Ronald Reagan: il presidente che cambiò gli Stati Uniti
Articolo di Giovanni Chiacchio
Il nome di Ronald Reagan rappresenta ancora oggi uno dei più riconoscibili in assoluto quando si parla di politica americana.
L’ex Presidente, passato alla storia come “il grande comunicatore”, rimane un vero e proprio mito per la destra conservatrice e in parte per quella libertariana, viceversa, il giudizio della sinistra sul suo operato è tendenzialmente meno entusiasta, pur riconoscendogli diversi meriti. Come avviene spesso molti personaggi storici, nel corso degli anni è divenuto sempre più difficile scindere l’uomo, o meglio, la Presidenza, dal mito che ha generato.
Oggi in occasione del suo compleanno, noi di ElezioniUSA2024 cercheremo di analizzare l’Amministrazione forse più rappresentativa dell’ultima parte del Novecento, oggi cercheremo di spiegare chi era davvero Ronald Reagan.
La vita
Ronald Reagan nacque in a Tampico, una piccola cittadina nell’Illinois, da una famiglia piuttosto povera. Il padre Jack Reagan era un uomo onesto e anti-razzista, ma purtroppo dipendente dall’alcol, vizio che avrebbe causato non pochi problemi alla sua carriera lavorativa.
La famiglia si stabilì definitivamente a Dixon nel 1920. È qui che comincia la sua ascesa, inizia a praticare football, nuoto e ad interessarsi alla letteratura e alla recitazione, divenendo rappresentante degli studenti e recitando nella commedia di fine anno. Inizia quindi a lavorare come tuttofare al Lowell Park, uno stabilimento sul lungofiume della città di Dixon, divenendo poi bagnino, salverà la vita a 77 persone.
Durante la Grande Depressione, continuerà a svolgere il suo lavoro di bagnino per sostenere le finanze familiari e inizia ad interessarsi alla politica, divenendo un sostenitore di Franklin Delano Roosevelt e del suo New Deal, fondamentale per risollevare le finanze della famiglia, assumerà inoltre posizioni marcatamente anti razziste e anti segregazioniste, molto inusuali per l’epoca.
Nel 1932, si iscrive all’Eureka College grazie ai buoni risultati nel football e in cambio dei suoi servizi nelle cucine della struttura. In questo periodo, si verifica l’evento che cambierà per sempre la sua vita, la volenterosa Ellen Marie Johnson, diviene consulente per le attività post scolastiche di recitazione e iscrive la scuola ad un prestigioso concorso teatrale organizzato dalla Northwestern University, il giovane Ronald ottiene una delle parti principali nello spettacolo. Il semisconosciuto college dell’Illinois si classificherà secondo, battendo università ben più blasonate, “Ronnie” viene lodato dal capo del dipartimento delle arti drammatiche della Northwestern, che gli suggerisce di prendere in considerazione una carriera da attore.
Nello stesso periodo, ottiene la prima rilevante vittoria politica. In virtù della tremenda crisi economica, il rettore del college prepara un vasto piano di tagli alle spese, rifiutandosi di richiedere sussidi statali, il giovane Ronald prenderà la parola durante la protesta e spingerà per un presidio continuo della struttura, volto ad evitare colpi di mano da parte del rettore, poco dopo, i tagli verranno in gran parte ridimensionati. Conseguita la laurea, tenta di avviare una carriera da radiocronista. Dopo alcuni fallimenti iniziali, riuscirà ad essere assunto dall’emittente WOC, divenendo radiocronista dei Chicago Clubs, uscendo finalmente dalla povertà.
Durante un viaggio con i Clubs in California, partecipa ad un provino, otterrà un contratto di sette anni con la Warner Bros, si specializzerà in film di serie B nel ruolo del cittadino americano medio e passerà alla storia come un attore di seconda fascia, ma incredibilmente versatile e in grado di garantire un altissimo ritmo di lavoro. Contemporaneamente, si iscrive al sindacato degli attori, la Screen Actors Guild, divenendo membro del CDA nel 1941, nello stesso periodo sposa l’attrice Jane Wyman, da cui avrà il primo figlio, Michael.
Arruolato nell’esercito, verrà dichiarato inabile al servizio attivo a causa della sua miopia e nominato ufficiale di collegamento a San Francisco, nonostante i vari tentativi, Reagan non verrà mai spedito al fronte e questo sarà un suo cruccio per tutta la vita, sarà successivamente assegnato all’unità Motion Picture.
Terminato il conflitto, divenne un informatore dell’FBI, fornendo diverse informazioni su attori sospettati di essere simpatizzanti comunisti, pur dichiarandosi favorevole a combattere i comunisti con metodi democratici e divenne Presidente della Screen Actors Guild nel 1947, lo resterà fino al 1952, riprendendo il suo ruolo per un anno nel 1959. Come leader del SAG, sarà in prima linea nel fermare gli scontri tra lo IATSE e il CSU. Il futuro presidente invierà una pattuglia di attori famosi all’assemblea dell’AFL, i quali denunciano i problemi nel settore. Di fronte alla minaccia di Reagan di inviare attori famosi che diffondano le notizie circa la faida in corso tra i sindacati, gli scioperi finiranno in pochi giorni. La sua ascesa come sindacalista, vede però il contemporaneo declino della sua carriera di attore e il fallimento del suo primo matrimonio, terminato nel 1948. Ciononostante, riesce nuovamente a rilanciarsi, sposa Nancy Davis e avvia una carriera nel settore televisivo, conducendo il programma GE Theater per conto della General Electric, per la quale terrà anche numerosi discorsi motivazionali per i dipendenti.
Contemporaneamente, inizia il suo cambiamento politico. Fortemente ostile al comunismo, l’attore sceglie di supportare il candidato repubblicano Dwight D. Eisenhower in occasione delle elezioni presidenziali del 1952, da allora si schiererà sempre con il GOP in occasione delle elezioni presidenziali, sino a registrarsi come repubblicano nel 1962.
Contemporaneamente, comincia a formarsi il moderno movimento conservatore americano, il quale trova in Barry Goldwater il suo primo candidato presidenziale. In uno stupendo discorso passato alla storia come “A Time for Choosing”, Reagan annuncerà il proprio sostegno a Goldwater, il discorso lancerà la carriera politica di Reagan ed è tutt’oggi ricordato come uno dei migliori discorsi della storia politica americana.
Nel 1965, Ronald annuncia la sua candidatura come Governatore della California. Il Governatore uscente Pat Brown, è in enorme difficoltà a causa dell’aumento del deficit e di numerosi disordini sociali, tra cui l’occupazione dell’Università di Berkley. Vinte facilmente le primarie, Reagan imposta la sua campagna elettorale su un messaggio di law and order e a favore delle imprese. Brown cercherà di fermarlo attaccandolo sulla sua opposizione al Civil Rights Act del 1964 e al Voting Rights Act del 1965, ma il futuro Presidente respingerà ogni attacco facendo leva sul suo passato antirazzista. Di fronte all’ineffettività dei suoi attacchi, Brown commetterà una lunga serie di gaffe che porteranno alla sua pesante sconfitta.
Eletto Governatore, Reagan si dimostrerà un politico saldo nei principi, ma molto pragmatico nell’azione di Governo. Durante il suo mandato, non esiterà ad aumentare le imposte allo scopo di ripianare la inquietante voragine debitoria e firmerà il California Therapeutic Abortion Act. Nel 1968, si consuma forse il più grande fallimento della sua vita.
Alcuni esponenti conservatori vorrebbero una sua candidatura alla Casa Bianca per contrastare il ritorno di Richard Nixon, dopo un lungo periodo di ambiguità nel quale non chiarisce la sua posizione, Reagan annuncerà ufficialmente la propria candidatura, ma sarà troppo tardi. Nixon ottiene facilmente a nomination alla Convention Nazionale Repubblicana.
Dopo questo fallimento, si concentra completamente sul ruolo di Governatore della California. In ossequio alla retorica del law and order, Reagan usò il pugno di ferro verso l’Università di Berkeley, costringendo il rettore Kerr alle dimissioni e inviando nell’ateneo le forze della Guardia Nazionale. Rieletto nel 1970, riuscì dopo intensissime negoziazioni a varare una massiccia riforma del welfare, il California Welfare Reform Act del 1971, grazie al quale la spesa per l’assistenza pubblica si ridusse notevolmente. Il Governatore ebbe anche successo nel gettare le basi per la successiva ascesa della Silicon Valley. Al tempo, l’Università di Stamford era parte del progetto militare ARPANET, favorendo l’arrivo in California di strutture appartenenti al complesso militare industriale, Reagan farà sì che i ricercatori ottengano finanziamenti e commissioni, i quali si riveleranno fondamentali nel successivo sviluppo di Internet.
Terminato il secondo mandato come Governatore, Reagan decise di lanciare una seconda campagna presidenziale nel 1976 candidandosi alle primarie repubblicane contro il Presidente uscente Gerald Ford. Le primarie videro ancora una volta lo scontro tra l’ala moderata del partito incarnata da Ford e l’ala conservatrice guidata da Reagan. Dopo essere stato sconfitto nelle prime sei primarie, la campagna di Reagan ormai quasi senza fondi si riprese con una vittoria in North Carolina (prima vittoria di un candidato alle primarie contro un Presidente uscente dai tempi di Estes Kefauver). Ford ottenne quindi altri due successi, ma Reagan conseguì una mostruosa vittoria in Texas e vinse le tre primarie successive, la corsa divenne molto competitiva e Ford ottenne la nomination di misura alla Convention Repubblicana. Dopo la sconfitta, Reagan tenne un bellissimo discorso che gettò le basi per una sua futura candidatura. Nel 1978 si oppose all’iniziativa del legislatore John Briggs, volta ad escludere gli omosessuali dall’insegnamento nelle scuole pubbliche.
Candidatosi per la terza volta alle presidenziali, Reagan venne sorprendentemente sconfitto al caucus dell’Iowa, ma si riprese vincendo nettamente le primarie in New Hampshire (a cui è legato l’episodio del dibattito di Nashua) e ottenne facilmente la nomination. Sebbene dato inizialmente in svantaggio nei sondaggi, l’ottima condotta nei dibattiti presidenziali e il suo carisma gli permisero di recuperare terreno. Le elezioni videro una netta vittoria di Reagan che vinse in 44 stati, la più grande vittoria contro un presidente uscente dai tempi di William Howard Taft.
Quattro anni dopo, Reagan sarebbe stato rieletto con il più grande margine di vittoria dai tempi di Franklin Delano Roosevelt nel 1936.
Politica interna
Politica economica
Le politiche economiche di Reagan rappresentano forse l’aspetto più controverso della sua presidenza e sono ancora oggi motivo di scontro tra i suoi sostenitori e i suoi detrattori.
Diversi economisti hanno asserito che l’espansione degli anni Ottanta fu generata dal ciclo economico e dalle politiche di Volcker alla FED, che i tagli alle imposte provocarono un enorme aumento del deficit, che l’era Reagan vide un aumento delle diseguaglianze e che il vero motivo dietro l’espansione era in realtà il consistente deficit.
La realtà è però ben diversa, durante i due mandati di Reagan le entrate federali sono aumentate del 69%, Olivier Blanchard, capo economista del FMI, ritiene che le riforme siano state decisive nell’eliminazione di molte distorsioni e anche il think tank Brookins, ritiene che ebbero certamente un importante ruolo nello stimolare l’economia. I deficit degli anni Ottanta furono dovuti in gran parte al massiccio aumento della spesa per la difesa (motivato dalla Guerra Fredda) e dall’aumento della spesa effettuato nei primi anni Ottanta che non poteva tener conto del successivo crollo dell’inflazione, la successiva riduzione del deficit negli anni Novanta, sarebbe largamente derivata dal taglio delle spese militari che non si sarebbe mai verificato senza la vittoria della Guerra Fredda in buona parte dovuta a Reagan.
Un’analisi del Cato Institute ha affermato che se le spese per la difesa fossero state contenute, il deficit si sarebbe certamente ridotto già durante la sua Presidenza. Sempre il Cato Institute, dimostra che la crescita economica non era dovuta né solo al deficit, ne solo a Paul Volcker, nel primo caso infatti, il periodo 1990-1995 caratterizzato da alti disavanzi avrebbe dovuto produrre una crescita economica più alta, inoltre verso la fine del mandato di Reagan, il deficit era tornato quasi ai livelli del 1980 a dispetto di una pressione fiscale ben più bassa. Riguardo le politiche di Volcker, esse furono certamente importantissime, ma in primis non spiegano come ci sia stata una crescita così lunga (92 mesi la più lunga dagli anni Sessanta), ne perché i tassi di crescita siano stati così alti.
In ultima analisi, se il merito della nomina di Paul Volcker alla FED va a Jimmy Carter, Reagan ha certamente una parte del merito nell’aver frenato l’inflazione. Il Presidente (che aveva fatto dell’adozione di politiche monetarie restrittive una parte importante della sua campagna elettorale) sostenne sempre le politiche di Volcker, proteggendolo dalle critiche dei membri della sua Amministrazione e non appoggiò il tentativo del Congresso di ridurre i poteri della FED attraverso il Balanced Monetary Policy Act del 1982.
Per quanto la FED sia largamente indipendente, lo stesso Volcker ammise che nessuna banca centrale per quanto indipendente, non può proseguire a lungo una manovra senza l’appoggio del sistema politico (come dimostra la vicenda tra Lyndon Johnson e la FED). Reagan fornì la copertura politica essenziale per Volcker e la vicenda dello sciopero della PATCO contribuì a porre fine alla spirale dei salari e venne citata dallo stesso Volcker come la manovra più importante attuata dall’Amministrazione per combattere l’inflazione.
Di conseguenza, il Presidente Reagan non fu certo l’unico responsabile del successo nel contrastare l’inflazione, ma ha certamente parte del merito. Riguardo le disuguaglianze, se è vero che i quintili di reddito più alti ottennero guadagni maggiori, è anche vero che tutti i quintili migliorarono la propria condizione economica, inoltre un’analisi della Heritage Foundation ha dimostrato che le riforme fiscali di Reagan hanno incrementato la progressività del sistema fiscale stesso, aumentando la percentuale di imposte pagate dal 50% più ricco e diminuendo contestualmente la quota del 50% più povero, facendo in gran parte cadere il discorso sulle disuguaglianze.
Le politiche commerciali di Reagan e la deregolamentazione ebbero certamente un ruolo importante nell’aumento della competitività e nella successiva crescita economica, le sue politiche energetiche ridussero (seppur solo in parte) la dipendenza degli USA dall’estero e fu lui ad avviare il processo di riforma del welfare che avrebbe portato ad un forte calo della spesa negli anni Novanta.
Qui di seguito, riassumiamo alcuni tra i punti salienti della sua politica economica
Politiche fiscali
Probabilmente le politiche più rappresentative dell’era Reagan assieme alla politica estera. Il primo provvedimento in tal senso fu l’Economic Recovery Tax Act del 1981. Tale provvedimento portò al taglio del 20% delle tasse sulla prima fascia di reddito, le quali passarono dal 70% al 50% e un taglio per le aliquote dell’ultima fascia di reddito, che passarono dal 14% all’11%.
Il provvedimento accelerò inoltre le deduzioni sull’ammortamento e soprattutto istituì il “Credit for Increasing Research Activities”, un credito d’imposta sui costi delle imprese per le spese in ricerca e sviluppo, allo scopo di favorire l’innovazione e stabilì inoltre un meccanismo di adeguamento automatico all’inflazione definito “indicizzazione”.
A causa del forte aumento del deficit dovuto all’aumento delle spese militari e dei tassi d’interesse, il Presidente sotto la pressione del Congresso firmò il Tax Equity and Fiscal Responsibility Act nel 1982. Il “TEFRA”, rappresentò il più grande aumento delle tasse nel secondo dopoguerra, il nuovo provvedimento colpì prepotentemente le scappatoie fiscali preesistenti e alcune parti del taglio precedente (molte delle quali non ancora entrate in vigore), ma non comportò un ritorno alla pressione fiscale pre 1981 e le aliquote rimasero in ogni caso largamente inferiori. Per far fronte all’aumento del deficit, nel 1984 venne varato il Deficit Reduction Act, il DEFRA restringeva alcune agevolazioni fiscali ed estendeva le accise telefoniche federali.ù
Un’ulteriore manovra volta alla riduzione del deficit fu il Gramm-Rudman-Collins Balanced Budget Act of 1985, il quale imponeva obbiettivi di disavanzo fissi che se non rispettati generavano tagli alla spesa automatici, il provvedimento fu dichiarato incostituzionale e sostituito nel 1987 con una versione rielaborata. L’altra grande riforma del fisco di Reagan è stato il Tax Reform Act of 1986. La gigantesca riforma includeva una diminuzione dell’aliquota massima per le persone fisiche dal 50% al 33%, incrementava le aliquote minime dall’11% al 15% e riduceva l’aliquota sulle società dal 48% al 33%. La legge aumentava inoltre la detrazione standard e l’esenzione personale sul reddito, nonché il credito sul reddito guadagnato, rimuovendo ben sei milioni di americani poveri dalle imposte sul reddito. La riforma ha inoltre posto fine al trattamento preferenziale sulle plusvalenze tassandole nella stessa misura del reddito, ha aumentato l’Imposta Minima Alternativa coprendo numerose detrazioni e obbligando le persone che dichiaravano figli a carico ad ottenere un numero di previdenza sociale per provare l’esistenza del figlio, così da evitare frodi.
Politica Commerciale
A dispetto di alcune politiche commerciali considerate “protezionistiche”, quali i negoziati con il Giappone che portarono alla restrizione volontaria del numero di vetture esportabili negli USA e all’apertura di diversi stabilimenti giapponesi in territorio americano, l’imposizione di quote sull’importazione dello zucchero, la rimozione di diverse nazioni del Terzo Mondo dai trattamenti fiscali preferenziali e i dazi sul legname canadese, la politica di Reagan fu fortemente incentrata sul libero commercio.
Le misure “protezionistiche” erano infatti maggiormente tese alla risoluzione di dispute commerciali (come nel caso del Giappone). Il Presidente Reagan ha sempre ritenuto fondamentale il libero commercio, citandolo come una delle ragioni fondamentali dietro lo scoppio della Rivoluzione Americana nel 1776.
L’Amministrazione Reagan siglò nel 1985 un accordo di libero scambio con lo stato di Israele, il primo accordo di libero scambio di questo tipo mai siglato dagli Stati Uniti. L’anno successivo, l’Amministrazione Reagan avviò i cosiddetti “Uruguay Round”, i quali portarono all’istituzione del WTO nel 1995. Di certo, il principale successo dell’Amministrazione Reagan fu la creazione di uno spazio economico nordamericano. Reagan aveva già lanciato l’idea di un’area di libero scambio nordamericana nel 1979, durante la sua campagna presidenziale.
Nel 1988, gli Stati Uniti firmarono un accordo di libero scambio con il Canada, il “Canada USA Free Trade Agreement”, l’accordo portò il Presidente messicano Carlos Salinas de Gortari ad avviare negoziati per un accordo simile con gli USA, temendo di essere tagliato fuori, il Canada chiese immediatamente di entrare a far parte dei negoziati. Tali negoziati furono lasciati in eredità al successore George H. W Bush e portarono all’approvazione del NAFTA nel 1993.
Deregulation e burocrazia
Una delle mosse più note del Presidente Reagan fu l’Ordine Esecutivo 12287, il quale pose fine alla politica di controllo dei prezzi e della produzione del petrolio.
Il secondo sforzo di Reagan verso la deregulation fu rappresentato dall’Ordine Esecutivo 12291, il quale impose alle agenzie di regolamentazione di condurre analisi costi benefici delle regolamentazioni e sottoporle all’OMB per la revisione e per l’introduzione di nuovi regolamenti. Il provvedimento portò alla riduzione di 28446 pagine del Registro Federale all’eliminazione di quasi tremila regolamenti.
Quando Reagan divenne Presidente, erano necessari oltre quaranta giorni per ottenere una tessera di previdenza sociale o un passaporto, al termine del suo mandato, erano sufficienti dieci giorni. Il St Germain Depository Institute Act del 1982 deregolamentava le associazioni di risparmio e prestito e consentiva alle banche di erogare mutui a tasso variabile. Bus Regulatory Reform Act 1982, deregolamentava il settore degli autobus, riducendo le restrizioni sull’istituzione delle tratte e facilitando l’ingresso degli imprenditori nel settore. Shipping Act 1984 volto a deregolamentare il settore del trasporto navale, Cable Communication Act 1984 provvedimento che deregolamentava l’industria della televisione via cavo, Surface Freight Forward Deregulation Act 1986, deregolamentò il settore delle spedizioni.
Politiche Monetarie
La restrizione dell’offerta di moneta allo scopo di porre sotto controllo l’inflazione era uno dei punti fondamentali della Reaganomics. Durante i suoi due mandati, Reagan sostenne le politiche monetarie restrittive di Paul Volcker, non appoggiando diversi tentativi da parte del Congresso e da parte di membri della sua stessa amministrazione di tagliare i tassi d’interesse e di licenziare Volcker.
Inoltre, la repressione dello sciopero del PATCO è stata citata dallo stesso Volcker come la più importante azione intrapresa dall’Amministrazione Reagan circa l’inflazione, in quanto contribuì a bloccare la spirale dei salari. L’inflazione passò dal 13,5% del 1980 al 4,1% nel 1989. L’abbassamento dell’inflazione, unito al taglio dei tassi d’interesse del 1983 e ai tagli alle imposte, è stato decisivo per il boom economico degli anni Ottanta. Nel 1987, Reagan nominò Alan Greespan alla guida della FED.
Politica sull’immigrazione
In un discorso radiofonico del 1977, Reagan notò che le mele stavano marcendo sugli alberi del New England perché gli americani non volevano raccoglierle, sostenendo che l’immigrazione potesse essere positiva poiché gli immigrati avrebbero potuto fare lavori che gli americani non erano più intenzionati a svolgere.
L’Immigration Reform and Control Act del 1986, ha rappresentato la più significativa riforma dell’immigrazione adottata dal Presidente Reagan. L’IRCA amnistiava dietro il pagamento di una multa, delle tasse arretrare e della presentazione di una fedina penale pulita, alcuni immigrati illegali arrivati prima del 1982. La legge stabiliva sanzioni finanziarie alle imprese in caso di assunzione di immigrati illegali e introduceva il modulo I-9 per garantire la presentazione delle prove documentali dei dipendenti attestanti la loro idoneità ad accettare un impiego negli USA e rafforzava i controlli alle frontiere.
Nel 1987, il Presidente usò la propria autorità esecutiva per legalizzare anche i figli degli immigrati amnistiati l’anno prima. Sebbene gli effetti della legge siano ancora oggi largamente dibattuti dai vati analisti, essa contribuì a ridurre la criminalità e a rafforzare i controlli alla frontiera e sull’assunzione da parte dei privati, l’IRCA risulta inoltre assieme alla riforma del 1990, l’ultima grande riforma statunitense in tema di immigrazione.
Politiche sul Welfare
La più grande riforma adottata da Reagan sul settore del welfare fu certamente il Social Security Amendments Act. All’inizio degli anni Ottanta, il Social Security Trust Fund stava rapidamente esaurendo i fondi, il Presidente Reagan formò una Commissione sulla riforma della Social Security guidata da Alan Greespan.
La Commissione preparò un piano di riforme che venne adottato dal Congresso nel 1983. La riforma prevedeva un graduale innalzamento dell’età pensionabile, nonché l’inclusione di metà dei benefici della Social Security come reddito imponibile per i contribuenti singoli il cui reddito combinato con la metà dei loro benefici arrivasse a 25.000 dollari annui e per le coppie che raggiungessero i 32.000 dollari.
Tale provvedimento salvò la Social Security e contribuì a stabilizzarla negli anni successivi. Altra grande riforma fu l’adozione del Family Support Act, tale legge istituì il programma Jobs Opportunity and Basic Skills Training volto a favorire l’inserimento dei beneficiari del welfare nel mondo del lavoro così da renderli economicamente indipendenti. Il provvedimento rappresentò un’importante riforma del welfare a seguito delle critiche rivolte al programma AFDC stabilito nel 1935. Il Family Support Act fece da apripista alle successive riforme del welfare, culminate nel 1996 con l’adozione del PRWORA ACT, che sostituì sia il JOBS che l’AFDC con il programma TANF.
Politica Energetica
La politica di energetica di Reagan si basò su un approccio profondamente liberista. Similmente a quanto avvenuto in altri settori, il Presidente attuò una forte deregolamentazione del settore petrolifero rimuovendo i controlli su prezzi, commercializzazione e produzione. L’approccio funzionò ed entro il 1984 le importazioni di energia erano scese del 33% e i prezzi erano notevolmente calati, con grave danno per l’OPEC. Altra importante riforma, fu il Clean Coal Committment del 1987, il quale mirava a finanziare dimostrazioni dell’impiego del carbone attraverso nuove tecnologie che rendevano tale fonte energetica maggiormente sostenibile
Politiche agricole
Il settore agricolo venne duramente colpito dalla recessione dei primi anni Ottanta innescata dalle politiche restrittive della Federal Reserve.
Il Farm Bill del 1981, frutto di un doloroso compromesso tra le politiche di Reagan orientate al libero mercato e le politiche maggiormente interventiste dei democratici non migliorò la situazione e anche l’export di prodotti agricoli americani scese vertiginosamente.
Dopo quattro anni, nel 1985 venne approvato il secondo Farm Bill della Presidenza Reagan. Il nuovo provvedimento, ancora una volta frutto di un compromesso, aumentò notevolmente i sussidi in linea con le richieste dei democratici, ma diminuì i livelli minimi di sostegno dei prezzi per i prodotti di base, in ossequio alle richieste di Reagan di un mercato agricolo meno regolamentato.
Il provvedimento istituì inoltre il Conservation Reserve Program, tale programma permette agli agricoltori di ottenere un canone annuo in cambio della rimozione dalla produzione agricola di terreni sensibili dal punto di vista ambientale e fondamentali per la vita animale, permettendo lo sviluppo della vegetazione e garantendo inoltre il rimborso del 50% dei costi degli sforzi di conservazione da parte degli agricoltori. Il programma copre attualmente milioni di acri di terreno e ha impedito l’erosione di milioni di tonnellate di suolo, aumentato la fauna selvatica e incrementato i guadagni degli agricoltori. Le esportazioni agricole ricominciarono a salire nella seconda metà degli anni Ottanta e i successi delle politiche commerciali di Reagan, contribuirono a trovare nuovi mercati per gli agricoltori americani portando ad un forte aumento delle esportazioni negli anni Novanta.
Politica verso i sindacati
Nel 1981 il sindacato dei controllori di volo (PATCO) iniziò uno sciopero volto ad ottenere migliori condizioni contrattuali. Le richieste furono considerate irricevibili e Reagan ordinò ai controllori di volo di tornare al lavoro. A seguito del rifiuto di gran parte di essi venne quindi emessa un’ingiunzione federale volta ad obbligare gli scioperanti a tornare al lavoro, di fronte all’ennesimo rifiuto, Reagan ordinò ai controllori di volo militari di prendere il posto degli scioperanti del PATCO e li licenziò in tronco. Il sindacato venne rimosso dalla Federal Labor Relations Authority e dissolto.
La vicenda del PATCO cambiò profondamente il mercato del lavoro americano, il numero di scioperi collassò negli anni successivi e la vicenda ebbe anche un importante ruolo nella lotta all’inflazione. Paul Volcker afferma che il licenziamento degli scioperanti del PATCO ridusse notevolmente l’aggressività del mondo del lavoro sui salari, risultando decisivo nella lotta all’inflazione.
Politiche sociali
Durante i suoi due mandati, il Presidente Reagan riuscì ad approvare alcuni provvedimenti “conservatori”, come la riforma del Titolo 18 del Codice delle Leggi, la fine dell’assistenza ai programmi internazionali che praticavano l’aborto e il Drinking Minimum Age Act. Allo stesso tempo, la sua politica sui diritti civili fu piuttosto controversa, alternando posizioni piuttosto ostili (come il veto al Civil Rights Restoration Act), ad alcune tra le più significative riforme sul tema dagli anni Sessanta, come l’ADA e il Fair House Amendment Act.
· Estensione di 25 anni del Voting Rights Act nel 1982
· Creazione del Martin Luther King Jr. Day nel 1983
· Civil Rights Restoration Act of 1988. Provvedimento di legge volto a specificare che i destinatari dei fondi federali dovessero rispettare i diritti civili in tutte le aree, non solo in quelle contenute nei finanziamenti federali ricevuti. Il Presidente Reagan pose il veto sulla legge, primo veto su un legge relativa ai diritti civili dai tempi di Andrew Johnson ne 1866, ritenendola un’espansione eccessiva dei compiti del Governo Federale. Il Congresso superò rapidamente il veto presidenziale.
· Fair House Amendments Act of 1988. Espansione del Titolo VIII del Civil Rights Act del 1968, meglio noto come “Fair Housing Act”, il cui scopo era porre fine alla discriminazione abitativa su base etnica. L’Amministrazione Reagan incluse altre due categorie nelle disposizioni del Fair Housing Act, nello specifico le persone affette da disabilità e le famiglie con figli.
· Rehabilitation Amendments Act of 1984. Provvedimento attraverso il quale il National Council of Disability divenne un’agenzia indipendente con lo scopo di formulare proposte politiche sul tema della disabilità. Dopo due anni di lavoro, la NCD lanciò ufficialmente una proposta di legge denominata “American with disabilities Act”. Dopo altri due anni di negoziati, la prima versione della legge venne presentata al Congresso nel 1988, per poi venire approvata due anni dopo dal successore, George HW Bush. Il provvedimento, proibisce la discriminazione sulla base della disabilità, obbliga le compagnie di comunicazioni a fornire un servizio adeguato agli individui disabili e obbliga le strutture pubbliche e private a prendere misure per migliorare l’accessibilità. L’ACA ha rappresentato uno dei principali provvedimenti in materia di diritti civili dai tempi del Civil Rights Act e ha contribuito a cambiare la vita di milioni di americani.
· Fine del finanziamento federale ai programmi internazionali che praticano l’aborto.
· Comprehensive Crime Control Act of 1984. Principale riforma del Titolo 18 del Codice delle Leggi degli Stati Uniti dai primi del ‘900. Il provvedimento istituì la US Sentencing Commission, con lo scopo di stabilire le linee guida federali sulle sentenze allo scopo di standardizzarle, creare una nuova sezione del codice per la presa di ostaggi, abolizione della libertà vigilata per i prigionieri federali condannati dopo il 1 novembre 1987, estensione della giurisdizione dei servizi segreti sulle frodi con carte di credito e sulle frodi informatiche, creazione di nuovi crimini federali e uso della confisca civile per i beni sottratti alla criminalità organizzata. Il provvedimento portò ad un’impennata delle incarcerazioni, ma anche ad una parziale riduzione della criminalità, che sarebbe definitivamente declinata nel corso degli anni Novanta.
· Guerra alla Droga. L’Amministrazione Reagan si impegnò a fondo nel perseguimento della Guerra alla Droga avviata dall’Amministrazione Nixon. Il Presidente Reagan aumentò i fondi previsti per la lotta al traffico e all’uso di sostanze stupefacenti e lanciò una forte campagna contro l’assunzione di tali sostanze denominata “Just Say No”, gestita dalla Fist Lady Nancy Reagan. la riforma più importante in tal senso fu certamente l’Anti Drug Abuse Act of 1986, il quale criminalizzava il riciclaggio di denaro, aumentava il numero di reati di droga con condanne minime obbligatorie e stanziava fondi per la ricerca sull’AIDS, per la cooperazione internazionale contro il traffico della droga e su programmi scolastici per la prevenzione. Tale legge venne modificata dall’Anti Drug Abuse Act of 1988, il quale ha ristabilito la pena di morte federale per diversi tipi di omicidi e reati legati alla droga, ha aumentato i fondi previsti per gli obbiettivi della legge precedente e ha stabilito pene minime per il possesso di alcune sostanze. A dispetto delle numerose critiche ricevute per la condotta della guerra alla droga, il consumo di tali sostanze da parte degli adolescenti diminuì durante la presidenza Reagan.
· Drinking Minimum Age Act 1984. Legge volta ad imporre un limite di età di 21 anni per l’acquisto di alcolici a livello nazionale, punendo gli stati inadempienti con una riduzione del 10% della quota federale sulle autostrade
Politica ambientale
La valutazione della politica ambientale di Reagan rimane ancora oggi un argomento complesso. Il Presidente fece numerose dichiarazioni piuttosto controverse sul tema ambiente e la sua amministrazione fu coinvolta in diversi scandali (a lui non imputabili) nel settore. Ciononostante, la Presidenza Reagan ha visto l’approvazione di numerose riforme che si sarebbero rivelate decisive negli anni successivi.
· EPA. Reagan nominò al vertice dell’EPA Anne Gorsuch Burford. La Burford tagliò fortemente il budget dell’agenzia e allentò i regolamenti del Clean Air Act. Tuttavia, la sua carriera venne stroncata da uno scandalo scoppiato nel 1982 relativo alla malagestione del Superfund per rifiuti tossici, il quale portò alle sue dimissioni. Reagan richiamò allora il primo storico direttore dell’agenzia William Ruckelshaus, il quale ristabilì la credibilità dell’EPA. A Ruckelshaus successe poi Lee Mueller Thomas, sotto il quale l’agenzia rafforzò la ricerca sulle sostanze chimiche nocive e sull’esaurimento dell’Ozono stratosferico.
· Emergency Planning and Community Right to work Act. Provvedimento che incoraggiava la pianificazione del contrasto alle emergenze ambientali a livello statale, fornendo informazioni al pubblico su potenziali rischi chimici nella loro comunità.
· ZEE. In ossequio alla Convenzione di Montego Bay, il Presidente Reagan proclamò ufficialmente attraverso il Proclama Presidenziale 5030 la Zona Economica Esclusiva degli Stati Uniti entro 200 miglia nautiche.
· Protocollo di Montreal. Negli anni Ottanta, il problema dell’assottigliamento dello strato di Ozono era ormai divenuto di pubblico dominio e risultava uno degli argomenti maggiormente cari all’opinione pubblica. Il Presidente Reagan riconobbe le minacce generate da tale fenomeno e si spese per la ratifica da parte degli Stati Uniti del Protocollo di Montreal, sottolineando che gli Stati Uniti potessero dare un esempio positivo così da spingere altre nazioni ad approvare il Protocollo. Il Protocollo di Montreal ad oggi è stato ratificato da 197 parti ed ha avuto un enorme successo nel contrastare il fenomeno del Buco nell’Ozono.
· Aggiunta di 10,6 milioni di acri alla protezione garantita dal Wilderness Preservation System.
· Coastal Barrier Resources Act. Provvedimento che proibisce spese federali in aree caratterizzate dalla presenza di barriere costiere (difese naturali che costituiscono l’habitat di diverse specie animali). Il provvedimento mirava a scoraggiare le spese per lo sviluppo di aree fondamentali alla conservazione delle specie animali, senza che vi fosse un coinvolgimento diretto del governo, il quale si limitava a escludere spese in quelle aree, nel solco del conservatorismo fiscale. Il provvedimento ha permesso il risparmio di oltre un miliardo di dollari di contribuenti americani e ha contribuito a salvaguardare la conservazione di numerose specie animali.
· Nuclear Waste Policy Act 1982. Primo provvedimento sulla gestione dei rifiuti radioattivi mirante a creare un deposito permanente, gestendo al contempo lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti esistenti.
Nomine giudiziarie
Durante i suoi due mandati, il Presidente Reagan nominò un totale di 383 giudici, il numero più alto di sempre.
Le più importanti furono certamente le tre nomine alla Corte Suprema e l’elevazione del giudice William Rehnquist come Chief Justice. Le nomine di Reagan spostarono fortemente a destra l’asse del sistema giudiziario americano. Degno di nota, è anche il Federal Courts Improvement Act, che istituì la Corte d’Appello per il Circuito Federale, avente giurisdizione nazionale su alcune categorie di casi.
Forza armate
L’Amministrazione Reagan condusse uno dei più grandi rafforzamenti delle Forze Armate in tempo di pace nella storia.
Il Presidente Reagan aumentò in maniera estremamente consistente il budget per la difesa, riavviando il programma per lo sviluppo del bombardiere B1 Lancer che entrò in servizio nel 1986, del B2 Spirit (il ben noto bombardiere stealth) che sarebbe entrato in servizio nel 1997.
Anche il comparto missilistico ebbe un notevole rafforzamento con lo sviluppo del missile MX e il dispiegamento dei missili Pershing II in Germania Ovest.
La marina militare vide un imponente incremento delle unità operative attraverso il 600 ships plan, il quale era finalizzato a portare il totale di unità operative a 600 attraverso quattro passaggi fondamentali: velocizzazione della produzione delle portaerei classe Nimitz, ricommissionamento delle unità classe Iowa, aggiornamento delle unità in servizio e produzione di nuove unità.
In ultima analisi, anche le forze di terra furono notevolmente rafforzate dalla produzione dei carri armati M1 Abrams e dei veicoli da combattimento Bradley. Molti dei sistemi d’arma la cui produzione venne avviata, o velocizzata dall’Amministrazione Reagan, costituirono l’ossatura della supremazia militare americana negli Anni Novanta.
Politica estera
Fondamentale nella comprensione della politica estera dell’Amministrazione Reagan, è la cosiddetta “Dottrina Reagan”.
La dottrina Reagan, seguiva la tradizione delle varie amministrazioni presidenziali sin dai tempi di Harry Truman di formulare una “dottrina” alla base della politica estera americana. Secondo l’analista Thomas Bodenheimer, la dottrina Reagan venne in buona parte formulata dal Think Tank conservatore “The Heritage Foundation” e rappresentò una completa cesura rispetto alla politica estera che gli Stati Uniti avevano seguito fino a quel momento.
Sin dai tempi della “Dottrina Truman”, gli USA avevano perseguito una politica incentrata sul “contenimento del comunismo, la Dottrina Reagan si incentrava invece su una politica estera più aggressiva, finalizzata ad un attivo contrasto all’URSS e al sostegno a movimenti di guerriglia anti sovietici volto a rovesciare i governi alleati di Mosca. Nello specifico, la Heritage Foundation indicò nove nazioni dove attuare un rollback: Afghanistan, Angola, Cambogia, Etiopia, Iran, Laos, Libia, Nicaragua e Vietnam.
L’Amministrazione Reagan perseguì quindi una politica di sostegno a numerosi movimenti e governi anti comunisti nel mondo, attuando contestualmente un forte aumento della spesa militare. Lo scopo di tali politiche era quello di dissanguare progressivamente l’URSS, in difficoltà economiche sempre maggiori.
Tradizionalmente considerata il suo più grande trionfo assieme alle riforme fiscali, la politica estera di Reagan non fu certo esente da errori, ma si rivelò incredibilmente efficace e fu decisiva nella vittoria della Guerra Fredda, aprendo la strada alla successiva ondata democratica dei primi anni Novanta.
Unione Sovietica
Le relazioni tra le due superpotenze dell’epoca, meritano certamente un capitolo apposito. Sino all’ascesa di Reagan, i repubblicani erano stati tendenzialmente i più propensi a mantenere buone relazioni diplomatiche con l’URSS, mentre i momenti di maggiore tensione si erano raggiunti quasi sempre sotto amministrazioni democratiche, Reagan cambiò brutalmente questo paradigma.
Il neo Presidente, pur avviando negoziati relativi alla risoluzione del problema dei missili nucleari a medio raggio in Europa, condusse una politica estera fortemente ostile a Mosca. Gli Stati Uniti lanciarono un forte rafforzamento delle proprie forze armate, con l’intento di trascinare la fragile economia sovietica verso una corsa agli armamenti sempre più debilitante.
In secondo luogo, gli USA rafforzarono il sostegno ai movimenti di guerriglia anti comunisti nel mondo allo scopo di abbattere i vari governi filosovietici. Lo scopo di tale politica era quello di dissanguare progressivamente l’URSS, affetta da tremendi problemi economici. Reagan rimase convinto della possibilità di vincere la Guerra Fredda e in un discorso tenuto nel 1983 dinnanzi all’Associazione Nazionale Evangelica, definì l’URSS “l’impero del male”.
Nello stesso anno, il Presidente lanciò la cosiddetta Strategic Defense Initiative, soprannominata da alcuni cronisti “Star Wars”, un complesso e avveniristico progetto difensivo che avrebbe dovuto rendere le armi nucleari obsolete. La SDI pur avendo ottenuto uno scarso successo nel suo scopo originario, contribuì certamente all’aumento delle spese militari sovietiche e costituì una grande vittoria propagandistica. Il piazzamento dei missili Pershing II in Germania Ovest e l’esercitazione Able Archer 83, segnarono uno dei punti di massima tensione tra le due superpotenze. L’immane pressione esercitata dalla strategia di Reagan sull’URSS aggravata dalle sue forti difficoltà economiche, condusse nel 1985 alla nomina del riformista Gorbachev come nuovo segretario del PCUS.
La nomina di Gorbachev portò ad una ripresa del dialogo tra le due superpotenze. Il vertice di Reykjavik portò ad una riapertura dei negoziati sulla riduzione dei missili a medio raggio e su una generale riduzione del numero di testate nucleari a loro disposizione.
Il Trattato INF sulla riduzione dei missili a medio raggio venne firmato nel 1987 e vi fece seguito poco dopo la firma degli Accordi di Ginevra, che sancirono il ritiro sovietico dall’Afghanistan. Reagan lasciò in eredità all’Amministrazione Bush i negoziati sulla riduzione delle armi nucleari da lui avviati, i quali portarono alla firma del Trattato START I nel 1991. Schiacciata da problemi economici, rivolte interne e disordini negli stati satelliti, l’URSS si dissolse nel 1991.
Medio oriente
Afghanistan
Forse il pilastro fondamentale della Dottrina Reagan. L’instaurazione di un regime comunista nel paese a seguito della Rivoluzione di Saur del 1978, aveva generato una lunga serie di rivolte nelle aree rurali dell’Afghanistan. Grazie agli intensi sforzi del Rappresentante TX-2 Charlie Wilson, l’Amministrazione Carter varò un consistente piano di aiuti ai Mujaiddin noto come “Operazione Cyclone”.
Al fine di porre un argine all’espansione sovietica nell’area, l’Amministrazione Reagan incrementò notevolmente il sostegno ai guerriglieri. assistenza militare ai Mujaiddin è considerata come uno dei più vasti piani di sostegno a un movimento insurrezionale nel Terzo Mondo. I fondi gestiti dalla CIA, vennero erogati attraverso i servizi segreti pakistani, l’ISI, che si occupò di addestrare i Mujaiddin e distribuire armi attraverso la città di Peshawar. L’operazione ebbe pieno successo nel costringere i sovietici a ritirarsi dal paese, ponendo fine all’espansione di Mosca in Asia Centrale. Ciononostante, l’operazione ebbe anche dei risultati inattesi.
L’operazione Cyclone è nota per aver generato uno dei più imponenti blowback della storia americana, con conseguenze devastanti per Washington. Il Pakistan gestì infatti i fondi affidatigli in maniera tale da favorire il leader del partito Hezb e Islami Gulbuddin Hekmatyar, guerrigliero noto per il suo estremismo e la sua spietatezza. Questo, unito al sostanziale disimpegno americano dal paese dopo il crollo dell’URSS, favorì la trasformazione dell’Afghanistan in un punto geografico alla deriva, preda di movimenti fondamentalisti islamici che usarono il paese come base.
Se è vero che Reagan non fosse più in carica durante la successiva guerra civile afghana, è ugualmente vero che il Presidente avesse ignorato diversi avvisi circa la pericolosità di alcuni guerriglieri. Michael Johns, analista della Heritage Foundation, pur sostenendo che l’ascesa di Al Qaeda fosse largamente dovuta alla negligenza dell’Amministrazione Clinton, aveva più volte richiesto che il sostegno americano si concentrasse su Ahmad Shah Massoud, ritenuto l’interlocutore più democratico ed affidabile.
Guerra Iran Iraq
Durante il brutale conflitto tra Iran e Iraq nel 1980, l’Amministrazione Reagan decise di supportare l’Iraq di Saddam Hussein, così da impiegarlo come argine all’espansione della Rivoluzione Iraniana propugnata da Khomeini.
Il sostegno americano si rivelò fondamentale a partire dal 1982, anno nel quale l’Iraq rischiò seriamente la sconfitta. Gli Stati Uniti dispiegarono inoltre un’enorme forza navale nel Golfo Persico nell’ambito dell’operazione Earnest Will, allo scopo di impedire che il commercio di petrolio si fermasse a causa dei continui attacchi alle petroliere perpetrati dalle parti in conflitto e dal minamento della zona.
A seguito della collisione tra la petroliera americana MV Bridgeton con una mina iraniana, la marina americana reagì attaccando una nave posamine iraniana (operazione Prime Chance) e distrussero una piattaforma petrolifera iraniana (Operazione Nimble Archer).
Infine, la collisione della fregata statunitense Samuel Roberts con una ennesima mina iraniana, comportò una potente risposta americana. La marina statunitense affondò ben 6 navi iraniane, annientando la marina di Teheran (operazione Prying Mantis). Ciononostante, per impedire che anche Saddam diventasse troppo potente, gli Stati Uniti fornirono supporto anche all’Iran in maniera indiretta attraverso Israele e direttamente attraverso vendite di armi clandestine. Il conflitto terminò nel 1988 con uno stallo militare.
Israele.
A dispetto di alcune controversie sorte in relazione al bombardamento di Osirak e durante la guerra del Libano nel 1982, l’Amministrazione Reagan viene considerata come la più vicina in assoluto ad Israele.
Gli Stati Uniti siglarono nel 1981 un accordo di cooperazione strategica con Gerusalemme che incrementò l’assistenza militare allo stato ebraico e accordò diversi trattamenti commerciali preferenziali.
Nel 1983 le due nazioni formarono un gruppo militare congiunto e nel 1985 gli Stati Uniti fornirono 1,5 miliardi di aiuti a Israele per supportarne la stabilizzazione economica. Nello stesso anno, venne creato un Forum economico bilaterale (JEDG) e approvato un accordo di libero scambio. Le due nazioni collaborarono attivamente su diversi dossier e Israele fornì supporto militare a molti gruppi armati filo americani.
Libano
Uno dei principali fallimenti dell’Amministrazione Reagan in politica estera. Il piccolo paese mediorientale era piombato in una tremenda guerra civile a carattere settario, la quale stava venendo sfruttata dall’Iran per espandere la sua influenza nell’area.
Il presidente decise di inviare una forza di pacekeeping nel paese, allo scopo di porre fine ai disordini. I devastanti attentati alla caserma americana di Beirut (241 militari morti) e il collasso dell’esercito libanese, convinsero l’Amministrazione Reagan a ritirare le truppe dal paese, il Presidente non era infatti intenzionato ad impegnarsi nella guerra civile di uno stato ormai privo di un’autorità centrale.
Nel lungo termine, la scelta si rivelò assolutamente disastrosa, in quanto l’assenza delle forze americane permise all’Iran di cementare la sua influenza presso la popolazione sciita libanese, portando infine alla nascita di Hezbollah. Ancora oggi, Hezbollah rappresenta uno dei più importanti strumenti di proiezione della potenza iraniana, nonché una delle principali minacce alla politica estera americana in Medio oriente.
Arabia Saudita
A seguito della Rivoluzione Islamica in Iran, l’Amministrazione Reagan si attivò per impiegare l’Arabia Saudita come argine alla politica estera iraniana. Gli Stati Uniti fornirono un vasto supporto militare, rafforzando pesantemente le forze armate saudite.
Durante i due mandati di Reagan, Riyadh fornì un enorme supporto ai Mujaiddin afghani, rivelandosi fondamentale nel bloccare l’espansionismo sovietico in Asia Centrale. In ultima analisi, l’aumento della produzione petrolifera saudita e il conseguente collasso dei prezzi del petrolio, è ritenuta dall’American Enterprise Institute una delle principali ragioni che portarono al crollo dell’URSS, tuttavia, l’effettivo ruolo giocato dall’Amministrazione Reagan in questa decisione del governo saudita ancora oggi non è ben chiaro.
Africa
Angola
Forse il teatro più importante nel continente. Il grande paese africano, dopo l’indipendenza dal Portogallo nel 1975 si era tramutato in un regime comunista guidato dall’MPLA-PT.
Il regime dell’MPLA iniziò una durissima guerra civile con il partito UNITA di Jonas Savimbi (anch’esso coinvolto nella lotta all’indipendenza). Durante il conflitto, Cuba inviò decine di migliaia di uomini nell’ambito della cosiddetta “Operacion Carlota”. Gli Stati Uniti non potevano legalmente sostenere l’UNITA a causa dell’Emendamento Clark, facente parte dello US Arms Export Control Act.
Reagan incoraggiò Israele e altri partner americani a sostenere il movimento di Savimbi, per poi supportarlo direttamente attraverso l’abrogazione dell’Emendamento Clark. L’enorme peso finanziario sostenuto dall’URSS per mantenere in vita il regime angolano, è ritenuto tra le cause dello scioglimento dell’Unione.
Sudafrica
Il Sudafrica era allora impegnato in violento conflitto in Namibia (territorio all’epoca sotto il suo controllo) contro i ribelli dello SWAPO, sostenuti dall’Angola e dall’URSS. Reagan avviò nei confronti di Pretoria, la cosiddetta politica del “Constructive Engagement”, caratterizzata da dure condanni verbali alle politiche razziste sudafricane, alle quali faceva da contraltare una forte assistenza militare volta ad utilizzare il governo sudafricano come contrappeso all’influenza sovietica nel continente.
Il Constructive Engagement ebbe certamente un ruolo nel contribuire a fermare l’espansione sovietica nel continente africano, ma risultò sin da subito impopolare sia nel Partito Democratico che nel GOP. Nel 1986, il Congresso approvò il Comprehensive Anti Apartheid Act, superando il veto di Reagan e ponendo fine al Constructive Engagement.
Libia
Altro teatro assolutamente prioritario nel continente africano. Il regime di Muammar Gheddafi era tra i principali finanziatori dei movimenti terroristici palestinesi ed europei, tra cui la RAF e l’IRA e risultava un grande beneficiario di aiuti militari sovietici.
Ai tempi, il leader libico stava perseguendo una politica estera fortemente interventista, proclamando il Golfo della Sidra “Baia Chiusa”, in contrasto al concetto di Libertà di Navigazione promosso dagli USA e lanciando un’invasione del Ciad volta ad unificare politicamente quest’ultimo alla Libia.
L’Amministrazione Reagan, attuò una strategia basata sul contenimento militare libico nel Golfo della Sidra e sul sostegno alle forze di guerriglia ciadiane. Il Presidente autorizzò un vasto dispiegamento navale nell’area, culminato con uno scontro aereo risultante nell’abbattimento di due aerei libici. Gli Stati Uniti iniziarono a sostenere le forze di guerriglia ciadiane, impantanando la Libia in un difficile conflitto. In risposta al crescente rafforzamento militare di Tripoli, nel 1986 le forze navali americane annientarono una squadra navale libica, distruggendo alcune torrette SAM. Dopo un’esplosione in una discoteca di Berlino frequentata da militari americani, gli Stati Uniti reagirono con estrema decisone.
L’aviazione americana condusse una potente incursione sulla Libia provocando enormi danni all’aviazione e all’infrastruttura militare libica. Sconfitto nella guerra delle Toyota dalle forze ciadiane sostenute dagli Stati Uniti, Gheddafi fu costretto a porre fine alla sua politica estera interventista.
Asia
Cina
La politica estera dell’Amministrazione Reagan nei confronti della Cina, si rivelò estremamente pragmatica. Sebbene il Presidente avesse più volte espresso la sua simpatia per Taiwan, egli decise di non ritirare il riconoscimento alla Repubblica Popolare Cinese siglato dall’Amministrazione Carter, mantenendo in vigore la partnership con Pechino in funzione anti sovietica. Il terzo Comunicato Congiunto USA-RPC, sanciva l’intenzione americana di ridurre gradualmente la vendita di armi a Taiwan, intenzione subordinata però all’impegno di Pechino per una pace nello stretto.
Durante il mandato di Reagan, il commercio con la Cina aumentò notevolmente e si affermarono buoni legami militari. Sebbene i due paesi continuassero ad avere interessi divergenti, la partnership con la Cina si rivelò in ultima analisi una carta vincente, in quanto contribuì ad arginare la proiezione militare sovietica in Asia Centrale ed Indocina.
Taiwan
La vittoria di Reagan alle elezioni presidenziali, non determinò un ripristino del riconoscimento di Taiwan da parte degli Stati Uniti, ne tantomeno una revisione del Taiwan Relations Act siglato dall’Amministrazione Carter. il terzo comunicato congiunto siglato con la RPC, sollevò diverse preoccupazioni a Taipei, ma il Presidente emanò le cosiddette “Sei assicurazioni”, una serie di linee guida informali relative alla condotta delle relazioni tra Stati Uniti e Taiwan. Ancora oggi, le sei assicurazioni rappresentano assieme al Taiwan Relations Act la principale base delle relazioni tra Stati Uniti e Taiwan.
Giappone
Negli anni Ottanta, la concorrenza delle economiche ed efficienti automobili giapponesi, suscitava notevole malcontento presso l’industria automobilistica americana. Di fronte alle richieste dell’Amministrazione Reagan, il Giappone limitò l’esportazione di automobili verso gli Stati Uniti a 1,68 milioni all’anno, poi incrementati a 1,85 nel 1984. Tale manovra spinse numerose case automobilistiche giapponesi ad avviare partnership con le aziende americane e ad aprire diversi stabilimenti negli Stati Uniti.
L’ascesa di Yasuhiro Nakasone, determinò un ulteriore miglioramento delle relazioni diplomatiche tra le due nazioni, essendo quest’ultimo un ammiratore di Reagan. Nakasone descrisse perfettamente le relazioni tra Stati Uniti e Giappone con una metafora: “Il Presidente Reagan è il lanciatore e io sono il ricevitore”, il Giappone sarebbe stato un fedele alleato degli USA, cooperando nell’ambito della Guerra Fredda, ma doveva essere trattato come un pari di Washington.
Durante i due mandati di Reagan, il Giappone si rivelò un partner fondamentale, Tokyo rafforzò le proprie forze di autodifesa divenendo un argine contro l’espansionismo sovietico e avviò un’intensa politica di assistenza economica a nazioni considerate di interesse strategico per gli Stati Uniti, quali Egitto, Pakistan, Turchia, Giordania e Oman, queste ultime in particolare fondamentali per mantenere la libera navigazione nel Golfo Persico.
Pakistan
Le relazioni tra Stati Uniti e Pakistan, si erano fortemente deteriorate durante l’Amministrazione Carter, a causa dell’avvio di un programma nucleare militare da parte di Islamabad. A seguito dell’intervento sovietico in Afghanistan, il Presidente Reagan decise di riavvicinarsi alla nazione asiatica per impiegarla come contrappeso all’espansionismo di Mosca nella regione, nonché come base avanzata di supporto ai Mujaiddin afghani. Il Congresso approvò un massiccio piano di assistenza economica e militare quantificato in 3,2 miliardi di dollari, la cifra più alta dal 1965.
India
Durante i primi quattro anni dell’Amministrazione Reagan, le relazioni tra Stati Uniti e India furono abbastanza tiepide, anche a causa del tacito supporto di New Dehli all’invasione dell’Afghanistan. Tuttavia, a partire dal 1984 le parti cominciarono a migliorare notevolmente i rapporti, portando all’approvazione da parte del Congresso di un trasferimento di tecnologie tra cui turbine a gas per navi da guerra e la costruzione di un centro di comunicazione nel Tamil Nadu.
Filippine
Il Presidente Reagan mantenne sostanzialmente intatta l’alleanza tra gli Stati Uniti e le Filippine, continuando a garantire assistenza economica e militare al governo di Manila. Ciononostante, l’alleanza con le Filippine rimase piuttosto controversa, a causa della natura autoritaria del regime di Ferdinand Marcos.
Le controversie aumentarono notevolmente a seguito delle elezioni del 1981, segnate da forti irregolarità e all’assassinio di Benigno Aquino Jr, noto oppositore di Marcos, che ebbero l’effetto di rendere l’opinione pubblica americana sempre più ostile al Presidente Filippino.
L’Amministrazione Reagan avviò quindi una politica di pressione sul Presidente Marcos iniziata con la visita a Manila del Senatore Paul Laxalt. Gli sforzi ebbero successo e convinsero Marcos a indire libere elezioni nel 1986. Ancora una volta, le consultazioni furono segnate da numerose irregolarità, che determinarono l’inizio di un vasto movimento di protesta passato alla storia come “People Power Revolution”.
Dopo un’inziale fase di incertezza, di fronte alle proteste dei Senatori Lugar e Dole, Reagan decise di supportare la rivoluzione chiedendo a Marcos di lasciare il potere. Il Presidente filippino venne definitivamente convinto a dimettersi da una nuova visita del Senatore Paul Laxalt. Corazon Aquino, vedova di Benigno, salì quindi al potere, ripristinando la democrazia nelle Filippine e mantenendo la tradizionale alleanza con gli Stati Uniti. Un articolo di Richard Holdbrooke Assistente del Segretario di Stato per Asia e Pacifico durante l’Amministrazione Carter, definì la politica di Reagan verso le Filippine “un trionfo”.
Cambogia
La politica estera americana verso la Cambogia negli anni Ottanta, rappresenta uno dei più significativi esempi dell’applicazione della “Dottrina Reagan”. L’invasione vietnamita della Cambogia del 1979 aveva segnato il punto più alto della proiezione militare sovietica in Indocina, l’Amministrazione Reagan decise di appoggiare il Governo di Coalizione della Kampuchea Democratica (dominato dai famigerati Khmer Rossi) in funzione anti vietnamita, allo scopo di porre un argine all’espansionismo sovietico nella regione.
Gli Stati Uniti sostennero le forze anti vietnamite con aiuti economici e tramite la possibilità di acquistare armi americane tra i paesi ASEAN. La mossa si rivelerà vincente, pur non venendo sconfitto militarmente, il Vietnam si ritirerà dalla Cambogia nel 1989, gravato da abnormi spese militari e senza più la possibilità di ricevere l’appoggio finanziario di un’Unione Sovietica sempre più debole.
Europa
Regno Unito
La special relationship tra Londra e Washington, trovò forse il suo punto più alto durante l’Amministrazione Reagan. Il Presidente aveva infatti un ottimo rapporto con il Primo Ministro Britannico Margaret Tatcher, al netto di alcune differenze tra i due.
Gli Stati Uniti sostituirono i missili Polaris, principale vettore in dotazione alla flotta britannica, con i più moderni missili Trident e le due nazioni cooperarono strettamente per fornire aiuti miliari ai Mujaiddin in Afghanistan.
Un enorme problema sorse nel 1982 quando il regime militare argentino invase le Isole Falkland possedimento del Regno Unito. Inizialmente, l’Amministrazione Reagan si mantenne neutrale cercando di mediare un accordo tra le parti, fu una delle fasi più confuse del primo mandato del Presidente, durante la quale si consumò un feroce scontro all’interno della sua Amministrazione tra l’ala filo argentina, guidata dal Rappresentante permanente alle Nazioni Unite Jeanne Kirpatrick, la quale riteneva che un eventuale sostegno al Regno Unito avrebbe minato la collaborazione tra Washington e i regimi militare nel Sudamerica e l’ala filo britannica, guidata dal Segretario di Stato Alexander Haig e dal Segretario della Difesa Casper Weinberger, favorevole a supportare il Regno Unito in nome della special relationship.
Reagan alla fine appoggiò quest’ultima e autorizzò il Segretario Weinberger a supportare la Tatcher con ogni mezzo. Gli Stati Uniti fornirono enormi riserve di carburante e missili Sidewinder attraverso la base aerea dell’Isola di Ascensione, supportarono inoltre il Regno Unito attraverso la fornitura di informazioni di intelligence. Vi era addirittura un piano volto a prestare una portaerei americana ai britannici nel caso in cui gli argentini fossero riusciti ad affondare una portaerei britannica.
Terminato il conflitto, il Segretario Weinberger venne insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce Onorario dell’Ordine dell’Impero Britannico. Un disaccordo, si verificò nel 1983 quanto il Presidente Reagan non informò la Tatcher dei piani d’invasione americani per Grenada. Ciononostante, le due nazioni mantennero relazioni estremamente cordiali, il Regno Unito consentirà agli Stati Uniti di usare le proprie basi aeree per lanciare l’operazione El Dorado Canyon nel 1986.
Vaticano
Sin dalla fondazione del piccolo stato a seguito dei Patti Lateranensi, gli Stati Uniti e il Vaticano non avevano relazioni diplomatiche formali, le varie amministrazioni avevano nominato solo inviati personali del Presidente. L’Amministrazione Reagan cooperò invece attivamente con il Vaticano, finanziando diversi attori anti comunisti, quali il sindacato polacco Solidarnosc e i Contras in Nicaragua. Le due nazioni stabilirono formalmente relazioni diplomatiche nel 1984.
Polonia
La Polonia rappresenta probabilmente il paese europeo dove la Dottrina Reagan trovò la sua più significativa attuazione. In risposta alla dichiarazione della legge marziale nel paese, l’Amministrazione Reagan impose dure sanzioni al regime polacco e finanziò l’attività di Solidarnosc assieme al Vaticano. Indebolito dalle proteste e dal progressivo crollo sovietico, il regime comunista polacco lascerà il potere nel 1989.
Germania
Le relazioni tra Washington e Berlino furono piuttosto cordiali durante gli anni Ottanta. L’Amministrazione Reagan, in linea con la scelta della “doppia direzione” da parte della NATO nel 1979, condusse un’attiva operazione di lobbying tramite il Segretario di Stato George Schultz, volta a convincere Berlino ad approvare il dispiegamento di missili Pershing II sul territorio tedesco occidentale. Nel 1983, il Bundestag approvò il dispiegamento dei missili americani, Josef Nye nel suo libro “Soft Power”, cita l’approvazione del dispiegamento dei Pershing come uno dei più grandi successi del soft power americano. Il dispiegamento di tali sistemi, obbligò l’URSS a scendere al tavolo dei negoziati avviando il processo che avrebbe portato infine all’approvazione del trattato INF nel 1987.
Spagna
Dopo la morte del Generale Franco, la democrazia era stata pienamente ripristinata nel paese iberico, l’anti americanismo si era però diffuso in molti settori della società spagnola che accusavano Washington di aver mantenuto Franco al potere per decenni.
Nello stesso periodo, Madrid cominciò a prendere in considerazione l’adesione alla NATO, la quale avrebbe comportato enormi vantaggi sia per gli Stati Uniti, che avrebbero accolto nell’Alleanza Atlantica un paese situato in una posizione altamente strategica, sia per la Spagna, che avrebbe significativamente migliorato la propria sicurezza militare. Il Presidente Reagan inviò il Segretario di Stato Alexander Haig a discutere sia con il Primo Ministro Suarez, favorevole all’ingresso nell’alleanza, sia con il leader dell’opposizione Felipe Gonzalez, decisamente contrario.
La Spagna entrò nella NATO nel 1982, l’azione di Haig ebbe certamente un ruolo nel convincere sia Suarez sull’adesione, sia il socialista Gonzalez a cambiare la propria posizione sulla permanenza nella NATO. La vittoria di quest’ultimo alle elezioni del 1982, non determinò un’uscita del paese iberico dall’alleanza. Gonzalez convocò nel 1986 un referendum sulla permanenza del paese iberico nell’alleanza, seppur con delle precise condizioni quali: il non ingresso nel Comando Militare Integrato, il mancato dispiegamento di armi nucleari americane e una riduzione delle truppe statunitensi sul territorio. Il referendum ebbe esito positivo e la Spagna è tutt’oggi un membro della NATO e un alleato degli Stati Uniti.
Francia
Le relazioni tra Stati uniti e Francia erano migliorate dopo la fine della Presidenza De Gaulle nel 1969, ma rimanevano segnate da numerose divergenze e da obbiettivi differenti. I due mandati di Reagan furono però caratterizzate da ottime relazioni diplomatiche, forse al loro livello più alto dall’ascesa di De Gaulle. Parigi e Washington collaborarono su numerosi dossier, quali la Guerra Iran Iraq, l’opposizione all’intervento sovietico in Afghanistan e il sostegno alle forze di Hissene Habre nel conflitto ciadiano libico. Ciononostante, vi furono anche diversi disaccordi circa la costruzione del gasdotto Europa Siberia e la riunificazione tedesca.
America latina
Nicaragua
Forse il paese latinoamericano maggiormente coinvolto nell’ambito della Dottrina Reagan. A seguito della caduta del regime di Anastasio Somoza nel 1979, in Nicaragua si era affermato un regime di stampo socialista guidato dal fronte Sandinista di Liberazione Nazionale.
L’Amministrazione Reagan fornì immediatamente appoggio ai ribelli anti comunisti noti come Contras, allo scopo di rovesciare il governo di Managua. In virtù delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dai Contras, il Congresso approvò l’Emendamento Boland, rendendo illegale l’assistenza militare ai guerriglieri anti comunisti fornita dalle agenzie d’intelligence.
Sfruttando una falla legale (non era chiaro se l’Emendamento si riferisse SOLO alle agenzie di intelligence), Reagan usò il Consiglio di Sicurezza Nazionale (non considerato parte dell’intelligence) per continuare a sostenere i fondi e approvò tacitamente una controversa operazione di vendita di armi all’Iran, impiegando i fondi risultanti per sostenere i Contras.
Lo scandalo passato alla storia come Irangate, minò seriamente la credibilità della Presidenza Reagan, ma non portò ad una condanna del Presidente, i cui indici di gradimento si ripresero poco dopo.
El Salvador
Il piccolo paese centroamericano, fu sconvolto da una tremenda guerra civile iniziata nel 1979 tra il Governo (diviso tra i moderati democristiani e l’estrema destra) e i ribelli marxisti del FMLN. L’Amministrazione Reagan sostenne fortemente il Governo salvadoregno, ma si prodigò di supportare maggiormente le forze vicine ai moderati democristiani, minacciando più volte di sospendere l’assistenza alle forze di estrema destra e supportando la candidatura del democristiano Duarte, che nel 1984 sconfisse l’esponente dell’ultra destra Roberto D’Abuisson. La politica di assistenza di Reagan, portò all’avvio dei lunghissimi negoziati di pace tra le parti, conclusi definitivamente nel 1992 dal suo successore George H.W Bush.
Guatemala
Similmente a quanto avvenuto in El Salvador, l’Amministrazione Reagan continuò a sostenere il governo anti comunista guatemalteco nell’ambito della locale guerra civile anche dopo il golpe militare del 1982, facendo però pressioni per un ritorno ad un regime democratico. La democrazia nel paese venne ripristinata nel 1985, gettando le basi per l’avvio di negoziati tra le parti e per il ripristino del controllo civile sui militari, ma ciò non pose fine al conflitto, che non si arrestò e proseguì sino al 1996.
Grenada
Nella piccola isola, si era affermato un regime comunista guidato da Maurice Bishop. Il rovesciamento di Bishop da parte di esponenti più estremisti del suo movimento, provocò la dura reazione degli Stati Uniti che invasero rapidamente l’isola con il supporto dell’opposizione locale. Gli USA installarono un governo ad interim che guidò il paese sino alle elezioni del 1984. L’operazione ripristinò la fiducia nei confronti delle forze armate americane e contribuì a superare la sindrome del Vietnam, aprendo la strada ai successivi interventi militari americani. L’invasione venne largamente appoggiata dalla popolazione grenadina e dell’opinione pubblica americana, ma subì una dura condanna da parte della Comunità Internazionale.
Panama
Sebbene il dittatore panamense Manuel Noriega mantenne il piccolo paese centro americano nella sfera d’influenza degli Stati Uniti, nel corso degli anni Ottanta le relazioni tra i due stati peggiorarono notevolmente. Noriega infatti era pesantemente implicato nel traffico internazionale di droga, ponendosi in contrapposizione alla guerra alla droga condotta dall’Amministrazione Reagan, allo stesso tempo, il Presidente cominciò a fare forti pressioni sul dittatore per convincerlo a permettere elezioni democratiche. A partire dal 1986, il dittatore iniziò a spostarsi sempre più nell’orbita di Mosca irritando sempre più gli USA e portando l’Assistente del Segretario di Stato Elliot Abrams a preparare un piano d’invasione, non adottato da Reagan nel timore che potesse danneggiare la campagna elettorale del Vicepresidente Bush. Alla fine, il Presidente Reagan ottenne la convocazione di libere elezioni da tenersi nel maggio del 1989. Il mancato riconoscimento dei risultati delle elezioni da parte di Noriega, determinò l’invasione americana del paese attuata dal Presidente Bush.
Oceania
Australia
Le due nazioni mantennero relazioni sostanzialmente cordiali durante il mandato del laburista Robert Hawke. Durante la prima metà del decennio, ci furono piani per testare missili balistici americani sull’Isola della Tasmania, ma essi vennero ritirati nel 1985.
Nuova Zelanda
Le relazioni con la Nuova Zelanda furono invece ben più complesse. L’ascesa del Governo Laburista nel 1984, determinò l’approvazione della ben nota legge anti nucleare neozelandese, che proibiva l’accesso ai porti del paese alle navi americane a propulsione nucleare. Il provvedimento provocò la dura reazione degli Stati Uniti che sospesero le obbligazioni derivanti dalla partecipazione all’ANZUS nei confronti di Wellington. Il Democratico William Broomfield, presentò addirittura una legge che avrebbe tolto alla Nuova Zelanda lo status di alleato privilegiato nell’acquisto di armamenti americani. Tuttavia, l’Amministrazione Reagan decise di non tagliare del tutto i rapporti con la Nuova Zelanda, mantenendo formalmente in vita l’ANZUS e continuando la tradizionale politica di alleanza con Wellington. La scelta si rivelò vincente, nel 1988 il provvedimento Broomfield venne bocciato dal Senato e nel corso degli anni la questione della politica nucleare della Nuova Zelanda è divenuta secondaria, portando ad un graduale miglioramento delle relazioni.
Altre iniziative in politica estera
· Ratifica della Convenzione ONU sul Genocidio
· Fine dell’accettazione della giurisdizione obbligatoria della Corte Internazionale di Giustizia
· Istituzione dello status di “Major Non NATO Ally”. Lo status di MNNA è stato introdotto per la prima volta nel 1987, quando il Congresso aggiunse il cosiddetto Emendamento Sam Nunn al Titolo 10 del Codice delle Leggi degli Stati Uniti. Lo scopo di tale manovra era quello di ampliare la cooperazione militare con alleati degli Stati non facenti parte della NATO. Tale status, garantisce una serie di vantaggi tra i quali: programmi di ricerca e sviluppo congiunti con il Dipartimento della Difesa sulla base di costi condivisi, possibilità di acquistare munizioni all’uranio impoverito, priorità circa l’esportazione di eccedenze militari, possibilità di usare finanziamenti americani per l’acquisto di alcuni tipi di armamenti.
Conclusione
La figura di Reagan nel corso degli anni è andata progressivamente incontro ad una doppia mitizzazione, in senso positivo e negativo.
Si è creata una fitta coltre di esagerate lodi e di esagerate condanne, che ha reso piuttosto difficile comprendere appieno la sua presidenza. Oltrepassata tale coltre, la valutazione della sua Presidenza non può che essere una. Ronald Reagan è stato uno dei migliori Presidenti nella storia americana, tra i più abili nell’interpretare al meglio l’epoca in cui è stato chiamato a svolgere tale ruolo.
Le sue riforme sul fronte interno e la sua formula in politica estera riuscirono ad ottenere in gran parte gli obbiettivi prefissati, al netto di alcuni fallimenti e di alcune congiunture strutturali favorevoli. Reagan riuscì a condurre nel migliore dei modi gli Stati Uniti e il Mondo Libero in uno dei momenti più decisivi della loro storia, guidandoli alla vittoria della Guerra Fredda.
La sua Presidenza è stata inoltre una delle più consequenziali della storia, ed ebbe una rilevante influenza sulle Amministrazioni successive su tre livelli
· Ideologico: Reagan spostò a destra lo spettro politico americano segnando un riallineamento verso politiche conservatrici. Il suo impatto fu tale da influenzare anche il Partito Democratico, che in occasione delle elezioni del 1992 presentò un candidato schierato su posizioni maggiormente centriste, il quale avrebbe lasciato intatte gran parte delle sue politiche e seguito un’agenda per certi versi simili. Le amministrazioni di George H.W Bush, Bill Clinton e George W. Bush, sono spesso considerate continuazioni dell’Era Reagan.
· Legislativo: Reagan fu l’iniziatore di diversi processi legislativi che sarebbero stati completati dai suoi successori. Fu lui a gettare le basi per l’American With Disabilities Act che sarebbe stato approvato sotto George W. Bush, il Canada-USA Free Trade Agreement da lui ottenuto, portò successivamente all’inizio delle negoziazioni per il NAFTA e fu lui ad avviare il processo di riduzione del deficit completato nel corso degli anni Novanta. In ultima analisi, le idee di Reagan sulla riforma del welfare e il Family Support Act, influenzarono fortemente il Partito Repubblicano, portando infine all’approvazione del PRWORA ACT nel 1996.
· Strutturale: la vittoria della Guerra Fredda aprì la strada ad un profondo cambiamento nella struttura del sistema internazionale. Si passò da un bipolarismo tra due superpotenze in lotta, ad un unipolarismo egemonico caratterizzato dalla presenza di un’unica superpotenza. Questa nuova struttura del sistema internazionale generò i cosiddetti “peace dividends” (dividendi della pace), la caduta dell’URSS eliminò la principale minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti, consentendo una riduzione delle spese per la difesa che si rivelò fondamentale nella riduzione del deficit. Inoltre, l’ondata democratica che fece seguito alla fine della Guerra Fredda, permise un enorme ampliamento della sfera d’influenza americana verso l’Europa Orientale, aprendo nuove opportunità alla politica estera degli Stati Uniti e gettando le basi dell’attuale ordine mondiale.
Chi scrive non fa mistero di considerare Reagan il suo Presidente preferito in assoluto e ringrazia Elezioni USA 2024 per avergli dato la possibilità di scrivere quest’analisi.