Legge sulla difesa: il nuovo fronte dello scontro politico?
Nel numero di questa settimana parliamo della legge sulla difesa e delle divisioni fra Camera e Senato a riguardo. Spazio anche ad un aggiornamento sulla raccolta fondi in vista delle elezioni
Sulla legge per la difesa può consumarsi l'ennesimo strappo politico
La Camera dei Rappresentanti, guidata dal Partito Repubblicano, ha votato una controversa legge sulla difesa che aprirà una complicata battaglia politica dagli esiti incerti: l'approvazione della norma è fondamentale per aumentare le paghe dei soldati, elaborare le politiche difensive americane e sostenere i programmi di addestramento del Pentagono. Negli ultimi sessant'anni questa legge ha sempre trovato una maggioranza bipartisan, ma questa volta lo scenario si preannuncia molto più incerto, dal momento che il GOP ha alzato notevolmente la posta sul tavolo negoziale e non sembra intenzionato a voler arretrare.
La legge passata alla Camera, infatti, contiene alcune misure molto controverse. Sull'aborto, ad esempio, è prevista la cancellazione della norma che rimborsa i viaggi dei membri dell'esercito fatti per abortire, il divieto di seguire cure relative al genere e l'eliminazione di diverse pratiche volte a favorire la diversità. Secondo l'House Majority Leader, Steve Scalise, questo rappresenta un tentativo di "respingere i tentativi di indottrinazione da parte del Pentagono".
L'approvazione rappresenta una vittoria importante per l'ala conservatrice del Partito Repubblicano, cui lo Speaker Kevin McCarthy ha dovuto fare concessioni per ottenere il passaggio. Già negli scorsi mesi, infatti, il Freedom Causus (ovvero la fazione di destra nel GOP) aveva messo costantemente in difficoltà il leader alzando la posta, ma fino ad ora lo stesso McCarthy (come avvenuto ad esempio nel dibattito per l'aumento del tetto del debito) era sempre riuscito a trovare la quadra.
Questa volta la questione, però, si preannuncia come particolarmente ostica: approvare questa misura è necessario, ma i conservatori del GOP hanno già manifestato la volontà di non voler accettare compromessi. La legge attuale, però, non ha alcuna chance di essere approvata nel Senato in cui la maggioranza è in mano al Partito Democratico. La votazione nella Upper House dovrebbe arrivare già in questo mese, anche se la strada è tutta in salita.
"Non abbiamo alcuna intenzione di essere morbidi, né di fare passi indietro. Non abbiamo voglia di guardare ad un accordo bipartisan o rinunciare ai nostri principi per avere i voti", ha infatti affermato il deputato Scott Perry, con una frase che dimostra in maniera lampante quanto sarà complicato raggiungere un'intesa nelle prossime settimane. Non si è fatta attendere, però, anche la risposta dei Democratici, con Adam Smith (una delle figure di spicco nell'Armed Services Committee) che ha affermato: "Sia che si parli delle donne, sia che si parli delle persone trans, sia che si parli di quelle di colore, tutto ciò che fa questa norma è rendere difficile l'accesso al servizio militare. Ci opponiamo con forza a questa norma perché mina la nostra abilità di raggiungere i nostri obiettivi di sicurezza".
Le grandi difficoltà riguardano proprio le norme su aborto e diritti LGBT, che hanno un importante valore simbolico sia per i Democratici che per i Repubblicani. Proprio a riguardo, va considerato come la struttura iniziale della legge era passata nell'Armed Services Committee con un consenso bipartisan e quasi all'unanimità, con 58 voti favorevoli ed uno solo contrario. Va sottolineato, comunque, come altre frizioni siano arrivate a riguardo del sostegno all'Ucraina: diversi deputati hanno minacciato di votare in maniera contraria dopo l'esclusione di una norma che avrebbe bloccato i finanziamenti all''Ucraina.
"Ci sono fondi per proseguire una guerra in un altro stato, che non è un alleato della NATO, è una cosa che non ha senso", ha sostenuto la deputata Marjorie Taylor Greene.
Elezioni 2024, cosa ci dicono i numeri sulla raccolta fondi
In settimana sono stati rilasciati i dati relativi alla raccolta fondi ottenuta nel secondo trimestre dai vari candidati, in vista delle elezioni che si terranno nel 2024. I numeri sono particolarmente positivi per il presidente Joe Biden, che ha ottenuto 72 milioni di euro grazie al supporto di circa 400.000 donatori.
Per la Casa Bianca si tratta di un dato indubbiamente positivo, celebrato dallo staff della campagna elettorale con una nota che rende evidente l'entusiasmo: "Joe Biden e Kamala Harris sono andati ben oltre la cifra totale raccolta dai candidati presidenziali Repubblicani, raccogliendo il doppio rispetto a Trump e il triplo di DeSantis".
Proprio in casa Repubblicana, il migliore è stato Donald Trump con i suoi 35 milioni. Sono 20, invece, i milioni raccolti da Ron DeSantis, anche se gran parte di questi fondi provengono direttamente dal suo stato (e dunque vanno presi con le pinze in un potenziale utilizzo di questi numeri per capire qualcosa in più su ciò che accadrà nelle prossime elezioni) e soprattutto da grandi donatori, segno di una mancata presa sull'elettorato di base. Il governatore della Florida, inoltre, è anche il candidato che spende denaro più velocemente, fattore che potrebbe creare qualche complicazione nelle settimane successive.
Nikki Haley ha ottenuto 7.3 milioni di euro, contro i 6.1 di Tim Scott e i 1.2 di Mike Pence (che però si è candidato in ritardo rispetto ai suoi sfidanti): si tratta di una cifra comunque inferiore alle aspettative, che solleva diverse perplessità sulle sue reali possibilità.
Le altre notizie della settimana
La SAG-AFTRA, l'associazione sindacale che rappresenta diversi attori di Hollywood, ha annunciato uno sciopero che vedrà coinvolti esponenti nel mondo del cinema. Gli attori hanno interrotto la partecipazione ai set: questo stallo potrebbe durare mesi e impattare notevolmente sulle produzioni.
Le motivazioni riguardano la richiesta di un contratto con retribuzioni più alte, tutele contro l'uso non autorizzato delle immagini degli artisti attraverso l'intelligenza artificiale e protezione contro gli sfruttamenti operati dalle piattaforme di streaming.
Già in un numero di qualche settimana fa avevamo parlato delle difficoltà relative alla nomina di Julie Su alla guida del Dipartimento del Lavoro. Alle perplessità di buona parte del Partito Repubblicano si è aggiunto il Democratico Joe Manchin, che ha annunciato il suo voto contrario: se la situazione è bloccata da mesi, adesso trovare i numeri per l'approvazione diventa quasi inverosimile.
Una corte dello stato di New York ha annunciato all'Independent Rediscricing Commission, l'ente bipartisan che si occupa di ridisegnare i distretti elettorali dello stato, di procedere all'elaborazione di nuove mappe. Si tratta di una vittoria per il Partito Democratico, reduce da una pesante sconfitta alle midterm nel territorio, che aveva effettuato ricorso contro tale norma.
Gli Stati Uniti hanno autorizzato la vendita senza prescrizione medica di una pillola contraccettiva. La pillola Opill sarà disponibile nelle farmacie, nei minimarket e nei supermercati, nonché online su Internet, ha annunciato la Food and Drug Administration (FDA) statunitense.
Questa decisione serve a "ridurre le barriere all'accesso" a questo metodo di contraccezione rendendo possibile ottenerlo "senza dover prima vedere un professionista della salute", ha scritto la FDA in un comunicato stampa.
Venerdì il Texas ha iniziato a costruire una nuova barriera per fermare i migranti che arrivano dal Messico: si tratta di un sistema di boe galleggianti sul Rio Grande, il fiume che separa Stati Uniti e Messico.
Le boe, complessivamente lunghe 305 metri, saranno ancorate al letto del fiume, ma potranno essere spostate. L'installazione richiederà fino a due settimane e sarà gestito dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Texas.
Mike Pence ha criticato Donald Trump, suo sfidante nelle primarie presidenziali, a riguardo delle sue posizioni sull'Ucraina. "Io credo che la guerra finirà quando gli ucraini raggiungeranno ciò che gli serve per ottenere la vittoria. A Trump piace parlare della possibilità di risolvere la questione in un giorno, ma l'unico modo per farlo è dare a Putin tutto quello che vuole".