Quello che c'è da sapere sul dibattito fra Biden e Trump
Nel nostro approfondimento settimanale parliamo del dibattito fra Biden e Trump, dei dazi sulle auto cinesi e del tema dell'aborto.
Quello che c'è da sapere sul dibattito fra Biden e Trump
Questa settimana è arrivata una notizia a sorpresa: Joe Biden e Donald Trump hanno trovato in poche ore un accordo per sfidarsi in due dibattiti televisivi, il primo il 27 giugno su CNN e il secondo il 10 settembre su ABC. L'accordo è arrivato dopo che il presidente statunitense ha sfidato l'ex presidente con un video su X (in cui lo prendeva anche in giro ricordando che Trump è libero solo il mercoledì perché gli altri giorni è in tribunale).
Si tratta di un formato insolito sotto diversi aspetti: mai, in precedenza, un confronto presidenziale si era tenuto prima di metà settembre, in una data che precede l'ufficializzazione delle candidature nelle convention di partito (che avvengono tra luglio e agosto). Inoltre, saranno eventi senza pubblico in studio, trasmessi da singole reti invece che da un pool mediatico.
La decisione più controversa di Biden e Trump è stata però quella di scavalcare la Commissione sui Dibattiti Presidenziali (CPD), l'organizzazione apartitica che dal 1988 gestisce questi confronti. La commissione seleziona le date e le sedi, sceglie i moderatori e definisce i criteri di partecipazione per i candidati di terze parti. Quest'anno aveva in programma tre dibattiti tra metà settembre e ottobre.
Biden però era insoddisfatto del lavoro della commissione, accusata di aver organizzato nel 2020 "spettacoli chiassosi" invece di "buoni dibattiti" e di non aver fatto rispettare le regole a Trump. Il presidente voleva anche evitare che i dibattiti si tenessero troppo a ridosso del voto, quando molti americani avranno già votato per posta (nel 2020 il voto per posta fu determinante per la vittoria di Biden). Trump, che nel 2020 aveva accusato la CPD di essere "faziosa" contro di lui, ha colto al volo l'assist di Biden per scavalcarla.
Ora che i due sfidanti principali l'hanno aggirata, il futuro della commissione è in dubbio. Il suo co-presidente ha ammesso che sarà difficile sopravvivere a questo smacco e alcuni osservatori ritengono che la stagione dei dibattiti organizzati da un arbitro indipendente sia finita.
L'analista Nate Silver sostiene che la mossa di Biden riveli che la Casa Bianca pensa di avere più da perdere che da guadagnare dai dibattiti. Secondo Silver, preferire meno confronti è particolarmente preoccupante dato che: 1) Biden è in svantaggio e quindi dovrebbe volere più caos e imprevedibilità; 2) i dibattiti nel 2020 erano andati abbastanza bene per lui. Spostando un dibattito a giugno, cinque mesi prima del voto, Biden lo ha reso molto meno influente: qualsiasi effetto avrà sarà annacquato dalle convention e dalla volata finale della campagna. Secondo Silver, si tratta di una mossa tattica ben riuscita, anche se un po' sleale: facendo questa mossa a sorpresa, Biden ha fatto sembrare di volere più dibattiti quando in realtà ne voleva meno.
Per Biden, in svantaggio nei sondaggi, accelerare i tempi dei dibattiti è una scommessa per scuotere la corsa e costringere gli elettori a focalizzarsi prima sulla scelta che li attende. I suoi consiglieri sperano che vedere Trump in un dibattito ricorderebbe agli americani cosa vorrebbe dire un suo ritorno alla Casa Bianca. Tra i Democratici, infatti, c'è la convinzione che Trump vada bene nei sondaggi perché gli statunitensi non hanno davvero memoria del caos di quegli anni. Allo stesso tempo, limitare i faccia a faccia a due appuntamenti e allontanarli dal voto è un modo per contenere i rischi di una possibile performance poco brillante che potrebbe avere Biden o di eventuali errori o gaffe che potrebbe fare. La maggioranza degli americani infatti è convinta che Biden sia troppo vecchio per fare il presidente.
Trump, dal canto suo, non vede l'ora di confrontarsi con quello che da mesi dipinge come incapace di reggere il peso della presidenza. Il tycoon spera che i dibattiti gli permettano di ricompattare la sua base e recuperare consensi tra gli indipendenti. Paradossalmente però, i suoi attacchi a Biden stanno abbassando le aspettative sulla prestazione di quest’ultimo. In questi contesti, basta poco per fare un'ottima figura, come ha dimostrato il discorso sullo Stato dell'Unione tenutosi qualche mese fa.
C'è poi la variabile Robert F. Kennedy Jr., candidato indipendente molto conosciuto che potrebbe essere determinante alle elezioni. I criteri fissati da CNN e ABC per partecipare ai dibattiti richiedono di avere almeno il 15% in quattro sondaggi approvati dalle emittenti fra il 13 marzo e il 20 giugno (attualmente è sopra questa soglia solo in due, uno della CNN e uno di Quinnipac University) e accesso alle schede elettorali in Stati che assegnano almeno 270 grandi elettori (ed è molto lontano da questo obiettivo). Ma le campagne di Biden e Trump sembrano preferire uno scontro a due e stanno lavorando per tenere fuori Kennedy.
Quello che è certo è che i dibattiti avranno un grande pubblico, visti i due candidati molto conosciuti e la curiosità di vedere cosa succederà. Arrivano inoltre in un momento delicato, subito dopo la probabile conclusione del primo processo penale contro Trump e a ridosso di vertici internazionali cruciali come il G7 in Giappone e il summit NATO in Lituania, a cui Biden parteciperà a luglio.
L'aborto continua ad essere centrale per gli elettori
L'ultimo sondaggio pubblicato da New York Times/Siena College rivela come il tema dell'aborto, a distanza di circa due anni dalla storica sentenza con cui la Corte Suprema ha rovesciato la sentenza che garantiva tale diritto a livello federale, rivela come il tema sia ancora centrale per gli elettori americani.
L'undici per cento dei probabili votanti in sei stati chiave, ovvero Wisconsin, Pennsylvania, Arizona, Nevada e Michigan, ritengono il tema aborto il più importante nel decidere cosa votare alle prossime elezioni. Come sottolinea il New York Times, si tratta di una cifra non indifferente, ed è bene o male identica alla percentuale di elettori che considerano prioritaria l'immigrazione.
Fra l'elettorato femminile, questa percentuale è del 17 per cento, pressoché simile al 19 di quante hanno come priorità l'economia. Nel complesso, il 64 per cento dei possibili votanti in questi sei stati chiave vorrebbe l'aborto legale: questo tema, in ogni caso, mobilita molto di più l'elettorato Democratico rispetto a quello Repubblicano. Solo il 7 per cento delle donne che sostengono il GOP ritiene essenziale il tema, mentre il 22 percento pone in primo piano l'economia.
Tale tema sicuramente favorisce Joe Biden, ma c'è da dire che l’atteggiamento ambiguo di Donald Trump sembra pagare. Nell'ultimo periodo, infatti, il tycoon ha provato a mostrarsi elusivo sull’aborto, nel tentativo di distogliere la questione da un problema elettoralmente scottante, affermando anche che non firmerebbe un divieto a livello federale. Circa il 44 per cento dei suoi elettori, infatti, ritiene che tale diritto debba essere letale.
Biden alza i dazi sulle auto cinesi
Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, ha annunciato un aumento dei dazi doganali sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi, portandoli dal 25% al 100%. La decisione arriva a soli sei mesi dalle elezioni presidenziali, sotto la crescente pressione di Donald Trump che da mesi sostiene che la Cina distruggerà l'industria automobilistica americana.
Biden ha giustificato la mossa accusando la Cina di sovvenzionare massicciamente questi prodotti, spingendo le aziende cinesi a produrre molto più di quanto il resto del mondo possa assorbire e causando il fallimento di altri produttori nel mondo. Gli USA, sotto l'amministrazione Biden, hanno lanciato un ampio programma di sussidi per rilocalizzare l'industria e finanziare la transizione energetica e non vogliono che questo settore rinascente venga minacciato dalla concorrenza cinese, ritenuta sleale.
La decisione sembra essere guidata principalmente da considerazioni di politica interna, con Biden attualmente in svantaggio nei sondaggi in molti swing states cruciali e criticato su vari fronti, dalla gestione della guerra a Gaza all'immigrazione. Il protezionismo sta diventando sempre più bipartisan. Trump ha rivendicato la paternità della misura, giudicandola però ancora insufficiente e promettendo dazi al 200% sulle auto cinesi che transitano dal Messico.
Le misure di Biden rischiano di complicare ulteriormente le già tese relazioni tra USA e Cina, che avrebbero dovuto ripartire su basi più costruttive dopo l'incontro tra i presidenti Biden e Xi a novembre. La Cina si è subito opposta ai nuovi dazi, sostenendo che danneggeranno l'atmosfera della cooperazione bilaterale. I due paesi avevano tenuto colloqui sulla lotta al cambiamento climatico e sui rischi dell'intelligenza artificiale proprio nei giorni scorsi.
Le altre notizie della settimana
Nella serata di giovedì, durante una audizione dell’House Oversight and Accountability Committee, è scoppiato il caos a seguito dello scontro fra le deputate Marjorie Taylor Greene (R-Ga.) e Alexandria Ocasio-Cortez (DN.Y.), avvenuto quando la prima delle due ha accusato Jasmine Crockett (D-Texas) di indossare “ciglia finte”.
A seguito di questa vicenda, si è tenuto un voto in aula per decidere se permettere a Greene di continuare a parlare durante l’udienza in corso. L’esito è stato positivo per la deputata del GOP, anche se la sua stessa collega di partito Lauren Boebert (fra i due i rapporti sono tutt’altro che positivi) ha scelto di schierarsi con i Democratici.
“Settanta anni fa, quando la Corte Suprema stabilì, nella causa Brown vs. Board, che la segregazione razziale nelle scuole pubbliche era incostituzionale, venne esaudito un grande desiderio di libertà. Abbiamo ancora molto da fare”. Sono state queste le parole con cui il presidente Joe Biden ha celebrato il settantesimo anniversario della storica sentenza che ha abolito la segregazione nelle scuole.
Proprio a riguardo di quest’ultimo tema, però, un sondaggio uscito in settimana ha mostrato risultati alquanto sorprendenti: per un americano di colore su tre, infatti, la fine della segregazione non ha aiutato la popolazione nera.
Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato una legge che ha eliminato la necessità di considerare le politiche di sostenibilità climatica all’interno dei piani dello stato.
In un post pubblicato sul social network X, l'ex candidato presidenziale del GOP DeSantis ha parlato di questa legge come di una parte del processo di "ripristino della sanità nel nostro approccio all'energia e nel respingere l'agenda dei fanatici verdi radicali".
L'amministrazione Biden ha informato il Congresso che procederà con nuovi accordi per la vendita di armi a Israele per oltre 1 miliardo di dollari, nonostante avesse precedentemente sospeso una spedizione di bombe la scorsa settimana a causa dell'attacco israeliano su Rafah. Il pacchetto include munizioni per carri armati, veicoli tattici e proiettili per mortai.
La decisione evidenzia la riluttanza dell'amministrazione a peggiorare il conflitto con il primo ministro Netanyahu riguardo l'operazione di Rafah limitando le forniture di armi al suo più stretto alleato in Medio Oriente. I funzionari statunitensi hanno espresso la loro opposizione a un attacco su larga scala che potrebbe causare numerose vittime civili e aggravare la crisi umanitaria a Gaza.
Il processo a Donald Trump, in corso a New York, ha visto lunedì la testimonianza di Michael Cohen, ex avvocato personale dell'ex presidente americano. Trump è imputato per i pagamenti nascosti alla pornostar Stormy Daniels durante la campagna elettorale del 2016, volti a comprare il suo silenzio su una presunta relazione sessuale.
Interrogato dall'accusa, Cohen ha ammesso di aver mentito e intimidito persone, in particolare giornalisti, per conto di Trump quando lavorava per lui. Ha confessato di aver versato 130.000 dollari a Stormy Daniels su richiesta dell’ex presidente, pagamento poi mascherato come "spese legali" nei conti della Trump Organization.
Donald Trump ha escluso che la sua ex rivale repubblicana Nikki Haley possa diventare la vice-presidente. Sono molte le ipotesi su chi Trump sceglierà come suo compagno di corsa per le elezioni di novembre contro Joe Biden.
Tra i nomi più gettonati ci sono i senatori Tim Scott e J.D Vance, nonché la deputata di New York Elise Stefanik. Ma circolavano voci anche su Nikki Haley, l'ultima sfidante di Trump alle primarie repubblicane. Tuttavia, il tycoon ha chiarito sul suo social network Truth che "Nikki Haley non fa parte delle persone che sto considerando come vice-presidente", mettendo fine alle speculazioni. "Ma le auguro ogni felicità!", ha aggiunto.