Le ragioni della crisi russo-ucraina e la possibile risposta di Biden
Le ragioni della crisi russo-ucraina e la possibile risposta di Biden
Il mondo guarda verso l’est Europa con il fiato sospeso, venti di guerra soffiano nuovamente sul vecchio continente e la crisi ucraina ha iniziato ad occupare le prime pagine dei giornali. Questo perché, nonostante le rassicurazioni del governo russo che bollano come “propaganda” le accuse di invasione, crescono i timori per un’operazione militare orchestrata da Vladimir Putin, con l’intelligence americana che ha alzato il livello d’allerta parlando di un attacco possibile addirittura prima della conclusione delle Olimpiadi invernali attualmente in corso a Pechino.
Una crisi scoppiata adesso ma che ha radici lontane, e riguarda la contrapposizione fra la Russia e il blocco occidentale: l’obiettivo del paese guidato da Vladimir Putin, infatti, è quello di frenare l’espansione verso est dell'alleanza atlantica, che prosegue da circa vent’anni ed ha visto l’annessione di alcuni paesi appartenenti all’ex blocco sovietico come le repubbliche baltiche, la Polonia e l’Ungheria. Impedire che a quest’elenco si aggiunga anche l’Ucraina rappresenta una condizione vitale per il leader russo, che non può permettersi di perdere un paese affine a sé per cultura e tradizione e che rappresenta anche un cuscinetto importante per allontanare la NATO dai suoi confini.
Quali sono, dunque, le richieste presentate da Putin in sede di negoziato? Considerato l’obiettivo vitale di mantenere l’Ucraina sotto la sfera d’influenza russa, ha posto agli Stati Uniti una serie di condizioni, da Washington ritenute irricevibili, con due punti centrali come lo stop definitivo alle trattative per l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e la diminuzione delle truppe nei paesi dell’est Europa.
Il tutto mentre cresce la tensione e la Russia continua ad accumulare le proprie truppe ai confini del paese: stando a quanto riportato dal New York Times, sono oltre 130.000 gli uomini nella zona, con in corso una serie di esercitazioni militari congiunte con la Bielorussia. Ad alzare il livello d’allerta, inoltre, concorre anche l’invio di più di 30 navi da guerra all’interno del Mar Nero.
Gli Stati Uniti, a dimostrazione di quanto la situazione sia delicata, hanno suggerito ai cittadini presenti nel paese di lasciare il prima possibile l’Ucraina, vista l’impossibilità di far intervenire soldati dell’esercito americano in caso di escalation del conflitto. Anche il corpo diplomatico del paese, uno dei maggiori in Europa, è stato fortemente ridotto, con una mossa emulata da diversi paesi.
Nella giornata di ieri, in ogni caso, si è tenuto un colloquio telefonico durato più di un’ora fra Vladimir Putin e Joe Biden, nella quale le parti hanno reiterato le loro posizioni, con il presidente americano che ha minacciato una dura reazione nel caso in cui la Russia dovesse decidere di procedere effettivamente all’invasione. Ma quali sono le carte sul tavolo che potrebbero giocare i paesi occidentali per rispondere ad un’eventuale aggressione ai danni dell’Ucraina?
Biden ha escluso categoricamente la possibilità di un intervento militare diretto, che avrebbe conseguenze enormi su larga scala, ma rimane plausibile pensare che gli Stati Uniti possano fornire aiuti di vario genere alla popolazione ucraina per resistere all’assalto. L’inquilino della Casa Bianca ha inoltre promesso sanzioni durissime nei confronti della Russia, sulla cui portata sono andati avanti dei colloqui bipartisan al Congresso volti a trovare un’intesa. Da questo punto di vista, in ogni caso, prosegue anche l’interlocuzione fra Stati Uniti e paesi europei per giungere ad una risposta condivisa.
Posto questo, al momento, non è possibile sapere con certezza quali saranno le “sanzioni mai viste prima” che verranno adottate dagli Stati Uniti. Nelle discussioni tenute al Congresso, una delle divisioni fra democratici e repubblicani riguarda proprio la possibilità di far scattare le misure già in maniera preventiva, in risposta a quanto starebbe già accadendo al confine. Nel complesso, plausibile che si vada verso una serie di norme volte soprattutto a colpire economicamente la Russia, con la riduzione del margine per i commerci e la limitazione agli spostamenti degli oligarchi del paese, mentre bisognerà valutare se alla fine si colpirà ancor più duramente bloccando anche l’esportazione di gas e petrolio: su questo sussistono i timori anche dei paesi europei, preoccupati per le possibili conseguenze economiche.
Da questo punto di vista, in ogni caso, è importante la presa di posizione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha confermato come in caso d’invasione sarà bloccato il gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe portare il gas dalla Russia alla Germania e rappresenta un importante accordo economico fra i due paesi.
Raggiunto accordo per evitare shutdown federale
La Camera dei Rappresentanti ha approvato, con 51 voti repubblicani a favore, una misura provvisoria per estendere fino al prossimo 11 marzo i finanziamenti del governo federale, evitando quindi uno shutdown.
La misura serve per dare ai membri del Congresso il tempo per cercare un accordo su un pacchetto di spesa complessivo volto a finanziare le azioni del governo per il prossimo anno fiscale. Sebbene permanga l'ottimismo sulla possibilità di raggiungere un'intesa fra democratici e repubblicani, restano ancora alcuni scogli da superare.
Uno di questi è relativo ai fondi per la difesa: i repubblicani vorrebbero dedicare a questo aspetto la metà del pacchetto complessivo, mentre i democratici puntano ad una cifra più bassa.
Il Senato approva una legge contro le molestie sul luogo di lavoro
Il Senato ha approvato all'unanimità per voce un progetto di legge che vieta alle aziende di risolvere mediante l'arbitrato i casi di molestie e aggressioni sessuali sui luoghi di lavoro, qualcosa che finora aveva sempre favorito i datori di lavoro rispetto ai lavoratori. Un piano voluto con forza dall’ex conduttrice di Fox News Gretchen Carlson, che quando ha provato a denunciare ha scoperto di non potersi rivolgere alle pubbliche autorità in quanto il suo contratto prevedeva di passare dall’arbitrato, qualcosa di simile a un tribunale privato apposito per le questioni.
La sua mobilitazione aveva portato alle interlocuzioni con i senatori Lindsey Graham e Kristen Gillibrand. Numerosi attivisti, in ogni caso, ritengono ancora troppo limitata la portata dell’intervento e parlano della possibilità di eliminare il ricorso all’arbitrato anche per altre questioni, come quelle relative alla discriminazione razziale.

Le altre notizie della settimana
La Camera ha approvato in settimana un importante disegno di legge volto a tentare di risolvere le difficoltà finanziarie dell’US Postal Service. Il fatto che la misura sia passata con il sostegno di alcuni repubblicani, fa pensare che possano esserci margini anche per un voto positivo anche al Senato.
Alcuni documenti che l'ex presidente Trump ha portato nella sua residenza di Mar-a-Lago dopo aver lasciato la Casa Bianca sono stati contrassegnati come "top secret", secondo quanto ha reso noto ieri il Washington Post. Il tycoon ha affermato, dal canto suo, che ogni trasferimento è stato concordato con il National Archives.
Da due settimane in Canada sono in corso proteste dei camionisti contro le misure pandemiche, in particolar modo per quanto riguarda le persone non vaccinate. Negli ultimi giorni, però, queste si sono spostate anche negli Stati Uniti: a Detroit mezzi pesanti hanno bloccato la strada che conduce allo stesso Canada, mentre altre manifestazioni sono in programma nel resto del paese. Lo stesso Donald Trump ha sollecitato a marciare verso Washington.
Nella giornata di martedì Starbucks ha licenziato i lavoratori di una caffetteria a Memphis in Tennessee che volevano unirsi a Starbucks Workers United (SWU), il primo sindacato creato all'interno della catena nel paese. Ufficialmente l’accusa è quella di aver infranto le regole interne facendo entrare i giornalisti nella struttura al di fuori degli orari di apertura per le interviste, anche secondo la labor union si tratta di una vera e propria rappresaglia.
Biden ha deciso di firmare un ordine esecutivo per usare i 7 miliardi di dollari della banca centrale afghana fermi nel sistema bancario americano per finanziare sia le operazioni umanitarie in Afghanistan che le famiglie delle vittime dell’11 settembre.
Continuano ad imperversare le divisioni all'interno del Partito Repubblicano a riguardo dell'assalto al Congresso avvenuto il 6 gennaio 2021, a maggior ragione dopo la mozione di censura da parte dell'RNC verso Liz Cheney e Adam Kinzinger, membri della Camera dei Rappresentanti che hanno scelto di prendere parte alla commissione d'inchiesta.
Nella giornata di martedì, la presidente della Conferenza repubblicana della Camera Elise Stefanik ha dichiarato che il Comitato nazionale repubblicano (RNC) "ha tutto il diritto di intraprendere qualsiasi azione", mentre Mitch McConnel e altri senatori hanno criticato la presa di posizione per cui quanto avvenuto lo scorso 6 gennaio rappresenterebbe "un discorso politico legittimo".
I timori relativi alla crescita dell’inflazione continuano ad allarmare gli Stati Uniti: a gennaio, infatti, i prezzi di consumo sono aumentati del 7.5% su base annuale, il dato più alto dal 1982, e del 0.6% rispetto al mese di dicembre. Si tratta di una minaccia economica per la ripresa dell’economia dopo la pandemia, nonché di un elemento che rischia di minare ulteriormente la fiducia nei cittadini nell’amministrazione Biden.
L’aumento dell’inflazione sta facendo vedere le sue conseguenze anche per quanto riguarda i tassi sui Treasury, che per la prima volta dal 2019 sono al 2%.
La Corte Suprema ha accolto il ricorso dei Repubblicani e ha cancellato la decisione di una corte dell’Alabama che aveva ordinato di rielaborare la mappa congressuale dello stato, poiché quella approvata dal GOP non era abbastanza rappresentativa della popolazione afroamericana. Si tratta di una decisione che potrebbe avere enormi conseguenze sul futuro, in particolare per la tenuta del Voting Rights Act.
I democratici stanno pian piano allontanandosi dalla retorica del “defund the police”, dopo le critiche generate dall’aumento dei tassi di criminalità, puntando piuttosto su una retorica diversa e proattiva per frenare gli abusi della polizia.
Cresce la pressione sulla Casa Bianca volta a rendere meno restrittive le norme sull’uso delle mascherine, anche al chiuso e nelle scuole. Questa volta le richieste arrivano anche dai governatori democratici, sino ad ora i più rigorosi nella richiesta di misure contro la pandemia.
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