Pentagono, anno zero: Trump e Hegseth contro la cultura woke
Il nuovo Segretario alla Difesa lancia una riforma radicale: fine delle quote etniche e di genere, ritorno a standard fisici unici e disciplina “dura”. L’obiettivo: un esercito più aggressivo.
Martedì mattina, davanti a un auditorium gremito a Quantico, il nuovo Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha delineato la sua visione di un esercito liberato da ciò che definisce la cultura “woke”. È stato un discorso senza fronzoli, diretto a centinaia di comandanti di alto livello, in cui ha promesso di porre fine a pratiche e regole che a suo dire hanno “indebolito lo spirito guerriero” delle forze armate statunitensi. L’ex ufficiale di fanteria, con un anno di servizio in Iraq e missioni a Guantanamo e in Afghanistan, ha evocato il concetto di ethos del guerriero come bussola per la nuova fase: niente più divisioni, niente più attenzioni a criteri di genere o razza, niente più limitazioni al modo in cui i militari vengono formati. In un parallelo con il “giorno della liberazione” che Donald Trump aveva annunciato per la politica commerciale, Hegseth ha parlato di “liberazione dei guerrieri americani”, avviando così un cambio di rotta che potrebbe segnare profondamente il futuro del Pentagono.
Il piano prevede innanzitutto un ritorno a standard fisici elevati, fissati a un livello unico e “maschile” per tutti i soldati, indipendentemente dal genere. Hegseth non ha annunciato l’esclusione formale delle donne dal combattimento, ma ha riconosciuto che l’adozione di criteri più severi potrà portare, di fatto, a ridurre drasticamente la loro presenza in alcuni reparti. “Se possono farcela, bene; se non possono, così sia”, ha sintetizzato. A questo si aggiungono nuove regole sull’aspetto personale, con obblighi più rigidi su taglio e cura, e soprattutto la fine delle “quote razziali”: finora, nella distribuzione degli incarichi e nelle promozioni, era prevista una forma di riequilibrio numerico per rappresentare minoranze e gruppi etnici; la nuova linea intende abolire del tutto queste logiche. Un cambiamento analogo riguarderà le cosiddette “regole d’ingaggio”, ossia l’insieme delle limitazioni operative imposte ai soldati su quando e come usare la forza: Hegseth ha promesso meno vincoli burocratici e più discrezionalità nelle mani dei comandanti.
Non meno controverso è il capitolo sul nonnismo e sulla disciplina interna. Negli ultimi anni, soprattutto a partire dall’era Obama, il Pentagono aveva adottato una definizione estesa di concetti come bullismo e leadership tossica, aprendo la strada a inchieste disciplinari contro ufficiali accusati di eccessiva durezza. Hegseth ha denunciato questa impostazione come un ostacolo alla formazione dei soldati, accusando le procedure interne di aver trasformato in “armi burocratiche” termini che invece dovrebbero riferirsi solo a veri abusi. La nuova filosofia intende distinguere severità e comando dall’abuso, restituendo ai leader militari il margine di imporre standard duri senza timore di essere puniti. “Se chiedere disciplina e standard alti è definito tossico, accetto quell’etichetta”, ha affermato. In pratica, l’addestramento tornerà a includere metodi coercitivi, con maggiore libertà per i sergenti istruttori di instillare timore e disciplina nelle reclute, persino con contatti fisici o pratiche umilianti: una rottura netta rispetto alla sensibilità degli ultimi decenni.
Il discorso non si è fermato alla formazione. Hegseth ha anche difeso i recenti licenziamenti di alto profilo al Pentagono, sostenendo che vi saranno ulteriori cambiamenti nella catena di comando. Ai generali e ammiragli presenti ha lanciato un invito–ultimatum: chi non si riconosce nella nuova direzione, può farsi da parte. È una mossa che rafforza l’idea di un vero allineamento politico delle forze armate con la Casa Bianca, tanto più che subito dopo è intervenuto lo stesso Trump. L’ex presidente ha ribadito il suo impegno a rendere l’esercito “più forte, duro, veloce e feroce che mai”, e ha fatto un passo oltre: ha definito le città americane colpite dalla criminalità come potenziali “campi di addestramento” per la Guardia Nazionale, suggerendo che la missione delle forze armate non sia più solo esterna, ma anche interna, contro un nemico identificato nella violenza urbana.
L’insieme delle dichiarazioni segna un’accelerazione verso un modello militare più aggressivo, meno inclusivo e più apertamente politicizzato. Per i sostenitori di Hegseth, significa liberare l’esercito da vincoli ideologici e riportarlo a concentrarsi sulla capacità di combattere e vincere guerre. Per i critici, è un ritorno a un passato fatto di discriminazioni e abusi, con il rischio di fratture interne e di un allineamento eccessivo dell’apparato militare con l’agenda di Trump. In entrambi i casi, appare chiaro che la nuova leadership intende ridefinire il rapporto tra civili e militari negli Stati Uniti: meno spazio alla cultura della diversità e della sensibilità, più enfasi sulla forza e sull’obbedienza. La battaglia politica sul futuro delle forze armate è appena iniziata, ma lo scontro di visioni – esercito come specchio della società o come corpo separato e “puro” – potrebbe presto diventare uno dei terreni centrali della campagna presidenziale.
Cosa cambia nel concreto
Secondo ABC News, la novità principale è la frequenza dei test: mentre oggi la maggior parte dei corpi prevede un’unica valutazione annuale, dal 2026 l’Esercito e l’Aeronautica passeranno a due prove l’anno. È un cambiamento che traduce in pratica la linea di Hegseth: alzare l’asticella e monitorare in modo costante la forma fisica. Nel caso dell’Esercito, la rottura è già arrivata con l’introduzione del nuovo Army Fitness Test (AFT). Rispetto al precedente Army Combat Fitness Test, l’AFT riduce gli eventi da sei a cinque ma impone criteri più rigidi e punteggi minimi più selettivi. Non basta più “passare” un insieme di prove variegate: bisogna dimostrare forza, resistenza e velocità in ciascun evento, con la possibilità concreta che più soldati restino esclusi.
Anche l’Aeronautica cambia impostazione: finora bastava una prova annuale su corsa, flessioni e addominali; dal 2026 il test diventa semestrale e introduce un parametro di composizione corporea (rapporto vita–altezza), integrando esercizi distribuiti tra cardio, forza e core. La logica è penalizzare non solo chi non regge la corsa, ma anche chi non mantiene standard costanti di peso e condizione fisica. Marina e Marines, invece, manterranno i loro schemi già duri – con prove di plank, corse e, nel caso dei Marines, un test di combattimento che simula il campo di battaglia. L’unico corpo fuori da queste direttive è la Guardia Costiera, che continuerà con il suo sistema di idoneità “idoneo/non idoneo”. In sintesi, il futuro porta meno margini di tolleranza e più occasioni di esclusione: laddove i test erano un adempimento annuale, diventeranno uno strumento di selezione costante.
Il cambiamento di nome
Negli stessi giorni in cui Hegseth annunciava la “liberazione dei guerrieri americani”, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che reintroduce la denominazione di “Department of War” al posto di “Department of Defense”. La decisione, presa solo pochi giorni fa, segna un ritorno alla formula storica in uso fino al 1947 e intende, secondo la Casa Bianca, “proiettare forza e determinazione” in un momento di crescenti tensioni internazionali. Il provvedimento prevede inizialmente l’uso del nuovo nome come titolo secondario, in attesa dell’approvazione del Congresso per renderlo definitivo. Trump ha sottolineato come la parola “war” invii un messaggio di vittoria e di prontezza offensiva, mentre Hegseth ha rivendicato che “le parole contano” e che questa scelta simboleggia il ritorno a un ethos militare improntato alla massima aggressività.
La misura è stata accolta con entusiasmo dai sostenitori, che vi vedono la conferma di una leadership capace di rompere con decenni di compromessi, ma ha sollevato anche forti critiche. Per molti osservatori si tratta di una politicizzazione senza precedenti dell’apparato militare, in linea con la volontà di spostare l’accento dalla difesa alla guerra, dall’inclusione all’obbedienza. Non a caso, le opposizioni parlano di un gesto “infantile” e pericoloso, che rischia di trasformare le forze armate in uno strumento sempre più legato all’agenda della Casa Bianca. In ogni caso, la coincidenza tra la riforma degli standard fisici e il cambio di nome del Pentagono rafforza l’immagine di un esercito concepito come corpo separato, aggressivo e disciplinato, che non intende più rispecchiare la società civile ma piuttosto incarnare una nuova identità politica.
Le altre notizie della settimana
Scatta lo shutdown negli Stati Uniti, il governo federale chiude i battenti. Prima paralisi dal 2018: democratici e repubblicani non trovano l’accordo sulla sanità, 750mila dipendenti federali in congedo forzato
Il piano di pace integrale di Trump per porre fine alla guerra a Gaza. Cessate il fuoco, liberazione degli ostaggi e sviluppo economico: la via verso la pace a Gaza secondo Donald Trump.
Il Tesoro studia una moneta da un dollaro con l’immagine di Trump. Il Dipartimento del Tesoro sta valutando la produzione di una moneta commemorativa per il 250° anniversario dell’indipendenza americana. Il progetto prevede il profilo del presidente su un lato e un’immagine ispirata all’attentato dello scorso anno sull’altro.
Trump salva l’Argentina con 20 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti preparano un piano di salvataggio per Buenos Aires. Proteste dei sostenitori del presidente e degli agricoltori americani danneggiati dall’accordo argentino con la Cina
Trump abbraccia apertamente Project 2025 e usa lo shutdown per tagliare le agenzie federali. Il presidente annuncia un incontro con Russ Vought per decidere quali “agenzie democratiche” eliminare, ribaltando le posizioni della campagna elettorale. Il direttore del bilancio usa il blocco governativo per cancellare miliardi in progetti energetici e infrastrutturali negli Stati democratici.
La Casa Bianca ritira la nomina di Antoni per il Bureau of Labor Statistics. Il candidato di Trump era stato criticato per post offensivi su un account Twitter poi cancellato. Due senatrici repubblicane si erano rifiutate di incontrarlo
Trump rilancia una serie di teorie del complotto. Il presidente rilancia un video deepfake sui “MedBed”, letti ospedalieri inesistenti capaci di curare qualsiasi malattia, e accusa l’FBI di aver infiltrato agenti tra gli assalitori del 6 gennaio 2021.
Il sostegno degli americani a Israele crolla drasticamente. La maggioranza degli elettori statunitensi ora si oppone all’invio di ulteriori aiuti economici e militari, un’inversione di rotta clamorosa rispetto agli attacchi del 7 ottobre 2023