza dei governatori e dei sindaci democratici, che contestano la legittimità e la necessità di questi interventi. Le basi legali sono controverse: se da un lato esistono eccezioni che permettono l’uso della Guardia Nazionale in casi di emergenza, dall’altro l’attuale strategia di Trump rischia di normalizzare la presenza militare nelle strade, minacciando i principi di separazione tra esercito e polizia e il federalismo.
Le altre notizie della settimana
Il mercato del lavoro statunitense si sta bloccando. I dati di agosto confermano un rallentamento marcato dell’economia americana, con revisioni al ribasso per giugno e luglio. La Federal Reserve si prepara a tagliare i tassi d’interesse, mentre le politiche economiche dell’amministrazione Trump pesano su assunzioni e produzione.
Florida pronta a eliminare l’obbligo vaccinale. La decisione, sostenuta dal governatore Ron DeSantis e dal chirurgo generale Joseph Ladapo, rientra nella riforma nazionale voluta dall’amministrazione Trump e guidata dal ministro della salute Robert Kennedy Jr. Democratici e comunità scientifica parlano di un grave rischio sanitario.
Trump taglia i satelliti climatici, a rischio le previsioni meteo. Il presidente ha deciso di eliminare diversi strumenti satellitari destinati al monitoraggio del clima, giudicati non essenziali rispetto alla sola previsione del tempo. Scienziati avvertono che la scelta indebolirà la capacità di prevedere fenomeni meteorologici estremi.
Perché la vittoria di Zohran Mamdani a New York è molto probabile. Con un sindaco impopolare, un ex governatore controverso e un repubblicano in difficoltà, le forze anti-Mamdani faticano a trovare un’alternativa credibile per la vittoria
Trump vuole che gli edifici governativi siano di nuovo belli. Il presidente ha firmato un ordine esecutivo che impone uno stile architettonico classico per i nuovi edifici federali a Washington e scoraggia l’uso di estetiche moderniste come il Brutalismo.
Trump cambia il Pentagono in "Dipartimento della Guerra". Il presidente ha firmato un decreto per ripristinare la denominazione storica usata fino al 1949, sostenendo che “difesa è troppo difensiva" e che il nome deve riflettere la potenza militare americana.
La senatrice Joni Ernst si ritira. La senatrice repubblicana dell’Iowa ha deciso di non cercare un terzo mandato, lasciando un seggio aperto che potrebbe diventare un campo di battaglia cruciale per le elezioni di metà mandato del 2026. La sua uscita apre la strada a una competizione serrata.