L'economia con Trump sta affondando?
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo dei dati economici relativi al primo semestre del 2025
Sono stati diversi i motivi che, lo scorso novembre, hanno portato alla vittoria elettorale di Donald Trump. Una certa insoddisfazione per l’amministrazione Biden, l’insofferenza per i toni che avevano assunto le tematiche legate a quella che è stata identificata come “ideologia woke”, la poca fiducia verso Kamala Harris. Ma è indubbio che la spiegazione principale è legata soprattutto all’economia: il tycoon era visto come il candidato che avrebbe potuto gestire meglio tale questione, soprattutto in virtù del periodo di crescita vissuto durante il suo primo mandato.
I primi mesi della nuova amministrazione, però, stanno vedendo il presidente faticare proprio su quello che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto essere il suo punto di forza. Un sondaggio della CNN, infatti, rivela come il 59% degli intervistati ritenga che le politiche di Trump abbiano peggiorato la situazione del paese, un dato in crescita rispetto al mese di marzo, quando a pensarlo era il 51%. C’è anche molta sfiducia verso il futuro: il 69% dei rispondenti considera probabile una recessione nel prossimo anno, e solo il 34% si dichiara ottimista.
A pesare è soprattutto la questione dazi: per il 55% delle persone che hanno risposto al sondaggio si tratta di una decisione politica sbagliata, mentre solo il 28% si è dichiarato favorevole. Numeri che, va da sé, implicano come una fetta importante dell’elettorato Repubblicano sia quantomeno perplesso su queste politiche. Ma non ci sono solo i sondaggi a segnalare un pessimismo diffuso sulla situazione economica. I primi dati relativi al trimestre iniziale del 2025, infatti, sono sicuramente negativi.
È quanto emerge dal report del Commerce Department, che registra per la prima volta un calo in tre anni nonostante gli analisti si attendessero una crescita dello 0,3%. A pesare sul Pil è stato principalmente l’incremento delle importazioni, cresciute del 41,3% nei primi tre mesi dell’anno. Le aziende hanno infatti anticipato l’acquisto di beni esteri per evitare gli effetti dei nuovi dazi, entrati in vigore in modo parziale nel primo trimestre e poi aumentati in modo consistente nel secondo. Questo fenomeno ha causato un forte contributo negativo delle esportazioni nette, che hanno sottratto ben 4,83 punti percentuali alla crescita complessiva.
Secondo l’economista Shannon Grein di Wells Fargo che ha parlato con il Wall Street Journal, “il calo principale sovrastima la debolezza dell’economia, poiché in larga parte è dovuto a un anticipo delle importazioni indotto dai dazi”. Grein ritiene quindi che, al netto dell’effetto dazi, la domanda interna resti solida. Il trimestre in questione è stato caratterizzato da eventi climatici estremi, tra cui incendi a Los Angeles e tempeste invernali in diverse aree del Paese. Inoltre, ha segnato il passaggio di consegne tra l’amministrazione Biden e quella Trump, insediatasi ufficialmente il 20 gennaio.
Donald Trump, a riguardo, ha poi cercato di minimizzare la portata di questi dati economici, facendo ricadere le colpe soprattutto al predecessore, ma su questo gli americani sembrano meno convinti, e tutte le rilevazioni lo indicano come il colpevole principale per questi dati negativi.
La risposta legislativa di Trump
Finora è difficile negare che il rallentamento economico osservato negli ultimi mesi sia stato influenzato, almeno in parte, dalle prime mosse della nuova amministrazione, in particolare dalle proposte di inasprimento dei dazi che hanno riacceso tensioni con alcuni tra i principali partner commerciali. Va però ricordato che il governo Trump è in carica da poche settimane e che molte delle sue iniziative chiave devono ancora affrontare il passaggio parlamentare. Il giudizio finale sull’efficacia della nuova linea politica dipenderà dunque dalla capacità dell’esecutivo di tradurre le promesse in provvedimenti concreti, superando le complesse dinamiche istituzionali di Camera e Senato.
Fin dal suo insediamento, il Presidente ha rilanciato l’idea di un “One Big, Beautiful Bill”: un unico, ambizioso disegno di legge in grado di racchiudere tutte le sue priorità, soprattutto con l’estensione dei tagli fiscali approvati nel 2017 e la riduzione della spesa pubblica. Ma la costruzione del provvedimento si è rivelata più complicata del previsto: il Partito Repubblicano resta diviso tra i falchi del rigore, favorevoli a forti tagli, e i moderati, più inclini alla cautela, soprattutto in vista delle ricadute sociali e finanziarie. A pesare è anche la necessità di trovare coperture per il maxi-taglio fiscale, che secondo le stime potrebbe costare centinaia di miliardi di dollari nell’arco di dieci anni, senza però aggravare eccessivamente il deficit.
In questo quadro, lo stesso Trump ha cercato di frenare le spinte più estreme, dichiarando la propria contrarietà a riduzioni nei programmi più popolari come Medicare, Medicaid e Social Security. Un recente sondaggio conferma quanto sia impopolare l’idea di toccare queste voci: l’84% degli americani si oppone a tagli alla Social Security, il 79% a quelli di Medicare, e il 76% a Medicaid. Questa linea di prudenza ha reso ancora più arduo il compito dei leader repubblicani, costretti a trovare un equilibrio tra sostenibilità dei conti e consenso elettorale. Trump ha più volte ribadito l’intenzione di salvaguardare Medicaid per i soggetti più fragili – bambini, donne incinte, disabili e poveri – e di respingere ogni proposta che possa essere letta come una riduzione netta dei benefici.
Ciononostante, la leadership della Camera ha continuato a valutare soluzioni indirette per contenere i costi, come l’introduzione di requisiti lavorativi per alcuni beneficiari o il rafforzamento dei controlli sull’accesso al programma. L’obiettivo è quello di generare risparmi senza contraddire apertamente la linea dettata dal Presidente. Resta però una questione di fondo: riuscire a presentare una manovra solida e credibile, senza offrire ai Democratici il fianco per riaccendere le accuse di voler smantellare le conquiste dell’era Obama in materia di sanità pubblica.
A complicare ulteriormente il quadro è arrivata la proposta di budget presentata dalla Casa Bianca, un documento preliminare – noto anche come skinny budget – che delinea le priorità dell’amministrazione in materia di spesa pubblica. Sebbene non abbia valore vincolante, questa proposta ha riacceso le divisioni interne al Partito Repubblicano, in particolare per i forti tagli previsti alla spesa non militare e per la gestione controversa del bilancio della difesa. Come sottolinea The Hill, alcuni senatori del GOP hanno criticato la mancanza di coerenza tra gli obiettivi dichiarati – come l’aumento delle risorse per la difesa – e le cifre effettivamente indicate nel documento, che prevedono fondi invariati con l’intenzione di recuperarli più avanti tramite una manovra fiscale. Anche i tagli a programmi sociali e scientifici – come i finanziamenti alla ricerca biomedica o all’istruzione prescolare – hanno sollevato obiezioni tra i moderati, rendendo ancora più difficile il compito della leadership repubblicana di trovare una sintesi condivisa.
Le altre notizie della settimana
Il Pentagono sta valutando l’organizzazione di una grande parata militare il 14 giugno, in occasione del 79° compleanno di Donald Trump e del 250° anniversario dell’esercito statunitense. Secondo documenti riservati ottenuti dall’AP, l’evento coinvolgerebbe oltre 6.600 militari, centinaia di mezzi, bande musicali e civili, ma non è ancora stato approvato ufficialmente dalla Casa Bianca. L’iniziativa comporterebbe costi elevati e complesse sfide logistiche, simili a quelle che avevano portato alla cancellazione di un progetto analogo nel 2018.
Il governatore dell’Illinois JB Pritzker sta emergendo come leader di una corrente del Partito Democratico che promuove un’opposizione totale e intransigente contro Donald Trump, i repubblicani e l’agenda conservatrice. In un discorso acceso tenuto in New Hampshire, Pritzker ha invocato proteste di massa, mobilitazione e una lotta senza tregua, criticando duramente anche i democratici più moderati per la loro mancanza di coraggio.
Sebbene abbia negato l’intenzione di candidarsi alle presidenziali del 2028, Pritzker è considerato una delle figure più influenti del partito grazie al suo ruolo istituzionale, al suo sostegno finanziario e alla sua visibilità nazionale. Ha già tenuto discorsi in diversi stati e continuerà la sua attività nei prossimi mesi. Sostenitore di una strategia di "zero accomodamento", ha impostato la politica dell’Illinois in aperto contrasto con quella di Trump, guadagnandosi il sostegno dell’ala progressista e alimentando le voci su un suo possibile futuro politico a livello nazionale.
L'Amministrazione Trump ha intensificato gli sforzi per impedire il ritorno negli Stati Uniti di Kilmar Abrego Garcia, un cittadino salvadoregno coinvolto in un caso controverso di espulsione. Le nuove accuse di violenza domestica, insieme a presunti legami con la gang MS-13, hanno spinto la Casa Bianca a inasprire la sua posizione, nonostante un ordine giudiziario che imponeva il suo rientro negli Stati Uniti.
Garcia, che era entrato illegalmente nel 2012 e aveva visto respinta la sua richiesta di asilo, era stato espulso nel marzo 2025, nonostante un divieto del tribunale che segnalava rischi di violenze nel suo paese d'origine. Il caso ha suscitato forti polemiche legali, sollevando interrogativi sul rispetto del giusto processo e sugli scontri tra i poteri esecutivo e giudiziario. Sostenitori dei diritti civili criticano la decisione del governo, mentre l'Amministrazione sostiene che la sua espulsione fosse giustificata da preoccupazioni per la sicurezza pubblica.
Questa settimana, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato la firma di un accordo con l'Ucraina per la creazione di un Fondo di Investimento dedicato alla ricostruzione del Paese, un passo fondamentale per garantire il continuo accesso agli aiuti militari americani. Il fondo, gestito in modo paritario tra Stati Uniti e Ucraina, si concentrerà su investimenti in minerali e altre risorse naturali ucraine, con l'obiettivo di attrarre investimenti globali e stimolare la crescita economica. Nonostante le complesse trattative precedenti, tra cui un incontro teso tra i presidenti Trump e Zelenskyy, l'accordo prevede che l'Ucraina mantenga il controllo completo sulle proprie risorse naturali, senza compromettere la sua sovranità o il processo di integrazione europea. Inoltre, il fondo si finanzierà autonomamente tramite nuove licenze minerarie, senza imporre debiti aggiuntivi sul Paese. Questo accordo rappresenta un segnale forte dell'impegno congiunto di Stati Uniti e Ucraina per la ricostruzione e la prosperità a lungo termine.
Il presidente Donald Trump ha annunciato la nomina di Mike Waltz come nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. Attualmente Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Waltz dovrà affrontare il processo di conferma al Senato prima di assumere ufficialmente l'incarico. La sua nomina segue una serie di polemiche legate a una chat di gruppo in cui Waltz avrebbe involontariamente consentito l'accesso a documenti riservati a un giornalista di The Atlantic, suscitando preoccupazioni sulla gestione delle informazioni sensibili.