Come Elon Musk sta smantellando lo Stato federale
La grande purga federale: 105.000 dipendenti pubblici licenziati mentre il DOGE promette risparmi miliardi che al momento sono dubbi
I numeri dei tagli di Musk
L’impatto di Elon Musk sulla politica americana è stato dirompente: dopo aver sostenuto Donald Trump durante l’intera campagna elettorale, è stato nominato dal presidente a capo del DOGE (Department of Government Efficiency), un organismo incaricato di attuare un drastico ridimensionamento della spesa pubblica. Sui metodi a volte brutali e sulle possibili conseguenze si è discusso a lungo, anche sulla stampa italiana. È possibile tracciare già un bilancio di cosa è stato fatto fino ad ora e di quali potrebbero essere gli effetti dell'azione da parte del tycoon e del suo fedelissimo?
Anzitutto va chiarito come, a dispetto del nome, il DOGE non è un dipartimento ufficiale, poiché non è stato istituito dal Congresso, ma nasce da un ordine esecutivo di Trump. Funziona come organo consultivo, con almeno quattro membri assegnati a ciascuna agenzia governativa. Il team, composto in gran parte da giovani esperti di tecnologia, dovrà completare il proprio lavoro entro luglio 2026.
Inizialmente il progetto utopico di Musk era quello di tagliare circa 2.000 miliardi di spese, corrispondenti a poco meno di un terzo del deficit federale. Questo si è rivelato fin da subito pressoché impossibile, visto che gran parte dei fondi vanno ad attività difficili da toccare. Nel 2023, il governo degli Stati Uniti ha speso circa 880 miliardi di dollari (13% del totale) solo per gli interessi sul debito nazionale, una voce che non può essere ridotta senza rischiare il default.
La spesa per la Sicurezza Sociale, che include principalmente le pensioni per gli over 65, ha raggiunto 1.460 miliardi di dollari (22%). Altre uscite obbligatorie comprendono Medicare, il programma sanitario per gli anziani. La spesa discrezionale, che deve essere approvata annualmente dal Congresso, ha rappresentato il 25% del totale, con il 13% destinato alla difesa ($874 miliardi), seguita da trasporti ($137 miliardi, 2%) e istruzione, formazione e servizi sociali ($305 miliardi, 5%).
Viste le difficoltà nel tagliare, dove ha agito il DOGE? Valutare i numeri dei licenziamenti portati avanti da Elon Musk non è sempre semplice, visto che non tutte le agenzie riportano dati aggiornati, ma diverse testate hanno comunque riportato delle stime. Stando alla CNN, sarebbero almeno 105.961 i lavoratori licenziati. L'impatto maggiore si è avuto per l’Office of Community Planning and Development, agenzia che opera all’interno del Department of Housing and Urban Development e che si occupa dei fondi per il supporto ai senzatetto. Quest'ultima, infatti, perderà all'incirca l’84% del proprio personale.
Fra i Dipartimenti veri e propri il più colpito è quello dell’Istruzione: Donald Trump non ha il potere di eliminarlo come avrebbe voluto (spetterebbe al Senato, ma non ci sono i numeri), ma ha attuato un profondo taglio dei fondi per trasferire le competenze ai singoli stati. I meno toccati sono invece quelli alla Difesa e al Lavoro, mentre fra le agenzie ad uscirne meglio è l’USCIS (U.S. Citizenship and Immigration Services) che ha perso meno di 50 dipendenti.
I primi tagli significativi sono stati effettuati ai lavoratori in prova: i dipendenti federali, infatti, devono affrontare tale periodo prima di essere assunti, e in diversi Dipartimenti questo può essere anche molto lungo. Alcuni numeri parlano di circa 200.000 dipendenti interessati, ma come abbiamo già detto non è semplice elaborare stime precise. Ad essere stati colpiti sono stati anche coloro che operavano negli ambiti DEI (Diversity, Equality e Inclusion), così come diversi procuratori che hanno seguito le cause relative alle inchieste dopo l'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.
A sollevare critiche sono stati anche i modi dei licenziamenti. Ha fatto il giro del mondo, del resto, la richiesta emanata a tutti i dipendenti federali, in cui si imponeva di elencare cinque risultati raggiunti nell'ultima settimana per evitare di perdere il lavoro. Il mantra portato avanti da Elon Musk, infatti, è soprattutto quello di ridurre gli sprechi e l'enorme inefficienza che, a suo dire, vi sarebbe negli uffici.
Quanto è stato risparmiato fino ad ora?
È possibile tracciare un bilancio di quanto, grazie ai tagli fin qui effettuati, si sia risparmiato? Per i motivi legati alle incertezze nei numeri già menzionate, anche qui non si possono dare numeri certi. Finora il DOGE ha dichiarato di aver recuperato 55 miliardi di dollari, di cui 7,2 miliardi derivanti dall'annullamento di 1.125 contratti. Tuttavia, un'analisi del Washington Post mostra come molti di questi ultimi fossero già completati, quindi il loro annullamento non ha permesso di spendere meno. In particolare, il taglio di 417 contratti ha prodotto risparmi pari a 0 dollari e da altri 51 si è recuperato meno di 1 milione di dollari.
Proprio per questo motivo, il sito del DOGE è intervenuto riducendo i risparmi dichiarati di quasi 9,3 miliardi di dollari. Un esempio è un contratto con l'Immigration and Customs Enforcement (ICE), inizialmente valutato 8 miliardi di dollari, ma successivamente corretto a 8 milioni. Inoltre, evidenzia ancora il giornale, sul sito è sostenuto un risparmio di 144 milioni di dollari annullando o rinegoziando 97 affitti. Tuttavia, molti di questi erano già in scadenza nei prossimi due anni, quindi i risparmi sono stati calcolati ipotizzando un'estensione non realisticamente prevista. Ad esempio, un affitto per uffici del Bureau of Labor Statistics era già in scadenza a maggio 2025, ma il DOGE lo ha incluso nei risparmi.
I possibili effetti dei tagli
Anche provare a tracciare le conseguenze dei tagli operati da Trump è una operazione complessa. In primis, infatti, non si può avere la sfera di cristallo e prevedere cosa accadrà in futuro: la riduzione della spesa pubblica avrà sicuramente un impatto positivo sui conti, ma non si può prevedere a quanto ammonterà il risparmio. Per di più l'incognita è legata ai possibili costi sociali e alla perdita di qualità dei servizi, soprattutto in settori delicati. Ragion per cui, più che parlare di effetti, può essere utile evidenziate alcune delle preoccupazioni che fino ad ora sono state segnalate.
Il New York Times, ad esempio, si è soffermato sulla chiusura di Radio Free Asia, un'organizzazione mediatica che contrasta la propaganda cinese, e l'Office of Net Assessment del Pentagono, un think tank strategico. Questi tagli, privi di una chiara valutazione costi-benefici, hanno creato un vuoto che la Cina sembra pronta a colmare, approfittando della riduzione delle capacità statunitensi nel campo della comunicazione, della cybersecurity e della proiezione di "soft power". Nonostante gli investimenti in progetti militari avanzati, come il nuovo caccia stealth F-47, gli esperti temono che questi tagli indeboliscano la capacità degli Stati Uniti di competere con il paese guidato da Di Jinping in ambiti non militari, favorendo l'ascesa di Pechino e minando la credibilità americana a livello globale.
Altri tagli hanno riguardato agenzie cruciali in ambiti delicati, come quello della difesa. Come riportato sempre dal New York Times, la National Nuclear Security Administration (NNSA), l'agenzia federale responsabile della gestione e modernizzazione dell'arsenale nucleare statunitense, sta affrontando una significativa riduzione del personale a causa di licenziamenti e incentivi all'uscita volontaria. Secondo documenti interni, oltre 130 dipendenti hanno accettato agevolazioni per lasciare l'agenzia, mentre circa 27 sono stati licenziati. Tra questi, figure esperte con autorizzazioni di sicurezza di alto livello, fondamentali per il controllo e la supervisione di attività sensibili.
Situazioni simili ci sono anche nel campo della ricerca. I licenziamenti nel Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) hanno colpito migliaia di dipendenti federali, tra cui scienziati, medici e professionisti della salute pubblica. Fra questi, rivela lo stesso giornale, figurano giovani ricercatori promettenti e partecipanti a programmi di formazione avanzata, come il Laboratory Leadership Service del CDC, che prepara la prossima generazione di scienziati di laboratorio. Sebbene il servizio di intelligence epidemiologica (EIS), noto come “cacciatori di malattie”, sia stato risparmiato, i tagli hanno sollevato preoccupazioni sulla capacità del Paese di affrontare future crisi sanitarie.
Gli interventi giudiziari contro Musk
Sebbene vi fossero state promesse di coinvolgere il Congresso nella scelta dei tagli, fin qui è evidente che le redini della manovra siano state soprattutto nel potere esecutivo e nello stesso Musk. L'unico vero limite, al momento, è rappresentato dagli stop ad alcune decisioni arrivate sul fronte giuridico: qualche giorno fa, ad esempio, il giudice Theodore Chuang ha sostenuto come il tentativo di smantellare l’USAID (ne abbiamo parlato qui), l'agenzia che gestiva gli aiuti internazionali all'estero, violasse la Costituzione, impedendo di operare ulteriormente in tal senso.
L'amministrazione Trump ha già annunciato la volontà di ricorrere in appello contro questa decisione, definendo il giudice in questione come una “persona che vuole rovinare la nazione”. Va sottolineato, in ogni caso, come diversi altri ricorsi operati precedentemente per fermare lo smantellamento dell’USAID non siano andati a buon fine. Qualche settimana fa, inoltre, il tentativo operato da alcuni Democratici per negare al DOGE l’accesso ai dati sensibili di alcune agenzie era stato respinto dalla giudice Tanya Chutkan.
La reazione degli americani
Come stanno reagendo gli americani ai numerosi tagli operati da Musk? Un sondaggio di Quinnipiac Poll, condotto alcune settimane fa, mostra che il 60% degli intervistati valuta negativamente l’operato del DOGE, mentre il 36% lo approva. Le opinioni variano nettamente in base all’appartenenza politica: la grande maggioranza dei Repubblicani sostiene questi interventi, mentre i Democratici sono quasi unanimemente contrari. Un'ulteriore rilevazione di NBC News offre uno spunto interessante: se da un lato la creazione dell’ente gode di un ampio consenso, dall’altro il modo in cui i tagli sono stati attuati finora suscita più critiche, con il 51% degli elettori contrari e il 39% favorevoli.
Allo stesso tempo, anche nella base Repubblicana è segnalato un certo malcontento, che si è manifestato soprattutto in alcune town-hall tenute dai deputati con gli elettori dei loro distretti. Come avevamo già raccontato un po' di tempo fa, in Georgia il deputato Rich McCormick ha trovato un pubblico ostile per via dei licenziamenti nel settore pubblico e dei tagli ai fondi federali, con cittadini che accusano l’amministrazione di gestire la questione in modo “radicale ed estremista”.
Allo stesso tempo la senatrice Repubblicana dell'Alaska, Lisa Murkowski, ha denunciato il clima di timore all'interno del GOP, dove molti colleghi evitano di sfidare Donald Trump o Elon Musk per paura di ritorsioni politiche. Nota per la sua indipendenza, Murkowski ha criticato il Dipartimento di Efficienza del Governo (DOGE) di Musk, accusandolo di creare incertezza tra i dipendenti federali.
Pur riconoscendo il rischio di affrontare una sfida alle primarie, ha ribadito il suo impegno a parlare apertamente. Ha anche lasciato aperta la possibilità di registrarsi come indipendente, pur rimanendo nel caucus repubblicano.
Le altre notizie della settimana
Donald Trump ha inviato una lettera alla Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, con un ultimatum di due mesi per avviare negoziati su un nuovo accordo nucleare. Se Teheran rifiutasse, aumenterebbero le probabilità di un’azione militare da parte di Stati Uniti o Israele.
Secondo l’AIEA, l’Iran dispone di uranio arricchito sufficiente per sei bombe atomiche, se portato al 90%. Tuttavia, il governo iraniano nega di perseguire armi nucleari. La lettera, consegnata tramite intermediari degli Emirati Arabi Uniti, aveva un tono duro: offriva un’opzione diplomatica, ma avvertiva di possibili ritorsioni se il programma nucleare iraniano non fosse interrotto. Khamenei ha respinto l’iniziativa come un "inganno", mentre la missione iraniana all’ONU ha lasciato aperta la possibilità di negoziati mirati.
Un giudice federale ha bloccato l’ordine esecutivo di Donald Trump che vietava alle persone transgender di servire nell’esercito, dichiarandolo incostituzionale. La giudice Ana Reyes ha concesso tre giorni all’Amministrazione per presentare ricorso, sottolineando che i militari transgender meritano rispetto per il loro servizio.
L’ordine di Trump sosteneva che l’identità transgender fosse incompatibile con la disciplina militare, portando il Pentagono a pianificare la loro dismissione. Tuttavia, i ricorrenti hanno contestato il provvedimento come discriminatorio, violando il Quinto Emendamento.
Donald Trump ha chiesto l’impeachment del giudice federale James Boasberg, che ha temporaneamente bloccato il suo ordine di espulsione per i migranti venezuelani. In un post su Truth Social, Trump ha definito Boasberg un “piantagrane” e ha suggerito che anche altri giudici dovrebbero essere rimossi per sentenze sfavorevoli.
Questa richiesta, la prima del suo secondo mandato, rappresenta un’escalation nei confronti del potere giudiziario, sostenuta anche da Elon Musk e da parte della base elettorale MAGA. Tuttavia, un impeachment ha poche possibilità di successo, poiché il Congresso riserva questa misura a casi di corruzione o cattiva condotta.