Perché Trump ad oggi è il favorito alle primarie Repubblicane
Perché Trump ad oggi sarebbe il candidato del GOP, il primo veto di Joe Biden e le altre notizie della settimana.
Perché Trump ad oggi è il favorito alle primarie Repubblicane
All’inizio delle primarie del Partito Repubblicano per le elezioni del 2024 mancano circa dieci mesi, ma la campagna elettorale è già in corso e ad oggi Donald Trump è il favorito per vincere la nomination.
L’ultimo sondaggio della Monmouth University, ad esempio, ha rilevato che Trump è al 41%, mentre il governatore della Florida Ron DeSantis al 27%, per YouGov Trump è al 44% e DeSantis al 28%, per Morning Consult Trump è al 54% e DeSantis al 26%.
“Il movimento creato da Trump [MAGA] è fedele al suo candidato. Questo è sufficiente per Trump per superare il fatto che nella parte meno MAGA dell'elettorato repubblicano vada peggio, almeno per ora", ha spiegato Patrick Murray, direttore del Monmouth University Polling Institute.
L’ex presidente ha avuto un forte miglioramento nei sondaggi nel corso delle ultime settimane, mentre DeSantis, che ad oggi non ha ancora annunciato ufficialmente la candidatura, sta progressivamente scendendo. Secondo Nate Cohn, giornalista del New York Times ed esperto di sondaggi e modelli predittivi, ci sono almeno tre motivi per cui sta succedendo
La luna di miele dopo le elezioni di metà mandato in cui DeSantis era rappresentato come l’astro nascente del GOP è finita
Trump è passato all'attacco a gennaio criticando la lealtà di DeSantis e la sua coerenza sulle questioni legata alla pandemia
DeSantis non ha risposto agli attacchi e non ha attaccato Trump per settimane (ha iniziato a farlo leggermente solo questa settimana).
"È difficile capire quale sia la spiegazione migliore", spiega Cohn "ma guardando attentamenti i dati possiamo pensare che tutti questi fattori abbiano avuto un ruolo".
Bisogna comunque tenere conto che Donald Trump è molto popolare all’interno del GOP, così come le sue idee. È complicato criticare l’ex presidente senza inimicarsi una parte sostanziale del GOP, in particolar modo se si hanno idee simili.
Tra i motivi per cui Trump sta andando particolarmente bene nei sondaggi c’è il fatto che ha un ampio sostegno tra gli elettori di colore che intendono votare alle primarie Repubblicane e che potrebbero costituire un quinto dell’elettorato delle primarie nel 2024.
Tra gli altri candidati in corsa ci sono l’ex governatrice del South Carolina Nikki Haley e l’ex vicepresidente Mike Pence. Entrambi si pongono in contrasto ai due candidati principali portando avanti proposte più fedeli alle tradizionali posizioni del GOP, ma allo stesso tempo tutti e due hanno fatto parte dell’amministrazione di Donald Trump, anche se poi hanno cercato di prenderne le distanze.
Oltre a questi, ci sono tutta una serie di altri possibili candidati minori sostanzialmente sconosciuti come Perry Johnson, Vivek Ramaswami o Asa Hutchinson. Girano anche nomi di politici più conosciuti come Mike Pompeo, Tim Scott, Greg Abbott o Marco Rubio.
La presenza però di diversi candidati o comunque di politici che stanno valutando la discesa in campo evidenzia come all’interno del GOP una parte del partito ritiene di poter avere una chance e di non vedere Trump come il vincitore annunciato.
Allo stesso tempo se ci dovessero essere molti candidati è probabile che sia più difficile unire il voto “anti Trump” dietro un unico candidato e la frammentazione potrebbe permettere all’ex presidente di prevalere anche nel caso in cui non ottenga una forte maggioranza. Bisogna anche ricordare, infatti, che il GOP assegna la maggioranza dei suoi delegati con il winner-take-all a livello di Stato o di distretto congressuale, anche se gli “early states” che votano prima del 15 marzo devono adottare un sistema proporzionale. Negli Stati dove l’assegnazione è proporzionale spesso ci sono poi soglie molto alte per prendere dei delegati che quindi favoriscono i candidati più forti.
In questi mesi possono succedere moltissime cose e Trump potrebbe avere un tracollo nei sondaggi, senza considerare le questioni giudiziarie e la possibile incriminazione che potrebbe arrivare a breve, ma ad oggi l’ex presidente è il grande favorito.
Il primo veto di Biden
Il presidente Biden ha posto il primo veto del suo mandato rigettando una legge che avrebbe superato una regolamentazione del Dipartimento del Lavoro che imponeva ai fondi pensionistici di tenere in considerazione i parametri ESG (environmental, social and governance) nelle loro decisioni. Questa norma era stata cancellata dalla Camera guidata dai Repubblicani ed anche dal Senato, dove due Democratici (Jon Tester e Joe Manchin) avevano votato insieme al GOP.
La Casa Bianca, in una nota, ha affermato: "Questa norma avrebbe messo a rischio i risparmi rendendo illegale considerare fattori di rischio che ai Repubblicani non piacciono. I manager dovrebbero essere in grado di tutelare i vostri risparmi". Il Congresso, inoltre, non ha trovato i voti per superare il veto presidenziale, come ampiamente prevedibile.
I Repubblicani stanno enfatizzando la loro opposizione a questa legge, considerandola un’indebita intrusione del governo nella vita dei cittadini. "Il veto del presidente Biden va contro gli interessi dei cittadini", ha affermato Will Hild, executive director del Consumers' research, "è frustrante vedere che l'amministrazione usa le pensioni dei cittadini per portare avanti politiche ambientali piuttosto che per rendere sicure le finanze".
Il primo grande comizio di Trump
L’ex presidente questo fine settimana ha tenuto il suo primo grande comizio all'aeroporto di Waco in Texas.
Durante il rally, come si definiscono i comizi negli Stati Uniti, Trump ha passato una buona parte del tempo a parlare della possibile incriminazione che avverrà a New York contro di lui sostenendo che si tratta di una cospirazione organizzata dai Democratici e che gli Stati Uniti si starebbero trasformando in una "repubblica delle banane".
"Gli abusi di potere a cui stiamo attualmente assistendo a tutti i livelli di governo rientreranno tra i capitoli più vergognosi, corrotti e depravati di tutta la storia americana", ha detto Trump mentre i suoi sostenitori sventolavano cartelli con scritto “Witch Hunt” (caccia alle streghe).
L’ex presidente ha detto che la "trasformazione in un’arma del nostro sistema giudiziario” è “il problema centrale del nostro tempo”. Come hanno osservato diversi giornalisti, Trump sta focalizzando l’attenzione sulla questione che più lo riguarda.
L’ex presidente ha poi detto che la campagna del governatore della Florida Ron DeSantis “sta cadendo come un sasso nel vuoto” evidenziando l’importante calo nei sondaggi che ha avuto il suo principale avversario. Ha anche sostenuto che la più grande minaccia per gli Stati Uniti non sono la Cina o la Russia, ma i più importanti politici americani, tra cui il presidente Biden, il senatore Mitch McConnell (leader dei Repubblicani al Senato), e l'ex presidente della Camera Nancy Pelosi che secondo Trump starebbero "avvelenando" la nazione.
Anche la scelta della location non sembra casuale. Trent’anni fa in questo momento a Waco era in atto un’operazione di polizia contro un ranch armato fino ai denti della setta religiosa dei davidiani guidata da David Koresh. L’assedio, a cui parteciparono l’ATF, l’FBI e la Guardia Nazionale del Texas, durò 51 giorni e si concluse in tragedia con un rogo in cui morirono 82 davidiani, tra cui venti bambini. Nel tempo Waco è diventato un simbolo per chi sostiene il diritto alle armi da fuoco e per chi si oppone al potere del governo federale.
Le altre notizie della settimana
Nella giornata di lunedì il presidente Biden ha firmato una legge con la quale blocca una misura sul crimine approvata dal consiglio comunale di Washington DC, della quale avevamo parlato in un vecchio numero della nostra newsletter.
La mossa, in linea con il Partito Repubblicano e sponsorizzata anche da parte dei Democratici (sono 33 i Dem che hanno votato a favore al Senato) ha suscitato però l'irritazione dell'ala progressista.
L'House Freedom Caucus (il gruppo di ultraconservatori del Partito Repubblicano), ha espresso la propria contrarietà all'innalzamento della soglia di 250.000 dollari, sotto la quale la Federal Deposit Insurance Corporation garantisce i depositi bancari. Il pressing per questo aumento era arrivato dalla Mid-size Bank Coalition of America, in reazione al crack della Silicon Valley Bank e della Signature Bank.
Il governatore del Kentucky, il democratico Andy Beshear, ha posto il suo veto ad una legge che avrebbe vietato alle persone transgender di poter scegliere un bagno in linea con il proprio orientamento. È possibile, però, che il Congresso statale trovi i numeri per superare il veto, cosa che norma già un anno fa, votando una legge che impediva alle donne transgender di competere nelle gare sportive femminili.
La Camera dei Rappresentanti ha approvato il Parents Bill of Right Act, una legge che (nel caso in cui dovesse passare anche al Senato), rafforzerebbe il controllo dei genitori sul percorso scolastico dei figli. Tale misura imporrebbe agli istituti di rendere pubblici i loro curricula, informare i genitori dei libri presenti nelle biblioteche e rendere obbligatori incontri fra docenti e genitori.
Dal momento che il tema, negli ultimi anni, ha generato profonde divisioni fra i partiti, è improbabile che tale misura possa essere messa ai voti in un Senato controllato dai Democratici. Tale mossa rappresenta l'ennesimo tentativo portato avanti dai Repubblicani per andare all'attacco degli sfidanti politici sul tema dell'educazione.
Il governatore dello Utah, il repubblicano Spencer Cox, ha firmato due leggi che limitano la possibilità per i minori di utilizzare i social media senza il consenso dei genitori. Le nuove leggi prevedono che le aziende tecnologiche impongano un "coprifuoco" a bambini e adolescenti tra le 22.30 e le 6.30 del mattino, ora locale.
Le leggi richiedono la verifica dell'età di tutti gli utenti dei social media e impongono alle aziende tecnologiche di dare ai genitori o ai tutori l'accesso agli account dei loro figli. Le leggi entreranno in vigore a partire da marzo 2024. Si prevede che le aziende tecnologiche cercheranno di contestarne la legalità in tribunale.