Trump si candida, ma la strada è tutta in salita
Nel numero di questa settimana parliamo della candidatura di Donald Trump alle presidenziali del 2024, della legge sui same-sex marriage e delle conseguenze derivate dalle midterm
Trump si candida, ma la strada è tutta in salita
Era una notizia attesa, per certi versi preannunciata dallo stesso ex presidente, ma adesso è anche ufficiale: Donald Trump sarà in campo alle elezioni del 2024 e correrà per un secondo mandato presidenziale. È stato proprio il tycoon ad annunciarlo, con un discorso tenuto nella sua residenza di Mar-a-Lago davanti a centinaia di sostenitori, in cui è tornato su molti degli slogan che da tempo accompagnano la sua carriera politica, attaccando Joe Biden per il modo in cui sta guidando gli Stati Uniti: "Sotto la nostra guida eravamo una nazione grande e gloriosa, cosa che non si sentiva da molto tempo. Ora siamo un paese in declino. Per milioni di americani, gli ultimi due anni sono stati un periodo di dolore, difficoltà e disperazione".
Biden, secondo Trump, ha la colpa di "aver messo in imbarazzo gli Stati Uniti con il disastroso ritiro dall'Afghanistan nell'agosto 2021 e di aver portato il mondo sull'orlo di una guerra nucleare contro la Russia". L'ex presidente è tornato poi a battere sul tema della sicurezza del voto, sostenendo la volontà di eliminare la possibilità di esprimere la propria preferenza via posta, parlando inoltre di sicurezza, lotta al crimine ed immigrazione illegale. Molti opinionisti, però, hanno sottolineato come il discorso sia apparso meno energico rispetto al passato (tanto che sia Fox che la CNN hanno tagliato la diretta prima della fine).
La strada verso la vittoria nelle primarie repubblicane, per l'ex presidente, è però tutta in salita: il clima politico è completamente diverso da quello del 2016, le ultime midterm sottolineano un desiderio di "ritorno alla normalità" nel dibattito politico dopo anni turbolenti, la presa di Trump sul partito è indubbiamente meno forte. Se sei anni fa, nonostante partisse da outsider, il tycoon riuscì a sorprendere tutti e spalancarsi la strada verso la Casa Bianca, ripetersi sarà sicuramente più difficile.
Non a caso, in un articolo pubblicato in settimana, il New York Times ha definito la sua candidatura, avvenuta con largo anticipo rispetto ai classici canoni, un elemento di debolezza piuttosto che di forza. Questo perché Trump è in difficoltà su diversi fronti, in primis quello giudiziario: dal momento che indagare un candidato alla presidenza è sicuramente una questione delicata, fra le sue speranze vi è quella di allentare la morsa da questo punto di vista.
Vi sono poi le difficoltà politiche, per certi versi più rilevanti: Donald Trump ha avuto bisogno di scendere in campo così in fretta per mettere in difficoltà molti dei suoi potenziali rivali, per costringerli a schierarsi esplicitamente contro di lui e guadagnare una piccola crescita nei sondaggi data dall'entusiasmo generato dalla discesa in campo.
Già, perché questi ultimi non sono sempre favorevoli per Trump: pur rimanendo estremamente popolare in una grossa fetta dell'elettorato del partito, infatti, la presa del tycoon sul GOP è indebolita. Dopo il deludente risultato delle midterm molti esponenti e commentatori politici sono andati infatti direttamente all'attacco verso l'ex presidente, definendolo il responsabile della sconfitta a causa del suo appoggio a candidati discutibili e delle teorie complottiste che hanno alienato la base (in molti swing state diversi sondaggi mostrano come alcuni Repubblicani abbiano scelto di appoggiare i candidati Democratici in funzione anti-trumpiana, come già avvenuto nel 2020).
In quest'ottica diverse sono state le prese di posizione rilevanti: pesante è stata quella di Mike Pompeo, uomo forte dell'amministratore Trump, che tramite il proprio profilo Twitter ha sfoderato un attacco durissimo nei confronti del tycoon, ancora una volta considerandolo il responsabile della sconfitta. Una presa di posizione condivisa da molti esponenti del partito, che hanno sottolineato la necessità di un cambio di leadership.
Diversi sono i possibili contendenti, ma uno su tutti appare il favorito, ovvero il governatore della Florida Ron DeSantis, incoronato come futuro leader del partito anche da Fox News e dal New York Stars, due media influentissimi nel mondo conservatore. Sebbene a livello di idee politiche DeSantis non sia lontanissimo da Trump, negli ultimi mesi ha cercato di distanziarsi su molti temi, come ad esempio quello relativo ai brogli elettorali. Non a caso il governatore ha rinunciato a partecipare agli ultimi comizi tenuti da Trump nel suo stato prima delle midterm, con quest'ultimo che ha anche iniziato ad attaccarlo direttamente: un segno di come la competizione fosse già iniziata ancor prima delle recenti elezioni.
I sondaggi, in questo senso, iniziano a sorridere a Ron DeSantis, apparso in crescita e in diverse rilevazioni dato già davanti rispetto a Trump. Da diverse settimane, inoltre, alcuni dei grandi finanziatori delle sue campagne elettorali passate sembrano orientarsi verso altri candidati. È ad esempio il caso di Stephen Schwarzman, CEO di Blackstone già vicino al tycoon, che ha affermato: "Gli Stati Uniti hanno bisogno di una nuova generazione di leader. Supporterò uno di questi alle prossime primarie repubblicane". Anche Mike Pence, il suo vicepresidente, in un'intervista al New York Times ha fatto capire che non lo appoggerebbe una seconda volta.
C'è poi un fattore di posizionamento politico: quando scese in campo nel 2016, Donald Trump era un corpo estraneo rispetto all'establishment Partito, molto più a destra rispetto a diverse posizioni canoniche, soprattutto sul tema immigrazione, e questo fece presa sugli elettori delusi. Questa differenza oggi si è attenuata, sia perché l'intero GOP è scivolato verso destra, sia perché governando anche lo stesso Trump ha assunto posizioni da classico conservatore su materie come fisco e diritti. Assumere il ruolo da outsider, in questa tornata, sarà molto più difficile.
Sicuramente, in conclusione, il tycoon conserva ancora una certa presa sulla base repubblicana, ma questa si sta pian piano affievolendo. Questo sentiment è stato espresso dal governatore del New Jersey Chris Christie (altro ex alleato del presidente), che parlando dopo le midterm ha definito espressamente Trump il responsabile del risultato elettorale, ma ha anche ammesso come in molti ambienti conservatori il suo consenso sia ancora forte. Al momento è difficile fare previsioni su cosa potrà accadere nel 2024, ma la strada è tutta in salita.
Accordo al Senato per codificare in legge i same-sex marriage
Negli Stati Uniti il matrimonio fra persone dello stesso sesso è regolato dalla Obergefell contro Hodges, la sentenza della Corte Suprema che li ha riconosciuti in tutta la nazione. Dopo aver rovesciato Roe vs. Wade, però, il giudice conservatore Clarence Thomas aveva segnalato la volontà di abolire anche i same-sex marriage, fattore che ha mobilitato la politica, attivatasi subito per la codificazione in legge.
Diversamente a quanto accade per l'aborto, il matrimonio fra persone dello stesso sesso riscuote abbastanza consenso bipartisan, ragion per cui è stato meno difficile trovare un'intesa fra i due partiti. Le discussioni sono iniziate mesi fa ed hanno portato al Respect for Marriage Act, il disegno di legge che in settimana ha superato un importante ostacolo procedurale al Senato.
La prima mozione per procedere alla discussione del disegno di legge è infatti passata con 62 voti favorevoli e 37 contrari, più dei 60 voti necessari per rompere il filibuster, e questo segnala l'alta probabilità che alla fine l’Upper House voti a favore di questa proposta di legge e la mandi alla Camera.
12 senatori Repubblicani del Senato hanno votato con i Democratici per approvare la legge. Si tratta di Susan Collins (R-Maine), Rob Portman (R-Ohio) e Thom Tillis (R-NC), che sono stati direttamente coinvolti nello sforzo di ottenere i voti del GOP a favore della legge e già si prevedeva che avrebbero votato a favore. Gli altri voti sono arrivati dai senatori Roy Blunt (R-Mo.), Richard Burr (R-N.C.), Shelley Moore Capito (R-W.Va.), Cynthia Lummis (R-Wyo.), Mitt Romney (R-Utah), Dan Sullivan (R-Alaska), Joni Ernst (R-Iowa), Todd Young (R-Ind.) e Lisa Murkowski (R-Alaska).
Se alla Camera un disegno simile è stato approvato diversi mesi fa con oltre 50 Repubblicani che hanno votato a favore, al Senato i progressi della legge sono stati rallentati perché alcuni esponenti del GOP avevano chiesto modifiche in modo da rendere chiaro il rispetto della libertà religiosa.
Se la legge, dopo questi emendamenti, dovesse passare al Senato, tornerà poi alla Camera per un'altra votazione e finirà sulla scrivania del Presidente Biden per la firma e trasformazione in legge.
Il Partito Repubblicano ottiene la maggioranza alla Camera
La scorsa settimana ci eravamo lasciati con una situazione incerta per quanto riguarda la Camera dei Rappresentanti, ancora in bilico e senza un chiaro vincitore. Negli ultimi giorni, però, la situazione si è delineata: il Partito Repubblicano ha ottenuto la maggioranza. Al momento resta da assegnare un solo seggio, il tredicesimo della California, con il Repubblicano Duarte avanti di pochissimo sul Democratico Gray.
A seconda di chi vincerà questa sfida i numeri finali in termini di seggi saranno 221-214 o 222-213 per il GOP.
Le altre notizie della settimana
Elon Musk ha scelto di revocare il ban all’ex presidente Donald Trump su Twitter, messo in atto dal social network dopo gli attacchi eversivi avvenuti al Congresso il 6 gennaio 2021. La decisione è avvenuta dopo un sondaggio sulla piattaforma, in cui il Sì ha vinto con il 52% dei voti. L’ex presidente ha recuperato da subito diversi milioni di followers, ma al momento non ha ancora scritto nessun tweet (e non è detto torni a farlo).
Il procuratore generale Merrick Garland ha nominato Jack Smith come Special Counsel chiamato ad occuparsi di due indagini penali che riguardano proprio Donald Trump. La prima riguarda il suo ruolo negli attacchi avvenuti al Campidoglio lo scorso 6 gennaio, mentre la seconda è relativa alla gestione di documenti governativi riservati, che il tycoon avrebbe portato via dalla Casa Bianca dopo la fine del suo mandato.
Uno special counsel è una figura che il Dipartimento di Giustizia sceglie generalmente per evitare conflitti d’interesse in indagini che si tengono in particolari circostanze. Trump è andato immediatamente all’attacco di questa scelta, definita una decisione politica.
La Speaker Nancy Pelosi, l'icona liberal di San Francisco che ha guidato i Democratici del Congresso per due decenni ed è diventata la prima donna a controllare la Camera dei Rappresentanti, ha dichiarato che si farà da parte quando entrerà in carica il Congresso eletto dalle ultime midterm, in cui i Repubblicani avranno la maggioranza.
La sfida per la sua successione come leader Democratica sembra delinearsi senza grossi scossoni e frazioni interne. A succederle dovrebbe essere infatti Hakeem Jeffries, mentre nei ruoli di numero due e numero tre del Partito siederanno con ogni probabilità Katherine Clark e Pete Aguilar.
In casa repubblicana, Mitch McConnell è stato rieletto leader del partito al Senato, nonostante un tentativo fatto contro di lui da Rick Scott (che ha ottenuto una decina di voti).
La Repubblicana Kari Lake, sconfitta nella corsa per la carica di Governatore dell'Arizona da Katie Hobbs e in passato al centro di polemiche per il mancato riconoscimento del successo democratico nelle elezioni 2020, si è rifiutata di concedere la vittoria alla sua sfidante, nonostante il risultato sia ormai chiaro.
Due senatori, Tom Carper (D-Del.) e Bill Cassidy (R-La.) stanno lavorando ad un disegno di legge volto ad aiutare le persone che fanno parte del Program of All-Inclusive Care for the Elderly, in modo tale da rendere meno costosi i farmaci per gli anziani che soffrono di malattie croniche.
La deputata Karen Bass (D-Calif.) ha vinto la corsa a sindaco di Los Angeles contro il costruttore miliardario Rick Caruso. La vittoria di Bass in questa sfida molto seguita tra due democratici ideologicamente opposti dimostra come gli elettori di Los Angeles abbiano preferito un membro dell'establishment ad un outsider politico per risolvere la crisi dei senzatetto in città.
Gran parte delle loro campagne sono state incentrate su criminalità, senzatetto e polizia. Bass, 69 anni, è la prima donna eletta sindaco di Los Angeles e sarà il secondo sindaco nero a ricoprire la carica. Con il 70% dei voti scrutinati Bass ha un vantaggio di quasi 47.000 voti.
L’ex vicepresidente americano Mike Pence, in un libro, ha raccontato la sua versione sull’assalto al Congresso avvenuto il 6 gennaio 2021, parlando delle discussioni con Trump avvenuto in quei giorni e della sua relazione attuale con il tycoon: le sue parole.